Cosa può cambiare con DeepSeek?

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La diffusione dei software di intelligenza artificiale della startup cinese DeepSeek ha creato scompiglio in tutto il settore della tecnologia. All’inizio della settimana le aziende statunitensi che si occupano di intelligenza artificiale sono crollate in borsa, provocando le perdite peggiori degli ultimi anni. Analisti, esperti e politici hanno sostenuto che questo potrebbe essere un momento di svolta per l’intelligenza artificiale, anche se altri consigliano di avere maggiore cautela.

Le ragioni per cui – come ha scritto l’esperto americano di tecnologia Ben Thompson – «tutti stanno andando fuori di testa» sono principalmente tre. DeepSeek sembra aver dimostrato che la Cina ha raggiunto gli Stati Uniti nella tecnologia dell’intelligenza artificiale (AI); ha messo in dubbio la convinzione radicata che, come ha scritto il Wall Street, «i vincitori nel campo dell’intelligenza artificiale sarebbero state le grandi società tecnologiche americane»; e ha smentito l’idea che per avere le migliori AI sia necessario spendere enormi quantità di denaro in microchip e datacenter.

Lo sconcerto attorno alle AI presentate da DeepSeek deriva in parte dalla sicumera che il settore tecnologico americano aveva per i propri avanzamenti nell’intelligenza artificiale. Soltanto la settimana scorsa, durante il World Economic Forum di Davos, la responsabile degli investimenti di Alphabet, Ruth Porat, diceva: «I nostri modelli sono avanti di oltre un anno» su quelli cinesi. Un paio di giorni dopo tutti i principali imprenditori tecnologici americani si meravigliavano di quanto fossero avanzate e innovative le AI di DeepSeek, mentre l’app dell’azienda cinese diventava la prima negli store per smartphone in tutto il mondo.

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– Leggi anche: Una nuova intelligenza artificiale cinese sta creando un gran trambusto

DeepSeek ha presentato nelle scorse settimane due modelli di AI: V3 e R1. V3 è paragonabile ai sistemi che attualmente stanno dietro alle versioni commerciali di ChatGPT, Gemini e altri software di intelligenza artificiale già diffusi. R1, secondo l’azienda, può rivaleggiare con o1, il sistema più avanzato in assoluto sul mercato, creato da OpenAI, la stessa azienda di ChatGPT. La novità è che DeepSeek sostiene di aver raggiunto questi risultati spendendo molto meno delle aziende americane (5,6 milioni di dollari contro 100 milioni di dollari per una versione recente di ChatGPT) e usando meno microchip (2.000 contro una stima di 16 mila). La storia finora perlopiù sconosciuta di DeepSeek è stata molto analizzata e raccontata negli ultimi giorni, così come è stato messo alla prova il software, che effettivamente regge il confronto con i rivali americani.

Inoltre le AI di DeepSeek possono essere usate gratuitamente, al contrario per esempio di ChatGPT, che ha una versione gratuita piuttosto limitata: per usare le versioni più avanzate di ChatGPT bisogna pagare un abbonamento che va dai 20 ai 200 dollari al mese.

Da giorni i programmatori americani di AI stanno scandagliando i software di DeepSeek per capire principalmente due cose: se davvero le AI cinesi sono così economiche ed efficienti come l’azienda sostiene; e se l’addestramento di DeepSeek è stato fatto usando come base i sistemi di AI americani, e quindi aiutandosi un pochino. Serviranno ancora giorni per avere risposte sicure, ma quasi tutti gli esperti sono abbastanza concordi nel dire che, anche se DeepSeek avesse fornito dati e risultati largamente esagerati, le sue innovazioni sarebbero comunque rilevanti.

«Anche se sviluppare R1 costasse dieci volte di più di quello che sostiene DeepSeek, anche se si includono gli altri costi che l’azienda potrebbe avere escluso, come i salari dei programmatori e i costi della ricerca di base, sarebbe ancora di ordini di grandezza inferiore a quello che pagano le società di AI americane per sviluppare i loro modelli più potenti», ha scritto Kevin Roose del New York Times.

Inoltre DeepSeek ha reso pubblica buona parte della documentazione scientifica che sta dietro ai propri modelli, e gli esperti che l’hanno consultata sostengono che le innovazioni siano reali, soprattutto per quanto riguarda l’efficienza. I sistemi di DeepSeek riescono a fare quello che fanno gli altri ma con meno potenza di calcolo, e questo ha fatto crollare il titolo in borsa di Nvidia, che ha il 90 per cento circa del mercato dei microchip necessari per sviluppare e far funzionare le AI.

– Leggi anche: Come se la cava DeepSeek rispetto alle altre AI

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Quello che non è chiaro è quanto queste innovazioni saranno in grado di rivoluzionare il mercato dell’intelligenza artificiale, e quanto invece saranno riassorbite rapidamente dal sistema.

Si è parlato per esempio della possibilità che DeepSeek provocherà lo scoppio di una bolla nel settore dell’AI. In effetti dalla fine del 2022, da quando fu presentato per la prima volta ChatGPT e tutto il mondo capì l’importanza dell’AI, il settore è cresciuto a livelli eccezionali, che hanno fatto pensare a un eccesso di speculazione. Il titolo in borsa di Nvidia, per esempio, è aumentato del 700 per cento, e l’azienda è passata da avere un ruolo non di primo piano nel settore tecnologico a essere una delle più ricche e influenti al mondo. Ora che DeepSeek potrebbe aver messo in dubbio molti degli assunti su cui si basava la crescita di Nvidia e di altre aziende del settore, questa eventuale sopravvalutazione del settore potrebbe finire, con un contestuale crollo nel valore delle aziende che finora avevano goduto dell’entusiasmo degli investitori. È tuttavia ancora presto per dirlo.

– Leggi anche: Il crollo in borsa delle aziende di tecnologia a causa di DeepSeek

È probabile che, se davvero DeepSeek è riuscito a trovare un modo per rendere i sistemi di AI avanzati più efficienti ed economici, le aziende che hanno investito pesantemente nel settore in un primo momento si troveranno in difficoltà. Ma di solito, quando si parla di tecnologie di questo tipo, ai processi di efficientamento seguono processi di “commodificazione”: significa che, man mano che l’AI diventerà più economica ed efficiente, diventerà anche sempre più diffusa e utilizzata, e questo porterà a un aumento della domanda di software, infrastrutture e microchip. Satya Nadella, l’amministratore delegato di Microsoft, ha scritto su X: «Con l’AI che diventa più efficiente e accessibile, vedremo il suo utilizzo impennarsi, e finirà per diventare una commodity di cui non avremo mai abbastanza».

Potremmo anche assistere a processi di democratizzazione della tecnologia: finora tutto il mercato aveva nutrito la convinzione che «più grande è, meglio è», e che soltanto le aziende capaci di spendere decine o centinaia di miliardi di dollari potessero essere competitive con l’intelligenza artificiale. Ma se davvero DeepSeek è riuscita a creare una AI competitiva per pochi milioni (ma mettiamo anche poche decine o poche centinaia di milioni) e con potenza di calcolo ridotta, allora si aprono nuove prospettive per moltissime aziende piccole e medie.

L’altra grande questione riguarda la competizione tra Stati Uniti e Cina in un settore ritenuto strategico come quello dell’intelligenza artificiale. Anzitutto, bisogna evitare di immaginare “Stati Uniti” e “Cina” come monoliti. Come ha raccontato Jordan Schneider, autore assieme ad altri della newsletter China Talk, «prima del dicembre 2024 DeepSeek non era quasi mai citata nella comunità cinese dell’intelligenza artificiale». E soltanto dopo che i suoi software hanno iniziato a creare enorme interesse «i media e i ricercatori di AI cinesi hanno cominciato a farsi le stesse domande dei loro colleghi americani: chi è DeepSeek?».

Fino a quel momento le aziende tecnologiche cinesi, anche le più grandi, avevano prodotto modelli di intelligenza artificiale che erano effettivamente indietro rispetto alle controparti americane. L’AI di Alibaba si chiama Qwen e quella di Baidu, un famoso motore di ricerca, si chiama Ernie Bot. Entrambe sono molto utilizzate perché sono state integrate nei servizi delle aziende, ma erano ritenute più rudimentali dei software prodotti da Google, OpenAI e gli altri. Che una AI capace di rivaleggiare con quelle americane sia arrivata non dalle grandi aziende con bilanci miliardari ma da una startup semisconosciuta è stato sorprendente anche per la Cina.

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Negli Stati Uniti invece la preoccupazione per i probabili successi di DeepSeek è stata non soltanto economica e tecnologica, ma anche politica. Il presidente Donald Trump ha detto che questo è «una sveglia per le nostre industrie, che devono rimanere concentrate sulla competizione e sulla vittoria». Marc Andreessen, uno dei più importanti investitori americani e consigliere di Donald Trump, ha scritto sui social media che «DeepSeek R1 è il momento Sputnik dell’intelligenza artificiale». Il “momento Sputnik” è un riferimento al lancio nello spazio del primo satellite da parte dell’Unione Sovietica, che mostrò agli Stati Uniti quanto la tecnologia sovietica fosse avanzata, e diede inizio al periodo di intensa competizione noto come “corsa allo spazio”.

Anche in questo caso: è probabilmente presto per dire che comincerà una “corsa all’AI” tra Stati Uniti e Cina. Una questione di cui si sta parlando molto, nel frattempo, è quella delle restrizioni che gli Stati Uniti avevano imposto sui chip avanzati per l’intelligenza artificiale. Nel 2022 l’amministrazione di Joe Biden aveva vietato la vendita ad aziende cinesi dei più sofisticati chip per l’AI, con l’intento esplicito di ostacolare lo sviluppo della tecnologia in Cina. DeepSeek sostiene di essere riuscito a sviluppare le sue AI con chip meno sofisticati, gli H800 di Nvidia, la cui vendita è stata vietata successivamente e che era ancora possibile acquistare legalmente alla fine del 2023. Secondo questa versione, l’azienda ha fatto tesoro delle sue limitazioni tecniche, ed è riuscita a ottenere risultati competitivi anche con chip inferiori.

Molti analisti però sostengono che DeepSeek e altre aziende cinesi abbiano acquisito in maniera illegale, tramite il contrabbando, anche migliaia di chip avanzati, come i modelli A100 e H100. In ogni caso, man mano che diventerà più difficile in Cina ottenere chip avanzati per l’AI, e che quelli comprati prima delle restrizioni diventeranno obsoleti, potrebbe diventare difficile mantenere lo stesso livello di innovazione. Come ha detto lo stesso Liang Wenfeng, il fondatore di DeepSeek, «il problema è il divieto di vendita di chip avanzati» alla Cina.



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