Salva-Milano, oggi Sala in audizione al Senato

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Non un “salvacondotto”, ma un “parere”. È quanto chiederà oggi il sindaco di Milano, Beppe Sala, alla  commissione Ambiente del Senato. Il sindaco sarà infatti audito sulla norma (da lui sollecitata) del Salva-Milano, ovvero il colpo di spugna sui supposti abusi commessi nell’edilizia milanese degli ultimi 15 anni. Quella dei box che si sono magicamente ristrutturati in torri da 80 metri, grazie a semplice Scia, assicurando risparmi milionari ai costruttori (e depauperando le casse pubbliche).

Il Salva-Milano insabbiato al Senato

La norma, già approvata dalla Camera, giace semi-insabbiata al Senato, a causa delle molte resistenze sorte nel Partito Democratico, che alla Camera aveva invece votato compatto per il condono, insieme a tutta la destra, Azione e Italia Viva.

Un impasse che lo stesso Sala da settimane cerca di superare, inviando emissari (a partire dal suo capo di gabinetto) a fare opera di persuasione con i senatori più riottosi e arrivando persino a minacciare le dimissioni. Per ora è stato tutto inutile.

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Inoltre, anche Fratelli d’Italia, starebbe pensando di ritirare il suo appoggio al provvedimento, volendo lasciare la patata bollente al Pd (“è un Salva-Sala, non un Salva-Milano”, aveva commentato il presidente Ignazio La Russa), il quale si ritroverebbe a votare il primo condono edilizio della sua storia e a dover spiegare ai suoi elettori perché il partito prende le parti dei costruttori. Il tutto in un clima già pre-elettorale (un capolavoro di masochismo politico del Pd lombardo).

Sala: “Stiamo chiedendo un parere al Parlamento”

“Dirò che noi stiamo chiedendo un parere al Parlamento, non stiamo chiedendo un salvacondotto” ha dichiarato ieri Sala a margine della sua visita alle pietre d’inciampo dedicate alla famiglia Levi in via Donatello. “Stiamo chiedendo un parere che è importante per il passato e per il presente”, ha continuato il sindaco, “mentre quello che garantiamo per il futuro è che non siamo sordi ai richiami che ci sono stati fatti in questo periodo, tanto è vero che abbiamo avviato i lavori per un nuovo Pgt che non potrà non tenere conto di tutto ciò che sta succedendo”.

Tradotto, per il Sindaco a Milano si sempre è agito all’interno delle norme, anche se Procura, Gip, Tribunale del Riesame, Tar e Cassazione hanno sostenuto in tutti i loro plurimi giudizi sugli oltre 120 cantieri finiti sotto il faro dei pm, che è stata violata sistematicamente la legge urbanistica.

Se passa la legge, rischio bancarotta per molti comuni italiani

Inoltre, qualora dovesse passare, la legge non solo cancellerebbe le inchieste, ma praticamente azzererebbe gli oneri urbanistici. Il che darebbe il via a migliaia di richieste di rimborso da parte di tutti quei costruttori che nel resto d’Italia la legge l’avevano rispettata, versando il dovuto. Richieste economiche che rischierebbero di far collassare le finanze di molti comuni italiani.

“Da 13 anni agiamo così”

Ma a Sala ciò sembra non interessare. Il suo intervento, ha detto “non conterrà grandi elementi di novità” e spiegherà “quello che abbiamo fatto e perché abbiamo fatto così per tanti anni, direi tredici anni che ci stiamo muovendo in questo modo”. “Vorremmo avere contezza dei tempi, cosa che come vedete non si può avere, ormai sono mesi che siamo in ballo”. Infine il sindaco ha detto che gli “rincresce emotivamente vedere che due persone che lavoravano con me, anche 15 anni fa, ormai in pensione, sono rinviate in giudizio e sono dirigenti del Comune che hanno la colpa di aver applicato le regole”.

I primi rinvii a giudizio per la Torre Milano

Il riferimento è all’inchiesta sulla Torre Milano, che la settimana scorsa ha visto finire a processo imprenditori e tecnici, ma anche funzionari e dirigenti o ex dirigenti del Comune, con le accuse di abuso edilizio e lottizzazione abusiva. Tra loro, anche l’ex responsabile della Direzione Urbanistica, Franco Zinna, e l’ex dirigente di Palazzo Marino, Giovanni Oggioni, già direttore dello Sportello unico Edilizia ed ex componente della commissione per il paesaggio.

Il conflitto d’interesse dell’ex dirigente del Comune di Milano, citato da Sala

Quest’ultimo, secondo un’informativa della Guardia di Finanza, nominato da Sala in commissione paesaggio, “non ha segnalato l’esistenza di un proprio conflitto di interessi, legato al rapporto di dipendenza lavorativa e/o professionale intercorrente tra la figlia” e una delle società “le cui pratiche sono state analizzate dalla Commissione nel corso del suo mandato”.

Sette membri della Commissione paesaggio in conflitto di interesse: decidevano sui progetti di società con le quali erano in affari

E come per Oggioni, la Gdf ha rilevato numerosissimi conflitti di interesse per almeno sette membri della Commissione paesaggio, organo in teoria consultivo, che col tempo si è trasformato nel consesso dove si decideva quali progetti dovessero passare e quali no. In sfregio a ogni norma. Perché, per almeno 13 anni a Milano si è fatto così…

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