La decisione del Riesame: dopo due anni di indagini da parte della procura guidata da Raffaele Cantone, il fascicolo trasloca da Perugia nella Capitale. Il caso era nato dopo la denuncia del ministro Guido Crosetto che cercava le fonti delle notizie pubblicate da questo giornale
Il tribunale del Riesame di Perugia ha deciso sul caso dei presunti accessi abusivi alla banca dati della Dna e ai sistemi informatici in uso alle forze dell’ordine. Un’inchiesta in cui i principali indagati sono il finanziere Pasquale Striano e l’ex pm antimafia Antonio Laudati. Respinta per entrambi la richiesta degli arresti (ai domiciliari) invocata dalla procura di Raffaele Cantone. Competenti saranno invece, conferma il Riesame, i giudici di Roma. Decisione, quest’ultima, contro cui la procura umbra potrebbe far ricorso in Cassazione. Nel frattempo il fascicolo verrà assegnato ai magistrati romani che valuteranno gli atti di indagine compiuti.
Dopo due anni di indagini da parte della procura guidata da Raffaele Cantone, il fascicolo, avviato a seguito di una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto, trasloca da Perugia nella Capitale, con relativa assegnazione al magistrato competente.
«Il tribunale, in motivazione, ha escluso la sussistenza delle esigenze cautelari relative al pericolo di inquinamento probatorio, rigettando le argomentazioni espresse nell’appello del pubblico ministero – hanno dichiarato gli avvocati di Laudati, Andrea e Maria Elena Castaldo – In particolare, ha ritenuto inesistente il requisito dell’urgenza».
L’INCHIESTA
Più in particolare al tenente della Gdf e all’ex giudice antimafia si contesta l’accesso abusivo alle banche dati contenenti anche le segnalazioni di operazioni sospette. Accuse mosse nell’ambito dell’inchiesta partita proprio dalla denuncia di Crosetto, che ha chiesto alla procura di Roma di individuare le fonti delle notizie pubblicate da Domani. La denuncia, infatti, è stata presentata dopo che questo giornale aveva pubblicato una notizia sui conflitti di interessi del ministro per via dei compensi milionari ricevuti da Leonardo e altre aziende del settore delle armi fino a pochi giorni prima dell’insediamento nel governo Meloni.
Alle inchieste è seguita la reazione del numero uno del dicastero di via Venti Settembre: con un esposto ha chiesto di indagare per cercare le fonti dei giornalisti. Ed è così che nel registro degli indagati sono stati iscritti anche i tre giornalisti di questo giornale. Accusati di concorso in accesso abusivo e rivelazione di segreto e “colpevoli”, insomma, di aver pubblicato fatti veri e di interesse pubblico.
Il tribunale del Riesame, inoltre, motiva in modo dettagliato il rigetto dell’appello. Per quanto riguarda Laudati, non ci sarebbe bisogno di “soddisfare talune delle esigenze” cautelari per “l’intervenuto pensionamento”, ma anche perché gli “addebiti ascritti concernono condotte risalenti nel tempo “. In più i giudici sottolineano “l’assenza di condotte (anche) astrattamente inquinanti successive a quelle stigmatizzate nella richiesta cautelare di maggio 2024”. Analogamente per Striano, il riesame è chiaro. La decisione di rigettare la richiesta della procura di Perugia in relazione ai domiciliari si fonda, non solo sul fatto che gli addebiti riguardino presunte condotte “risalenti nel tempo a cui non sono seguite attività inquinanti”, ma anche su altro. E cioè sul fatto che lo stesso Striano “non è più in servizio attivo, in quanto in congedo per malattia sin dal 6 marzo 2024”. Inoltre “in data 21 ottobre 2024 – si legge nel provvedimento dei giudici – è stato riconosciuto temporaneamente non idoneo al servizio con contestuale invito a visita collegiale presso il dipartimento di medicina legale di Roma”. Il riesame, come detto, si è pronunciato anche sulla competenza territoriale, riconosciuta in capo alla procura capitolina. A questo proposito i giudici citano la recente sentenza della Cassazione, la numero 3866 del 2024. Una scelta, motiva il riesame citando i giudici di legittimità, che risponde all’esigenza di “evitare che il rapporto di colleganza e normale frequentazione nascente dal comune espletamento delle funzioni nello stesso plesso territoriale possa inquinare, anche solo nelle apparenze, l’imparzialità del giudizio”
LO SCONTRO
Circa un mese fa intanto la procura di Perugia aveva depositato al Riesame diversi documenti di Giovanni Russo, direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria da gennaio 2023. Secondo i pm da quelle carte emergerebbe che nel 2020 i vertici della procura nazionale antimafia, all’epoca guidata da Federico Cafiero de Raho e presso cui lo stesso Russo ricopriva l’incarico di aggiunto, sarebbero stati informati di «anomalie» nelle attività del finanziere Pasquale Striano.
Ma la relazione redatta da Russo alla quale nessuno avrebbe dato seguito non risulterebbe né firmata né ufficializzata. Un atto che, nonostante ciò, è stato depositato, insieme al citato verbale sulle sommarie informazioni rese da Russo lo scorso 6 novembre e alle lettere in cui l’ex procuratore della Dna parlerebbe di «differenze di poteri» del gruppo di Striano e, ancora, di come il tenente della Gdf si sarebbe mosso più liberamente rispetto all’organizzazione che lui presidiava.
Un vero e proprio scontro tra magistrati, insomma, con Cafiero de Raho che ribadisce di «non aver mai ricevuto segnalazioni di Giovanni Russo riguardanti Striano».
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