Mediobanca alza le barricate e rigetta Ops Mps: “distrugge valore”, “rilevanti intrecci azionari”

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Come da attese Mediobanca alza le barricate, bocciando l’Ops confezionata da Mps e annunciata al mercato a sorpresa venerdì scorso. Il consiglio di amministrazione guidato da Alberto Nagel ha rigettato l’offerta pubblica di scambio “non concordata” lanciata dalla banca senese, bollata senza giri di parole come “fortemente distruttiva di valore”. Queste le prime indicazioni contenute nel comunicato stampa di Piazzetta Cuccia

Si premette che l’Offerta non è stata concordata ed è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca“, si legge nella nota nella quale si aggiunge: “Fermo restando che Mediobanca si esprimerà sull’offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge, sulla base dell’analisi del Ccomunicato il Consiglio di Amministrazione di Mediobanca ritiene l’offerta priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.

Comunicato che è stato approvato dal board con l’astensione dei consiglieri Sandro Panizza e Sabrina Pucci (rappresentanti nel cda di Delfin).

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Mediobanca respinge l’Ops di Mps: ecco perchè, punto per punto

Nel lungo comunicato diffuso poco prima delle 14 Mediobanca smonta l’operazione di Mps che, a suo dire, “manca di razionale industriale, finanziario”. Da Piazzetta Cuccia segnalano inoltre che l’operazione è “caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone”.

Secondo Mediobanca, “l’operazione manca di razionale industriale” comportando “un forte indebolimento del modello di business di Mediobanca focalizzato sui segmenti di attività specializzate e redditizie quali il Wealth Management e l’Investment Banking”. Inoltre, l’operazione provocherebbe “una immediata perdita della clientela bancaria e finanziaria (FIG) e di parte di quella large corporate che migrerebbe verso boutique specializzate o banche estere; analogamente, perdite di ricavi e clienti interesserebbero il Wealth Management e l’Investment Banking, posti a base del piano di sviluppo del gruppo, anche per l’incertezza che graverebbe sulla capacità della eventuale entità combinata di trattenere i principali clienti”. “La perdita di clientela sarà ragionevolmente accompagnata dalla perdita delle migliori risorse umane del Gruppo; assenza di apprezzabili sinergie di costo non avendo i due Gruppi sovrapposizioni di reti distributive”.

Mediobanca si è espressa anche su un altro fronte, quello finanziario, indicando anche in questo caso il fatto che “l’operazione manca di un razionale finanziario in quanto comporta: “un forte pregiudizio al profilo reddituale di Mediobanca”, “una diluizione dei multipli valutativi di Mediobanca” e infine “il calo del titolo MPS dopo l’annuncio ne testimonia la fragilità’ del corso di borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione”.

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“Rilevanti intrecci azionari”

Mediobanca punta il dito anche un altro importante fattore: la rete di intrecci azionari che ricompone e indica nella nota.

“L’operazione è caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone“. In particolare, la holding della famiglia Del Vecchio e quella dell’imprenditore romano sono presenti:

  • in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il 7% (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024);
  • in MPS, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di MPS);
  • in Ass. Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%.

“La presenza degli stessi azionisti in MPS, Mediobanca e Ass. Generali nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”, precisa Mediobanca nel comunicato che si chiude con questa precisazione: “Mediobanca rimane focalizzata nell’esecuzione del Piano “One Brand – One Culture””.

Mercato ancora dubbioso: arriva il downgrade di Deutsche Bank  su Mps

Intanto, come emerso negli ultimi giorni, i dubbi degli analisti sull’operazione restano. E sono arrivati anche i primi downgrade ai danni di Mps da parte di Deutsche Bank che ha bocciato l’azione della banca senese a hold dal precedente buy. Rivisto al ribasso anche il target price che è sceso a 7,5 euro “per riflettere l’incertezza in aumento che circonda l’acquisizione”. “Riteniamo che una strategia stand-alone offrirebbe un percorso più convincente per la creazione di valore per Mps, così come stanno ad oggi le cose”, segnalano gli analisti della banca tedesca

“L’acquisizione di Mediobanca dovrebbe consentire a Mps di diversificare in una certa misura il profilo di utili, poiché otterrebbe l’accesso alla redditizia divisione di investment banking, al business del credito al consumo e alla quota del 13% che detiene in Generali – indicano da Deustche Bank -. Detto questo, crediamo che altri fattori qualitativi possano superare i benefici quantitativi nel breve termine”. “L’offerta – sostengono – rappresenta un cambiamento significativo nella strategia d’investimento di Mps. Con un’inversione di tendenza strategica che introduce incertezza e potrebbe avere un impatto negativo sulla valutazione di Mps. Inoltre, il potenziale di interruzione all’interno delle divisioni CIB e WM di Mediobanca rappresenta un rischio per il raggiungimento di sinergie”.



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