Molti dei miliardari più ricchi del mondo hanno visto i loro patrimoni ridursi pesantemente lunedì, quando la startup cinese di intelligenza artificiale generativa DeepSeek ha messo in crisi il mercato azionario statunitense, colpendo soprattutto il leader americano dell’IA, Nvidia.
I fatti chiave
- Le azioni di Nvidia sono crollate del 17% e la società ha perso la cifra record di 589 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. La fortuna personale del suo amministratore delegato e principale azionista, Jensen Huang, era diminuita di 20,7 miliardi alla chiusura del mercato.
- Il calo del patrimonio di Huang, da 124,4 a 103,7 miliardi, lo ha fatto scivolare dal decimo al 17esimo posto nella classifica in tempo reale dei miliardari di Forbes. A superarlo sono stati il magnate spagnolo dell’abbigliamento Amancio Ortega, gli eredi di Walmart Rob, Jim e Alice Walton, il cofondatore di Microsoft Bill Gates, l’amministratore delegato di Dell, Michael Dell, e l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg.
- Non è andata meglio al presidente di Oracle, Larry Ellison, che ha perso 27,6 miliardi di dollari a causa del crollo del 14% del titolo della sua società. Ellison è sceso dal terzo al quinto posto nella graduatoria dei più ricchi della Terra, scavalcato dall’ad di Meta, Mark Zuckerberg, e dal miliardario del lusso Bernard Arnault.
- Nvidia e Oracle sono state tra le tante grandi aziende tecnologiche che hanno perso lunedì, quando le notizie sul modello di DeepSeek, sviluppato per una cifra molto più bassa di quella investita su concorrenti americani come ChatGPT di OpenAI, hanno fatto sorgere dubbi sul fatto che le aziende continueranno a spendere cifre enormi per le tecnologie necessarie ad alimentare e addestrare l’IA generative.
Chi sono i dieci miliardari che hanno perso di più
- Larry Ellison – presidente di Oracle (27,6 miliardi di dollari)
- Jensen Huang – ad di Nvidia (20,8 miliardi di dollari)
- Michael Dell – ad di Dell (12,4 miliardi di dollari)
- Larry Page – cofondatore di Google (6,3 miliardi di dollari)
- Sergey Brin – cofondatore di Google (5,4 miliardi di dollari)
- Andreas von Bechtolsheim – investitore di Google (5,4 miliardi di dollari)
- Elon Musk – ad di Tesla (5,3 miliardi di dollari)
- Thomas Peterffy – presidente di Interactive Brokers (4,1 miliardi di dollari)
- Henry Samueli – presidente di Broadcom (3,7 miliardi di dollari)
- Henry Nicholas III – cofondatore di Broadcom (2,8 miliardi di dollari)
L’eccezione
Lunedì è stato un giorno terribile per gran parte dei titoli tecnologici americani, ma con un’importante eccezione: Apple, le cui azioni hanno guadagnato più del 3%. L’andamento in controtendenza del titolo è probabilmente il risultato di spese meno ingenti sull’IA rispetto alle altre big tech. Le azioni di classe B di Berkshire Hathaway, il conglomerato di Warren Buffett, sono salite del 2,5%, grazie al buon andamento del suo principale investimento per valore di mercato (il 2% di Apple). Buffett è stato così il miliardario americano che si è arricchito di più lunedì 27 gennaio, con un guadagno di 2,3 miliardi di dollari. L’amministratore delegato miliardario di Apple, Tim Cook, ha visto il suo patrimonio aumentare di 23 milioni. Mentre quello di Laurene Powell Jobs, filantropa e vedova del cofondatore di Apple Steve Jobs, è cresciuto di 289 milioni.
Il contesto
La Borsa americana ha sofferto molto lunedì. L’S&P 500 ha perso l’1,5%, mentre il Nasdaq, l’indice tecnologico, il 3,1%. La gran parte delle perdite sono venute dal tracollo di Nvidia e di altre big tech. Il modello di IA generativa di DeepSeek, che sfida ChatGPT di OpenAI e Gemini di Google, è stato addestrato con unità di elaborazione grafica di Nvidia costate appena 5,6 milioni di dollari, secondo DeepSeek. Una cifra che analisti come Stacy Rasgon di Bernstein sostengono sia pesantemente sottostimata, ma che lascia pensare che si possa sviluppare l’IA anche usando mezzi molto più economici rispetto alle costose tecnologie vendute da Nvidia. Al di là del caso specifico di Nvidia, il caso DeepSeek ha anche sollevato dubbi sulle elevate valutazioni delle più grandi aziende americane, in gran parte dovute alla centralità degli Usa nella rivoluzione dell’IA, che ora trova in DeepSeek un importante concorrente cinese.
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