La pista ciclabile della Val Seriana alternativa per le auto in caso di emergenza? L’ipotesi è emersa nei giorni scorsi, in seguito al dibattito scaturito dalle lunghe code causate dal camion ribaltato una settimana fa a Casnigo. Ma A.Ri.Bi. (Associazione per il rilancio della bicicletta) esprime la sua ferma contrarietà all’ipotesi di conversione, nel tratto Ponte Nossa-Colzate. «Tale soluzione, oltre a rappresentare una contraddizione rispetto agli obiettivi di sostenibilità e mobilità dolce perseguiti negli ultimi anni, viola i principi di tutela delle infrastrutture ciclopedonali e compromette gli investimenti già effettuati per la realizzazione e manutenzione di tali infrastrutture», sottolinea l’associazione in un comunicato.
A.Ri.Bi. espone diverse argomentazioni tecniche. Per quanto riguarda la tutela delle infrastrutture dedicate, «la pista ciclopedonale della Valle Seriana è stata progettata e realizzata per favorire la mobilità sostenibile e promuovere l’utilizzo della bicicletta e della mobilità attiva, in linea con i principi definiti nel Piano Generale della Mobilità Ciclistica (Legge 2/2018, art. 3). La sua conversione temporanea o permanente in una viabilità per automobili andrebbe contro il dettato normativo che prevede il potenziamento e la protezione delle infrastrutture ciclabili».
L’associazione analizza anche l’impatto sulla sicurezza stradale: «L’utilizzo di una pista ciclopedonale come strada temporanea per veicoli a motore comprometterebbe la sicurezza degli utenti vulnerabili, quali ciclisti e pedoni. La normativa europea (Direttiva 2008/96/CE e recepita in Italia dal D.Lgs. 35/2011) richiede una valutazione rigorosa degli impatti sulla sicurezza stradale in caso di modifiche funzionali a infrastrutture esistenti».
Non manca un accenno a precedenti investimenti pubblici. «La pista ciclopedonale della Valle Seriana rappresenta il risultato di ingenti investimenti pubblici per la promozione di una rete ciclabile di qualità, conforme agli standard indicati nel Piano Nazionale della Mobilità Sostenibile e nel PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) delle amministrazioni locali. Convertire questa infrastruttura equivarrebbe a vanificare tali investimenti, compromettendo l’accessibilità per ciclisti e pedoni e riducendo i benefici economici e ambientali derivanti dal suo utilizzo».
Infine, A.Ri.Bi. analizza la coerenza con gli obiettivi ambientali. «La strategia di sviluppo sostenibile europea e nazionale (Agenda 2030 e PNIEC – Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) pone l’accento sulla riduzione delle emissioni di CO2 attraverso il rafforzamento della mobilità dolce e sostenibile. Deviare il traffico automobilistico su una pista ciclopedonale è in aperta contraddizione con questi obiettivi».
L’associazione espone, inoltre, alcune poposte alternative per migliorare la viabilità sulla Statale 671 della Val Seriana. «Realizzazione di una variante Ponte Nossa-Selva: La variante, già proposta come soluzione a lungo termine, consentirebbe di risolvere le criticità viabilistiche senza compromettere infrastrutture esistenti. Ottimizzazione della gestione semaforica: interventi sui semafori della Martinella e di Colzate per modulare il traffico e migliorare i flussi veicolari, senza impattare sulle piste ciclopedonali. Potenziamento dei sistemi di monitoraggio e segnalazione: attraverso tecnologie di gestione del traffico, come sistemi ITS (Intelligent Transport Systems), per prevenire congestioni e migliorare la sicurezza».
«A.Ri.Bi. – è la conclusione – si oppone con determinazione a qualsiasi proposta di utilizzo automobilistico delle piste ciclopedonali, riaffermando l’importanza della loro funzione primaria: promuovere la mobilità sostenibile e garantire spazi sicuri per ciclisti e pedoni.
L’Associazione invita le istituzioni a perseguire soluzioni che rispettino gli investimenti effettuati e che siano coerenti con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sicurezza stradale, evitando scelte che possano compromettere il patrimonio ciclopedonale e la qualità della vita dei cittadini. La ciclopedonalità è un patrimonio da preservare, non una risorsa da sacrificare».
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