Inaugurata a Palazzo Malagola di Ravenna a metà dello scorso mese di dicembre, la mostra Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, rappresenta l’ideale prosecuzione di una prima tappa espositiva allestita nel 2023, completando un percorso di indagine e valorizzazione dei materiali dell’Archivio Demetrio Stratos acquisito dal Comune di Ravenna alla fine del 2022 direttamente dalla vedova Stratos Daniela Ronconi Demetriou, grazie al cofinanziamento della Regione Emilia-Romagna e che proprio in Malagola ha trovato la sede ideale per la sua cura e la sua fruizione.
La mostra – che abbiamo visitato a metà gennaio e che sarà accessibile fino al 16 febbraio grazie ad una proroga straordinaria decisa per l’interesse suscitato – propone un denso percorso curato dall’artista e co-fondatrice delle Teatro delle Albe Ermanna Montanari e dal docente e studioso Enrico Pitozzi, entrambi ideatori e direttori artistici del Centro internazionale di ricerca vocale e sonora Malagola. Tra le stanze di questo polo di studio sulla voce – che raccoglie attività che si articolano in una scuola di vocalità, un centro di archivi sonori, audiovisivi e d’arte, oltre a eventi di disseminazione (incontri, performance e concerti) e partnership editoriali per la realizzazione di materiali multimediali – la voce stessa di Demetrio Stratos diventa plurale, rimandando – appunto – a tutte le voci intonate, sollecitate, ricostruite, studiate e reinventate da un artista nel corso della sua ricerca interrotta prematuramente in un letto del Memorial Hospital di New York nel giugno 1979.
La mostra Fino ai limiti dell’impossibile – che ha come curatori associati Marco Sciotto e Dario Taraborrelli – rappresenta quindi una nuova preziosa tappa nel percorso di conservazione e valorizzazione di un patrimonio documentale di rilevante valore riguardante una delle figure più importanti nel campo delle arti performative del Novecento, che ha fatto della ricerca sulla vocalità il tratto distintivo del proprio percorso artistico. Se il “primo movimento” rappresentato dall’esposizione Amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo presentava un nucleo di materiali riguardanti Stratos e il suo rapporto con altri artisti – a partire da John Cage – lo spirito di questo “secondo movimento” sposta l’attenzione sull’apertura della ricerca vocale di dell’artista alla dimensione extraeuropea, alle musiche dal mondo e alla loro relazione con la diplofonia e con il canto armonico che qui trova uno spazio dedicato all’ascolto immersivo.
Riferimenti, questi, che stimolano incroci e rimandi come quello con le parole di Janete El Haouli, che nel suo testo dedicato a Demetrio Stratos (Auditorium Edizioni, 1999 – 2003) ricorda come a partire dal suo «interesse e dalla realizzazione di studi sul pensiero delle culture extra-europee e indio-brasiliane, sul pensiero infantile, e in considerazione anche della produzione vocale di artisti come Meredith Monk, Theophil Mayer, Cathy Berberian, Carles Santos e altri, venni a contatto nel 1989 all’Università di San Paolo, con il testo Diplofonie ed altro di Demetrio Stratos, pubblicato su un numero monografico della “Revue d’Esthetique” dedicato a John Cage». Una reminiscenza che si lega a doppio filo con il percorso proposto da questa esposizione, che annovera appunto – oltre alla fondamentale presenza di John Cage – rimandi alle personalità di artisti differenti, spaziando tra gli altri dalla ricerca sulla vocalità della cantante e compositrice statunitense di origini armene Cathy Berberian ai testi del drammaturgo, attore, saggista e regista francese Antonin Artaud.
«Intorno ai limiti del linguaggio prende dunque corpo il secondo movimento dell’esposizione dei materiali. Ed è qui che assumono il loro pieno valore due modi che non solo Stratos pratica, ma che esprime pedagogicamente nella loro piena consapevolezza tecnico-anatomica: il controllo del respiro e la ripetizione, che risuonano sia in Antonin Artaud che nella ricerca da autodidatta sul canto difonico» affermano i curatori Enrico Pitozzi ed Ermanna Montanari. «Il controllo del respiro è tecnica ascetica, piena consapevolezza che la voce non inizia ma affiora, s’inscrive in un movimento che già da sempre è presente e si dispiega silente, in attesa che un soffio la esprima, la prema fuori, la lasci affiorare in tutto il suo incanto. Lo sa bene Artaud, nella sua radicale urgenza di rifondare il teatro a partire dalla riscoperta di una parola prima della parola, tensione poetica consegnataci nell’opera Pour en finir avec le jugement de Dieu (1947) che Stratos registrò nel 1978. Così come lo sanno bene i cantori mongoli, e più in generale le tradizioni sonore dell’area del mediterraneo, che Stratos frequenta assiduamente».
Alla documentazione appartenente all’archivio – tra cui materiali audiovisivi di performance, lezioni e concerti, appunti preparatori legati alla sua produzione artistica, stampe di fotografi che ne hanno immortalato il lavoro nel corso degli anni, strumenti musicali, oggetti, cimeli, capi d’abbigliamento, libri, dischi in vinile, manifesti relativi tanto al suo lavoro da solista quanto a quello con I Ribelli e con gli Area, copie di tesi di laurea, studi e saggi dedicati alla sua ricerca, la rassegna stampa raccolta nel corso dei decenni, alcuni dei quali sono stati messi in mostra nel 2023 – si aggiungono per questo “secondo movimento” documenti inediti sulle performance di Stratos, tra le quali ricordiamo Le milleuna, lavoro realizzato in collaborazione con Nanni Balestrini e la coreografa Valeria Magli. E ancora materiali riguardanti la partecipazione dell’artista allo happening del 1978 Il treno di John Cage, oltre al suo contributo come autore delle musiche per il Satyricon diretto da Gabriele Salvatores nella stagione ’78-79 del Teatro dell’Elfo, qui significativamente documentato da un prezioso percorso di ascolto realizzato attraverso un attento riversamento digitale della bobina originale. Oltre al focus sulle musiche extra-europee, un altro nucleo tematico attorno al quale è organizzata la mostra è quello sul “gesto” – il gesto vocale, i gesti che mettono in campo il corpo e la voce – e al profilo anche intellettuale di «una figura artistica prismatica e insofferente alle definizioni, lontano tanto dalla “scena ufficiale” del rock o del pop quanto da quella “d’autore” di quegli anni». Significativa, in questo senso, la lettera scritta in risposta alla recensione del disco Crac! degli Area (Cramps Records, 1975) pubblicata sulla rivista «Gong» a firma di Riccardo Bertoncelli, una missiva scritta di proprio pugno dallo stesso Stratos non solo come risposta alla suddetta recensione ma come «didascalia, sul piano tecnico-musicale, concettuale, politico, per recuperarti, anche solo per un attimo, dalla tua narcolessia musicale».
Un percorso denso di contenuti e di rimandi, insomma, articolato in sette ambienti differenti a partire dalla una sala dedicata a manifesti che attraversano la storia degli Area e di Stratos solista, passando a una sala cinema con materiali audiovisivi di lunga durata, una sala dedicata a materiali cartacei e fotografici con frammenti di materiali audiovisivi da fruire in un monitor “d’annata”. Completano il percorso espositivo tre sale dedicate all’ascolto di cui una per ascolto immersivo, una con proposta di ascolti in cuffia associati a materiali esposti all’interno della sala e una sala con una selezione di ascolti che il pubblico potrà scegliere da un menù touch e che propongono canti e musiche di popoli dal mondo presenti nella collezione di dischi di Stratos, oltre alle già ricordate musiche realizzate per il Satyricon, con in chiusura, una nicchia contenente una serie di oggetti, cimeli e materiali appartenuti all’artista.
Una mostra preziosa, dunque, che ancora di più restituisce la stratificazione, la complessità e la multiformità di una personalità artistica come quella di Demetrio Stratos, impreziosita dalla versione aggiornata del catalogo pubblicato da Sigaretten Edizioni Grafiche dal titolo Noi non crediamo nello stile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979, comprendente sia il Primo – Amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo – che il Secondo movimento, Fino ai limiti dell’impossibile.
Come già ricordato, la mostra Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, la cui chiusura era inizialmente prevista per venerdì 31 gennaio, rimarrà allestita fino al 16 febbraio ma sarà visitabile regolarmente fino a domenica 2 febbraio e poi in altri due week end di apertura straordinaria: dal 7 al 9 febbraio e dal 14 al 16 febbraio (dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18).
Per informazioni è possibile consultare i siti www.ravennateatro.com e www.teatrodellealbe.com.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link