L’esplosione di gioia di Conte al gol di Lukaku, quello della vittoria sulla Juventus di cui Antonio è stato un simbolo prima da capitano e poi da allenatore, è l’immagine che resterà scolpita nei ricordi dei tifosi del Napoli. È stato, quello di sabato sera, il momento in cui si è ulteriormente rafforzata la connessione tra il condottiero e la città.
Conte ha voluto fin dai primi giorni conoscerla e penetrarvi, trovando la massima accoglienza. In lui era stato subito visto l’uomo del riscatto.
Ben ripagata la fiducia, con questo primo posto – a sedici giornate dalla fine del campionato – che fa del sogno scudetto un progetto molto concreto. E questo anche grazie all’adesione di Napoli al Piano Conte, la cui metodologia di lavoro ha consentito alla squadra di ripartire bene dopo una stagione mediocre ed è stata apprezzata dalla tifoseria. Se torniamo all’estate 2023, quella post-scudetto, è utile ricordare l’imbarazzo dei napoletani di fronte alla scelta di Garcia come sostituto di Spalletti, l’uomo del terzo tricolore, ancor prima di un mercato che si sarebbe rivelato disastroso. Molti si chiesero come e perché si fosse arrivati al francese. Nel caso di Conte nessuno ha mai avanzato dubbi e si è creato un asse che ha consentito alla squadra di poter contare, fin dalla prima partita interna contro il Bologna, sulla partecipazione popolare. In undici gare interne vi sono stati sei sold out. Era quello che voleva il tecnico, oltre alla piena disponibilità di De Laurentiis ad accompagnarlo in questo progetto con investimenti cospicui sul mercato estivo. E si studia adesso un’operazione nell’ultima settimana della sessione invernale per completare l’organico, senza alterare equilibri finanziari e tecnici, ma con la consapevolezza che sarebbe utile mettere qualche altra freccia all’arco di Conte.
A Napoli è finito il tempo dei capipopolo e dei Masaniello. La città è all’avanguardia, un’autentica capitale d’Europa. E, relativamente alla squadra di calcio, si è confrontata su un progetto manageriale, ben sviluppato da De Laurentiis, Manna (calcisticamente un cervello di ritorno: ragazzo del Cilento, era cresciuto al Nord e alla Juve) e Conte. Lo ha valutato e lo ha apprezzato. In fondo, serviva una scintilla per riaccendere questa platea delusa dal decimo posto. Si è ripetuta – con altro genere di innesti e di investimenti – la situazione dell’estate 2022, quando qui soffiava un forte vento di contestazione per i numerosi addii alle maglie azzurre. Spalletti fece di quel Napoli un blocco granitico e stravinse. Conte è in vantaggio da settimane sulle altre candidate al titolo, tuttavia ciò che si vide nel 2022-2023 non è ripetibile dal punto di vista dei distacchi. Ma si è ricreato quel clima di entusiasmo, nello spogliatoio e in città, che fa bene al cuore e dà energia alla squadra, bravissima ad eseguire gli ordini del suo capo. Nella prima fase del campionato – da agosto a dicembre – vi erano state più vittorie a “corto muso”, invece nelle quattro partite del 2025 il predominio è stato netto, con dieci reti in quattro gare. È il segnale di un netto e decisivo miglioramento.
Il Napoli e Conte hanno dato una nuova lezione al calcio italiano, con un progetto da ritenere di valore, a prescindere dall’esito del campionato. De Laurentiis ha potuto affrontare la prima stagione fuori dall’Europa dopo 14 consecutive partecipazioni perché la sua gestione finanziaria è stata attenta, con 11 bilanci in attivo in 20 anni. In panchina ha portato il migliore e il migliore, dall’alto della sua competenza, sta esattamente facendo ciò che aveva garantito al presidente e alla tifoseria con un gruppo di calciatori che si sentono tutti valorizzati. È vero, al netto degli infortuni (al momento ancora fuori Buongiorno e Olivera, due perni della difesa), Conte ha sempre schierato la formazione base. Ma le seconde linee, in questa fase, stanno assumendo un ruolo prezioso, battendosi come autentici leoni anche in mezza partita. Antonio ha potuto notare in questi ragazzi una differenza rispetto a quel campione georgiano che in estate aveva promesso disponibilità all’allenatore e invece continuava a portare avanti i colloqui col Paris St. Germain, come rivelato da un suo agente. Uomini e calciatori di cui ci si può fidare.
Da un lato la lezione di finanza calcistica di De Laurentiis, dall’altro quella di tecnica di Conte, che vince senza Osimhen e Kvaratskhelia, le due stelle del terzo scudetto, e può con orgoglio affermare, come ha fatto dopo aver battuto la Juve, che il Napoli ha nuovamente una dimensione europea.
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