Si lanciano segnali, Vladimir Putin e Donald Trump, si fanno moine a vicenda, si danno appuntamenti al telefono o di persona, usano il condizionale per aspettare che sia l’altro a fare il primo passo, come due ragazzini che si piacciono ma esitano ad arrivare al dunque. Entrambi vogliono fiutare se c’è la possibilità di porre fine alla guerra su suolo europeo più catastrofica dai tempi della Seconda guerra mondiale a condizioni vantaggiose. Ed entrambi sanno che sarà difficilissimo: Washington non può svendere Kiev, Mosca non può accettare di avere mandato a morire centinaia di migliaia di russi per niente. In mezzo l’Ucraina, che teme di essere scavalcata e abbandonata.
«Fermiamo questa guerra ridicola»
L’Ucraina «è pronta a un accordo di pace», ma se si concretizzerà «dipende dalla Russia», ha detto Trump collegandosi a Davos. Nessuno ha avuto niente da eccepire alle sue parole, come se magicamente la prospettiva di un accordo non fosse più un tabù o peggio un sintomo di “putinismo”, ma l’unica cosa ragionevole da fare.
Per due anni e mezzo auspicare una soluzione negoziale della guerra equivaleva a una bestemmia, ora invece nessuno obietta se allo slogan «con Kiev per tutto il tempo necessario» viene sostituito: «Fermiamo questa guerra ridicola».
Perfino Volodymyr Zelensky, che fino a poco tempo fa parlava ancora di «vittoria» sul campo e argomentava su come i missili Atacms l’avrebbero aiutato a tenere a bada l’orso russo, ora ragiona su quanti peacekeepers serviranno per impedire che scoppi un nuovo conflitto una volta fermato quello attuale.
Il re è nudo
«Non si dovrebbero perdere altre vite», ha scritto Trump sul social Truth con estrema semplicità, provocando lo stesso effetto del bambino che nella nota fiaba di Andersen grida «Il re è nudo», mentre tutti fanno finta di vedere una realtà che non esiste.
Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022 sono già morti più di 12.300 civili, tra i quali almeno 650 bambini. Il conflitto sta diventando sempre più violento, nota l’Onu, se è vero che da settembre a novembre dell’anno scorso le vittime civili sono cresciute del 30 per cento rispetto all’anno precedente.
250 mila morti tra Russia e Ucraina
Le cifre più drammatiche, ovviamente, riguardano i soldati. Nonostante Mosca e Kiev considerino i dati sui caduti come un segreto di stato, una recente indagine del New York Times basata sul lavoro di due siti, Lostarmour.info e UALosses.org, ha offerto la stima più accurata sul reale numero di vite perdute in quasi tre anni di guerra.
Secondo entrambi i siti, sarebbero già morti più di 100 mila soldati ucraini e 150 mila russi. Zelensky ha dichiarato alla fine dell’anno scorso che 43 mila soldati ucraini sono stati uccisi. Ma per il corrispondente di guerra ucraino, Yurii Butusov, la stima è al ribasso. Butusov, che ha una canale Youtube con 1,2 milioni di iscritti, sostiene che secondo fonti interne all’esercito l’Ucraina ha perso 105 mila soldati. Di questi, 70 mila sono stati uccisi e 35 mila sono dispersi. Ma, ha aggiunto, anche questo dato è probabilmente molto più basso di quello reale.
Il ministero degli Affari interni ucraino ha infatti registrato 59 mila soldati come “dispersi”. La maggior parte di loro, riporta il Nyt dopo aver parlato con analisti militari occidentali, è sicuramente deceduta. Infine, a questi dati vanno aggiunti quelli dei soldati che sono sopravvissuti alla guerra, ma hanno subito ferite tali da non potere più combattere.
Le minacce di Trump
Nonostante i circa 300 mila morti, la guerra va avanti. La Russia preme con 400 mila soldati sulle fragili linee difensive ucraine, protette da 250 mila uomini. Degli 11 mila nordcoreani inseriti tra le linee russe, 4.000 sarebbero già stati uccisi, ben il 40 per cento.
Davanti a queste cifre, è difficile dare torto a Trump quando dice che la carneficina va fermata e che, siccome «amo il popolo russo», «sto per fare un grande favore alla Russia, la cui economia sta fallendo, e al presidente Putin».
Se il Cremlino non accetterà di interrompere il conflitto, ha aggiunto il presidente americano, «le cose non faranno che peggiorare. Se non raggiungiamo un “accordo”, e presto, non ho altra scelta che imporre tasse, dazi e sanzioni su tutto ciò che la Russia vende agli Stati Uniti e a diversi altri paesi».
In un’intervista a Fox News, Trump ha criticato Putin per avere invaso l’Ucraina, poi ha attaccato Zelensky: «Anche lui non avrebbe dovuto permettere che ciò accadesse. Non è un angelo».
Le carezze di Putin
Per Putin quelle di Trump sono parole al miele. E il presidente russo le ha subito ricambiate: «Molto probabilmente sarebbe meglio che ci incontrassimo per parlare con calma di tutte quelle aree che sono di interesse sia per gli Stati Uniti che per la Russia», ha dichiarato durante una visita all’Università Statale di Mosca Mgu. «Con il presidente attuale degli Usa ho sempre avuto rapporti pragmatici e di fiducia. Non posso non concordare che se fosse stato presidente, se nel 2020 non gli avessero rubato le elezioni, forse allora non si sarebbe arrivati alla crisi scoppiata in Ucraina nel 2022».
Nonostante le carezze reciproche, raggiungere un accordo sarà durissima. Putin non ha mai accettato di dialogare se non per ottenere diplomaticamente ciò che non ha ancora conquistato militarmente. Oltre all’intero Donbass, Mosca vuole la garanzia che l’Ucraina non entrerà mai a far parte della Nato. Condizioni difficili da accettare per Kiev, che vuole garanzie ferree prima di prendere in considerazione concessioni al nemico.
Il tycoon dovrà dimostrare doti diplomatiche eccezionali, dosare minacce credibili e offerte allettanti per convincere Mosca e Kiev a scendere a patti.
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L’Ue resta a guardare
Trump aveva detto che gli sarebbero bastate 24 ore per porre fine alla guerra in Ucraina. Era una dichiarazione elettorale, ovviamente. Il 7 gennaio ha aggiustato il tiro, parlando di sei mesi. Mentre Keith Kellogg, inviato speciale per l’Ucraina, ha detto che serviranno almeno 100 giorni per pensare a un piano concreto per raggiungere una tregua.
Nel frattempo l’Unione Europea, che durante l’amministrazione Biden ha sostenuto l’Ucraina a spada tratta, ora resta a guardare, adeguandosi al nuovo corso, rassegnata ad accettare qualsiasi soluzione. Come se il futuro del continente non la riguardasse.
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