Frosinone, Violenze in casa. Casi da codice rosso in aumento

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«Il circondario del tribunale di Frosinone è solo marginalmente interessato da infiltrazioni della criminalità organizzata». Solo sporadici i «processi per fatti riconducibili a soggetti ritenuti appartenere alla mafia od alla camorra». È quanto emerso, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte d’appello di Roma, dalla “relazione sull’amministrazione della giustizia” del presidente Giuseppe Meliadò. Sul fronte della giustizia penale (per l’anno giudiziario 2023/2024), il grosso dei procedimenti riguarda i reati da codice rosso, maltrattamenti in famiglia e atti persecutori, droga e reati contro il patrimonio. Tornando ai procedimenti per associazione a delinquere, il presidente Meliadò osserva che «nell’ultimo anno presso l’ufficio del gip\gup sono stati iscritti procedimenti per associazioni per delinquere di vario genere, alcuni dei quali pervenuti alla fase dibattimentale. Si tratta di procedimenti per fatti connessi al traffico di stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione ed a reati predatori». Tuttavia, «negli ultimi anni si è assistito al tentativo, ad opera di soggetti vicini a famiglie di etnia rom oramai stanziali a Roma, Ostia e Latina, di imporre ad alcuni esercizi commerciali il pagamento di una sorta di “protezione”; tentativo, a quanto consta, non riuscito anche per la pronta celebrazione a carico di costoro di processi esitati in condanne (risulta attualmente pendete presso il tribunale di Perugia un procedimento penale per minacce rivolte nel corso dell’ultima udienza al presidente del collegio giudicante ed al pubblico ministero)».

Se sono «del tutto residuali» i procedimenti in materia di immigrazione, sono in diminuzione i processi per i reati contro la pubblica amministrazione, «spesso di difficile gestione». Solo cinque i nuovi. Altrettanto in calo i casi di violazione delle norme sugli stupefacenti con poco meno di 40 iscrizioni. Il grosso è, però, rappresentato da arresti in flagranza. A dimostrazione che «il fenomeno, oltre che diffuso ed allarmante, genera un rilevante carico di lavoro per la sezione penale. In incremento rimangono, anche per la maggiore attenzione al fenomeno generata dall’approvazione della legge nota come “codice rosso”, i reati contro la persona ed in particolare contro le donne». Sono 65 i procedimenti iscritti al dibattimento per atti persecutori e maltrattamenti in famiglia, «che costituiscono le fattispecie tipiche in tema di violenza di genere e che risultano in aumento rispetto all’anno precedente».

Scendono i reati predatori: «sono pervenuti a dibattimento 228 procedimenti per furti e rapine a fronte di 416 nell’anno precedente». Ritenuti non significativi da un punto di vista statistico i reati economici (solo 10 le bancarotte). «Allarmante, ed in leggera crescita, il numero dei reati colposi» con nove iscrizioni di omicidi colposi. I numeri segnalano 887 nuovi procedimenti al monocratico (-42,2%), 60 al collegiale (-25%), 3.157 al gip-gup (-3,5%) e 5 in Corte d’assise (-28,6%, per la gran parte provenienti dal circondario di Velletri) con 1.930 definizioni al monocratico (-18,6%), 71 al collegiale (-11,3%), 3.055 dal gip-gup (-1%) e 6 in Corte d’assise (50%). E così, le pendenze si sono ridotte praticamente ovunque: -36,5% al monocratico (1.813 il totale), -7,7% al collegiale (142) e -14,3% in Corte d’assise. In crescita del 9,4% al gip-gup (1.088) così come, ma del 45,5%, gli appelli provenienti dal giudice di pace.

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Ci sono poi dei procedimenti che si chiudono per prescrizione, ma restano una quota residuale che, almeno a Frosinone, ammonta al 5,1% al monocratico, al 2,8% al collegiale e all’1% al gip-gup, dati in diminuzione rispetto al periodo precedente.
Altro aspetto che viene considerato nelle statistiche è quello della durata dei procedimenti: al collegiale il 19,7% viene definito entro sei mesi, il 9,9% entro l’anno, il 35,2% tra uno e due anni, stessa percentuale per quelli conclusi oltre i due anni. Davanti al gip-gup quasi tre su quattro si chiudono in sei mesi, il 19,1% tra sei mesi e un anno, il 7,5% tra uno e due anni e il 5,4% oltre i due anni. Infine, al monocratico quasi la metà dei processi (45,5%) è definita oltre i due anni, il 26,1% tra uno e due anni, il 15% entro l’anno e il 13,5% in sei mesi.



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