L’esplosione a sorpresa di DeepSeek, la start-up cinese che ha presentato un importante sistema di Ia generativa, ha prodotto numerosi interrogativi nel mondo tecnologico e finanziario statunitense circa la possibilità che Pechino possa rivaleggiare con Washington in un settore critico per lo sviluppo economico e la sicurezza nazionale. Che scenari può creare la scoperta di un attore cinese tanto competitivo nelle due sponde del Pacifico? Alessandro Aresu, studioso specializzato in scenari geopolitici legati all’industria tecnologica e consigliere scientifico di Limes, di recente autore del saggio Geopolitica dell’intelligenza artificiale, spiega a InsideOver perché la competitvità cinese viene da lontano e che scenari si possono aprire ora.
Partiamo dalla fine: da dove viene DeepSeek? Cosa ci racconta del modello di Pechino sull’Ia?
“DeepSeek è stato sviluppato da un laboratorio cinese di intelligenza artificiale con sede a Hangzhou, finanziato principalmente dal fondo cinese High-Flyer, co-fondato da Liang Wenfeng nel 2016, come progetto secondario per lo sviluppo di LLM open source, per far progredire la ricerca e la tecnologia dell’intelligenza artificiale. DeepSeek ha ottenuto un’efficienza sorprendente, riducendo i costi di addestramento e di uso di risorse di calcolo con tecniche innovative, rispetto ad altri modelli. Secondo le affermazioni del fondatore, DeepSeek è stato stimolato a essere più efficace con meno risorse anche dal peso dei controlli sulle esportazioni degli USA: da un lato, le attività finanziarie hanno consentito di avere le schede grafiche di NVIDIA, dall’altro lato nel data center di DeepSeek ne sono state utilizzate molte meno. Ovviamente, si può dibattere su quale sia la reale capacità hardware di DeepSeek: quella dichiarata o un’altra. Ma ciò che conta, in prodotti che puntano a costruire un marchio e una comunità, è la loro capacità di “bucare”, di dominare il dibattito sulla base di ciò che sanno fare per gli interessi degli utenti, e DeepSeek sta riuscendo a fare esattamente questo, in termini politici e in termini tecnici”.
Il 2024 è stato l’anno del boom degli investimenti in hardware per l’Ia, l’anno della corsa alla sicurezza nazionale e dell’export control. Come ha fatto la Cina a correre, nonostante tutto?
“Come ha affermato Aravind Srinivas, il nativo indiano fondatore di Perplexity che ha riconosciuto l’importanza di DeepSeek, “la necessità è la madre dell’invenzione” anche in questo campo.
Non dobbiamo dimenticare che la Cina è una potenza dell’hardware in generale, e dopo gli schiaffi degli Stati Uniti sta aumentando in modo significativo le sue capacità nell’industria dei semiconduttori, sia nelle memorie che con le attività degli ultimi anni di Huawei, che è una delle aziende di design più importanti al mondo e che si è ripresa senz’altro rispetto al momento più delicato a seguito delle sanzioni statunitensi. Inoltre, le aziende della Cina sono impegnate su molti fronti: i grandi data center della Malesia, da una parte, spesso in collaborazione con attori statunitensi come Oracle nel suo rapporto con ByteDance, e il lavoro sull’intelligenza artificiale da parte di imprese di molti settori, dalla robotica alla finanza, come appunto DeepSeek”.
E sul fronte del capitale umano com’è messa la Cina?
“In ultima analisi io credo che il punto più importante sia la quantità e la qualità del talento cinese. Il bacino di talenti di cui dispone la Cina, per queste imprese, è una delle grandi forze che muovono il mondo. Posso mostrare paper di NVIDIA o delle principali aziende degli Stati Uniti dove la maggior parte degli autori sono cinesi. Possiamo andare nelle conferenze sull’Intelligenza artificiale e, di nuovo, siamo soprattutto davanti a cinesi e, naturalmente, ad altri asiatici. C’è una forza dei numeri gigantesca e la scure demografica per la Cina arriverà tra molto tempo, non certo in questi anni in cui si fanno i giochi di molte filiere industriali. I numeri sono impressionanti, come messo in luce da vari osservatori, penso al fisico Steve Hsu. È per via di questo talento, della sua motivazione, della sua mobilitazione, che la Cina può continuare a sorprendere. Pertanto, o i talenti cinesi smettono di esistere oppure la Cina continuerà a sorprendere, probabilmente di più in contesti di intelligenza artificiale “spaziale” e per usi industriali, vista la capacità manifatturiera cinese”.
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Cosa può cambiare ora per i grandi attori americani?
“Il super-ciclo dell’Intelligenza artificiale e la struttura del suo ecosistema, con gli enormi investimenti delle Big Tech in data center, ha portato senz’altro a un enorme aumento delle valutazioni delle aziende dell’industria dei semiconduttori e delle filiere legate allo sviluppo dei data center. Nel “panico” scatenato da DeepSeek, queste valutazioni molto probabilmente diminuiranno, anche in modo molto consistente. Dobbiamo ricordare che, per esempio, un’azienda come Broadcom ora vale da sola più dell’intera Piazza Affari, per non parlare di NVIDIA. Nel contesto degli Stati Uniti, penso che si sfideranno due ali. Una sarà ancora più oltranzista nei confronti della Cina, e vedrà in restrizioni sempre più forti la vera arma che Washington ha ancora verso Pechino”.
Come stanno cambiando le regole del gioco nel legame tra tecnologia e sicurezza nazionale?
“Le ultime regole del 13 gennaio 2025, AI Diffusion, propongono a tutti gli effetti una divisione del mondo in tre: gli Stati Uniti e gli alleati che possono accedere alla capacità di calcolo; la sfera cinese, gli avversari su cui ci sono le massime restrizioni; e un mondo di mezzo che ha comunque restrizioni davvero molto pesanti, nel Sud-Est asiatico ma anche in qualche Paese europeo. Un’altra chiave di lettura punterà sulla relativa democratizzazione di queste tecnologie facendo leva sulla forza finanziaria e di adozione degli Stati Uniti e dando invece meno importanza ai controlli sulle esportazioni”.
Donald Trump si è appena insediato e si trova di fronte una Cina forte sull’Ia. Se, come hai di recente ricordato, Trump vede l’Ia “come una fabbrica“, la spinta alla competizione cinese può essere uno stimolo ai programmi interni?
“DeepSeek ha la classica struttura della “sorpresa” cinese, disegnata per fare il botto dopo l’annuncio di Stargate. Non a caso dopo l’esplosione del caso DeepSeek sono stati annunciati da Bank of China 130 miliardi di dollari di supporto. E senz’altro ci sono altre realtà che stanno nascendo o si sviluppano che conosciamo poco, proprio perché – come ricordo in “Geopolitica dell’intelligenza artificiale” – le antenne politiche ed economiche sul mercato cinese sono molto minori in questa fase del conflitto tra Washington e Pechino. Ora, siccome Trump ha fatto intendere di voler fare un “grande negoziato” con la Cina, un G2 per l’organizzazione di un mondo meno conflittuale, è ragionevole che la Cina si prepari a questo negoziato mostrando tutte le sue carte, esagerando anche le proprie carte anche attraverso strumenti ibridi o lo sfruttamento di un’opinione pubblica che dopo DeepSeek riempie i social media di meme del mitico cinese di “Silicon Valley”, Jiang Yang.
In questo contesto, l’ambizione dei programmi statunitensi è determinata da vari fattori. Gli aspetti energetici, su cui Trump ha mostrato di voler intervenire con un approccio “tutta l’energia possibile”, per citare Leonardo Maugeri. Gli aspetti tecnologici, su cui la percezione di un ritardo rispetto alla Cina può generare sia una sorta di paralisi che una reazione secondo la logica del “momento Sputnik”, utilizzata per esempio da un sostenitore di Trump, influente nella nuova amministrazione, come Marc Andreessen. E poi gli aspetti finanziari, che debbono tenere la baracca!”.
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