Con la certificazione sotto accreditamento, fuori i mercanti dal tempio dell’Educazione

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Il mondo delle certificazioni, negli ultimi anni, è stato spesso minato da pratiche scorrette, con il proliferare di titoli e attestati privi di controlli adeguati. La scuola purtroppo è stata terreno di abusi, e l’inchiesta di Fanpage ha sollevato un velo su una realtà purtroppo temuta da molti e ben nota ad alcuni.

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Una risposta concreta e strutturata è rappresentata dal sistema di certificazione sotto accreditamento, uno dei meccanismi più affidabili per garantire la conformità di prodotti, servizi e sistemi di gestione alle norme tecniche riconosciute a livello nazionale e internazionale. Lo si utilizza in tutti i campi – dall’aerospazio all’agricoltura ai servizi – e in tutto il mondo. Opera nell’ambito delle norme UNI (Ente Italiano di Normazione), EN (norme europee) e ISO (International Organization for Standardization), fornendo uno strumento essenziale per il miglioramento della qualità e il rafforzamento della fiducia tra organizzazioni, utenti (o consumatori) e istituzioni.

Questo sistema è già entrato nella scuola italiana con il CCNL firmato proprio un anno fa, che ha previsto per essere inseriti nelle graduatorie di III fascia del personale ATA (esclusi i collaboratori scolastici) il possesso della certificazione internazionale di alfabetizzazione informatica rilasciata da un ente accreditato presso l’ente di accreditamento nazionale, che in Italia si chiama ACCREDIA. Tale certificazione internazionale (in gergo CIAD) è stata opportunamente prevista dal MIM anche nel recente bando per il concorso per funzionari e elevate qualificazioni con incarichi (DSGA). La strada è stata quindi già imboccata e va ora portata a sistema.

Una certificazione sotto accreditamento è rilasciata da organismi di certificazione (OdC) che sono accreditati da enti di accreditamento riconosciuti, come appunto Accredia in Italia, UKAS nel Regno Unito, DAkkS in Germania, etc.

Questi enti operano secondo la norma internazionale ISO/IEC 17011 e verificano che gli organismi di certificazione operino in modo imparziale, competente e trasparente.

Ma chi è Accredia? Accredia è un’associazione riconosciuta, senza scopo di lucro, che opera sotto la vigilanza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Accredia fa anche parte della rete European Co-Operation for Accreditation (EA) e International Accreditation forum (IAF) che gestiscono gli accordi di mutuo riconoscimento. E’ per questo che la certificazione sotto accreditamento è valida in tutto il mondo.

Anni fa fu la Legge 4/2013 (cosiddetta Legge Biagi, ispirata dal grande giuslavorista ucciso dalle Nuove Brigate rosse) a spingere gli Enti di certificazione a richiedere l’accreditamento ad Accredia per le norme di certificazione delle professioni che venivano pubblicate da UNI. Certificare sotto accreditamento significa garantire al “mercato”, al pubblico (nel caso della scuola a tutti gli stakeholders) che un Ente di Certificazione è stato verificato in termini di adeguatezza da un soggetto di controllo super partes, che è l’ente di accreditamento. Quindi se un Ente di certificazione vuole certificare le competenze digitali dei cittadini con il framework DIGCOMP 2.2 (appunto la cosiddetta CIAD) deve fare richiesta ad Accredia per accreditarsi, quindi subire un severo processo di controllo sia documentale sia in campo e soprattutto essere monitorato nel tempo con un campionamento annuale e puntuale delle pratiche e degli esami di certificazione. E se l’ente di certificazione truffa, perde l’accreditamento ed è fuori (quindi ci penserà bene).

I certificati emessi vengono poi inseriti in un registro pubblico sul sito di Accredia: chiunque può verificare lì la veridicità di un certificato e il livello di padronanza di una certa competenza.

Nel momento in cui il candidato ha un certificato con il logo Accredia questo certificato è univoco e personale e può essere utilizzato in Italia ma anche nel resto dell’Europa e del Mondo per il principio di mutuo riconoscimento e interoperabilità. Questo sistema è da quarant’anni anni il riferimento per tutto il mondo, è quindi collaudato ed è molto diverso dagli attuali certificati senza accreditamento (sotto una tavola sinottica con le principali differenze).

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La norma valida a livello mondiale che regola tali processi di accreditamento e certificazione è la ISO 17024. Questa norma definisce come devono comportarsi gli enti di certificazione per essere accreditati dall’Ente di Accreditamento Accredia e definisce come l’Ente di certificazione opera sul mercato nel mondo delle certificazioni delle persone e delle competenze.

Affinché questo sistema funzioni anche nel grande settore dell’istruzione occorrono alcuni requisiti fondamentali.

In primo luogo la certificazione deve riferirsi a dei Framework molto strutturati, ossia dei Quadri di riferimento che possano rappresentare un chiaro ancoraggio al quale legare la valutazione delle competenze (il principio fondamentale è la conformità ad uno standard preso a riferimento). Nel caso del DigComp, fiore all’occhiello dell’Unione Europea preso a riferimento nel mondo, esso garantisce una mappatura dell’alfabetizzazione digitale. Lo stesso può dirsi del framework DigCompEDU, che descrive le competenze digitali per educare. A brevissimo sarà possibile ottenere una certificazione internazionale sotto accreditamento anche per tali competenze: è un’ottima notizia sia per gli insegnanti (che potranno così avere la soddisfazione di vedere riconosciute le proprie competenze attraverso un certificato valido a livello internazionale), sia per le famiglie (che potranno sapere se nella scuola in cui iscrivere i figli i docenti sono dotati di questa certificazione attendibile e prestigiosa). Si apre insomma una prospettiva nuova, per non parlare degli studenti, che possono arricchire il proprio cv (lo strumento già esiste, l’e-portfolio) con una certificazione “parlante” per il datore di lavoro.

Una prospettiva che abbraccia quell’”Unione delle competenze” di cui parla Mario Draghi nel Rapporto sul futuro della competitività europea (qui una sintesi), che è anche l’alleanza tra l’istruzione formale e quella non formale. Ne abbiamo parlato in questo editoriale. “Insomma la scuola forma, valuta e certifica con i propri criteri – come già oggi avviene – le competenze acquisite attraverso attività curricolari ed extra-curricolari, ma registra anche le competenze acquisite al di fuori del sistema di istruzione attraverso attività extra-curricolari. E in questo può essere appunto supportata da chi è abilitato a certificare, che “restituisce” una fotografia attendibile dei livelli di competenza delle persone su singoli “framework”. Un’alleanza al servizio degli studenti e dei cittadini nella quale la scuola – che deve tornare ad essere la stella al centro del sistema solare del long life learning – mantiene la propria indiscutibile leadership educativa“. Questa è la visione, applicabile anche alla certificazione delle competenze del personale della scuola. 

L’altro requisito essenziale affinché questo sistema possa essere applicato nel grande settore dell’istruzione è che l’ente unico di accreditamento, Accredia, venga opportunamente dimensionato e attrezzato per fare controlli a tappeto.
Per poter poi finalmente affermare: “fuori i mercanti dal tempio dell’Educazione!”.

 

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Per approfondimenti:

Competenze digitali. Verso un certificato europeo unico
Competenze. Una sfida per l’Europa
Competenze, competenze, competenze: nasce Skills England. E in Italia?
Rapporto Draghi. Un sistema europeo di certificazione delle competenze per connettere scuola e lavoro
L’unione (delle competenze) fa la forza

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