Tornano libere quattro soldatesse israeliane ostaggio di Hamas

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Quattro soldatesse israeliane, rapite da Hamas durante gli attacchi del 7 ottobre 2023, sono state liberate dai miliziani che controllano la Striscia di Gaza a fronte del rilascio di 200 detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. Si è così concluso il secondo scambio di prigionieri previsto dall’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas.

Chi sono le soldatesse liberate

Le ventenni Karina Ariev, Daniella Gilboa e Naama Levy e la diciannovenne Liri Albag sono in buona salute e hanno potuto riabbracciare le loro famiglie dopo 477 giorni di prigionia. E mentre i cittadini dello Stato ebraico festeggiano nelle strade il ritorno a casa delle quattro giovani, il governo israeliano accusa Hamas di aver violato l’intesa, che prevedeva prima la liberazione di tutte le donne civili in ostaggio ancora in vita.

In particolare lo Stato ebraico lamenta la mancata consegna di Arbel Yehud, che era stata portata via dal kibbutz di Nahal Oz insieme al fidanzato Ariel Cunio (anch’egli ancora in ostaggio) e avrebbe dovuto far parte dello scambio odierno. A fronte della violazione, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno avvertito che non rispetteranno la clausola dell’accordo che prevedeva il ritiro dalla metà settentrionale del corridoio di Netzarim nel settimo giorno del cessate il fuoco. Ai palestinesi non sarà quindi consentito tornare nel Nord della Striscia di Gaza tramite la strada costiera finchè Yehud non sara’ restituita. Fonti di Hamas hanno assicurato che la donna è viva e in buona salute e verra’ liberata il prossimo primo febbraio, nell’ambito del terzo scambio di prigionieri. Elementi della Jihad Islamica, nelle cui mani è Yehud, hanno sostenuto che la donna aveva svolto un addestramento presso le forze spaziali israeliane ed era stata quindi ritenuta una militare.

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L’Idf, Hamas rispetti gli accordi

Daniel Hagari, portavoce dell’IDF, ha invitato Hamas a rispettare gli accordi e ha bollato come una “cinica cerimonia” l’allestimento mediatico messo in campo da Hamas per la liberazione delle soldatesse. Se il sabato precedente la folla aveva rischiato di travolgere i camion che trasportavano i primi tre israeliani liberati, questa volta è stato tutto gestito alla perfezione, con un vero e proprio show concepito per bucare gli schermi di tutto il mondo e generare istantanee indelebili. Mentre le forze di sicurezza mantenevano un ordine pubblico ferreo e le emittenti israeliane mostravano i mezzi della Croce Rossa che attraversavano il valico di Kerem Shalom, le telecamere dei videoreporter e decine di telefonini, i cui filmati venivano riversati in tempo reale su Telegram, riprendevano colonne di uomini armati in uniforme e passamontagna concentrarsi in Palestine Square a bordo di moticicli e camionette, brandendo lanciagranate e fucili automatici, alcuni dei quali sottratti all’Idf.

Prima le brigate Ezzedin al Qassam, braccio armato di Hamas, poi le brigate Al Quds, i combattenti della Jihad Islamica, hanno riempito la piazza, al centro della quale era stato collocato un tavolo, adornato di bandiere palestinesi, al quale i rappresentanti della Croce Rossa si sono seduti per firmare i necessari documenti. La cupa coreografia è proseguita con l’arrivo in piazza di cinque Suv bianchi senza targa dai quali sono scese le quattro ragazze in uniforme che, tenendosi per mano, sono salite su un palco, salutando e sorridendo. Poi sono state prese in consegna dalla Croce Rossa, che le ha condotte fino a una postazione dell’Idf nella Striscia dove sono state sottoposte a una prima rapida visita medica: sono risultate tutte in buone condizioni. Quindi il trasferimento in territorio israeliano, presso la base militare di Re’im, dove hanno trovato i loro genitori ad attenderle, prima del ricovero in ospedale per esami più approfonditi. Nel frattempo dai penitenziari di Ofer, nella Cisgiordania occupata, e di Ktziot, nel deserto del Negev erano partiti i camion con i duecento palestinesi scarcerati. Settanta di loro sono già stati deportati in Egitto: erano stati condannati per aver ucciso cittadini israeliani e, secondo i termini dell’accordo, non potranno rientrare a Gaza.

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