Sfidare il freddo per una maggiore giustizia – NAUFRAGHI/E

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Dal 7 gennaio, in tutta la Svizzera, migliaia di volontari sono scesi in piazza sfidando il freddo per una buona causa: raccogliere firme per la nuova Iniziativa per multinazionali responsabili. Una grande mobilitazione per un obiettivo ambizioso: raccogliere le 100’000 firme necessarie in un mese! Ma volere è potere…in soli 14 giorni sono state raccolte 183’661 firme! Migliaia di persone in Svizzera la pensano come noi: è necessario intervenire rapidamente affinché la Svizzera non diventi l’unico Paese in Europa senza una legge efficace sulla responsabilità delle multinazionali.

Un grande movimento di mobilitazione

Probabilmente li avrete incontrati anche voi, un freddo sabato di questo inizio 2025, fuori dalla stazione o sulla piazza del mercato: infagottati nelle loro sciarpe, hanno sfidato il freddo per raccogliere le firme necessarie, inseguendo (e stabilendo) un record. Ma perché tutta questa fretta? In fondo ci sono 18 mesi di tempo per farlo! In realtà, per la Svizzera, il tempo sta per scadere: dall’estate scorsa l’Unione Europea si è dotata di norme vincolanti sulla responsabilità delle multinazionali. La legge (Direttiva sulla Dovuta Diligenza della Sostenibilità delle Imprese (CSDDD)) impone a queste grandi aziende di prevenire i rischi sociali, ambientali e di governance associati alle loro attività e di ridurre le emissioni di CO2. Prevede inoltre meccanismi di denuncia civile e sanzioni amministrative. In Svizzera, però, regna l’immobilismo.

Ancorare il dovere di diligenza alla condotta aziendale

L’obiettivo del regolamento europeo era quello di fornire un quadro giuridico per il dovere di diligenza definito nei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, redatti dal professor John Ruggie. Questi principi, frutto di sei anni di lavoro, sono stati adottati all’unanimità dal Consiglio dei diritti umani nel 2011, ottenendo anche l’approvazione delle imprese. Da allora, anche l’OCSE li ha incorporati nelle proprie linee guida per le imprese multinazionali. Le fondamenta, solide, sono poste. Il professor Ruggie ha sempre insistito sul fatto che i governi devono assicurarsi di offrire un “mix intelligente” di incentivi e basi legali per garantire la piena attuazione di questi principi.

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E la Svizzera?

La Svizzera si affida principalmente agli incentivi e all’autoregolamentazione delle aziende. È evidente che questo non basta. Perché in assenza di un quadro giuridico, le multinazionali agiscono “a loro piacimento” adottando codici di buona condotta, ma non sono ritenute responsabili delle loro azioni in caso di abusi, ancora frequenti a quasi 15 anni dall’adozione dei Principi ONU. Alcuni esempi: sfollamento forzato di persone per l’ampliamento di una miniera d’oro, lavoro minorile nelle piantagioni di cacao per l’industria del cioccolato, lavoratori sfruttati nelle piantagioni di caffè, importante inquinamento da arsenico attorno a una miniera di rame in Namibia – l’elenco è lungo e ha un denominatore comune: le multinazionali in questione hanno sede in Svizzera.

Perché un’iniziativa popolare in Svizzera?

Il tema non è nuovo: una prima iniziativa per multinazionali responsabili è stata lanciata nel 2015. L’obiettivo dell’ampia coalizione di organizzazioni della società civile dietro questo progetto? Fornire un quadro giuridico per i Principi guida dell’ONU, rendere le aziende responsabili della tutela dei diritti umani e dell’ambiente. E soprattutto, poterle chiamare a rispondere in caso di abusi. In breve: porre fine all’impunità! La coalizione della società civile ha ricevuto il sostegno di parlamentari di ogni orientamento politico, in particolare del centro-destra, ma anche di imprenditori che desideravano una legislazione efficace anche in Svizzera. Questo sostegno non è venuto meno, anzi è aumentato negli anni! Dopo cinque anni di dibattiti in Parlamento, nel novembre 2020 la prima iniziativa è stata sottoposta al voto popolare. Le due Camere federali non erano infatti riuscite a trovare un accordo sull’adozione di un controprogetto, elaborato dal Consigliere nazionale UDC Hans-Ueli Vogt, in risposta all’iniziativa. All’ultimo minuto, la Presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, allora incaricata della Giustizia, aveva fatto passare in fretta e furia un’altra proposta, molto più debole di quella di Vogt, che sottolineava l’obbligo di pubblicare dei rapporti.

Il 29 novembre 2020, il 50,7% dei votanti ha detto “sì” all’iniziativa popolare: un exploit per un tema a carattere internazionale. Purtroppo, l’iniziativa non aveva raggiunto la maggioranza dei Cantoni. È quindi entrato in vigore il controprogetto indiretto del Consiglio federale che si limita a chiedere alle aziende di produrre rapporti su carta patinata!

La Svizzera isolata sulla scena europea

Durante la campagna di votazione del 2020, il Consiglio federale aveva ripetutamente sottolineato come la Svizzera volesse agire in modo “coordinato a livello internazionale”, mettendo le imprese svizzere e quelle dell’UE “su un piano di parità”.

Quel momento è oggi: il 24 maggio 2024, l’Unione Europea ha adottato una legislazione vincolante sulla responsabilità delle multinazionali.

La società civile non è rimasta a guardare. Nel dicembre 2022, quando le discussioni in Europa stavano entrando nel vivo, ci eravamo nuovamente mobilitati per attirare l’attenzione della politica federale. In soli 100 giorni erano state raccolte 217’509 firme a sostegno di una petizione che chiedeva a Consiglio federale e Parlamento di introdurre una legge efficace sulla responsabilità delle multinazionali, in linea con quanto stava avvenendo nell’UE. Ad oggi né il Consiglio federale né il Parlamento hanno reagito alla nostra petizione.

Mobilitazione della società civile per smuovere le cose

Di fronte all’inerzia di Berna, abbiamo quindi deciso di prendere in mano la situazione lanciando una nuova iniziativa popolare. Il testo si ispira alla nuova legislazione europea: come nel 2020 si sancisce un dovere di diligenza per le multinazionali, ma, seguendo il modello dell’UE, il campo di applicazione è chiaramente limitato alle grandi imprese. Il testo comprende inoltre nuove disposizioni in materia di clima volte a ridurre le emissioni nocive e la creazione di un ente di monitoraggio indipendente. Come nel 2020, la nuova iniziativa prevede un meccanismo di responsabilità civile in caso di danni causati dalle multinazionali o dalle loro filiali per una mancata diligenza.

Raggiunto il primo obiettivo: 100’000 firme

Il 7 gennaio abbiamo lanciato l’iniziativa, annunciando un obiettivo molto ambizioso: raccogliere le 100’000 firme necessarie in un mese! Una sfida senza precedenti, che abbiamo vinto in soli 14 giorni. Le nostre più rosee aspettative sono state superate: abbiamo raccolto 183’661 firme! Questo è stato possibile solo grazie al sostegno della popolazione, che già nel 2020 aveva tappezzato la Svizzera di bandiere arancioni “Sì all’iniziativa per le multinazionali responsabili”, e delle oltre 10’000 persone che si sono impegnate volontariamente, sfidando il freddo durante i due sabati di raccolta o mobilitando amici e parenti attraverso i social media.

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Il sostegno ricevuto e il numero di firme raccolto non fanno che rafforzare la nostra determinazione affinché la Svizzera agisca e si doti al più presto di una legislazione efficace e al passo con i tempi.

Come aveva detto il compianto Dick Marty, co-presidente e ambasciatore ufficiale della prima Iniziativa: “(…) l’iniziativa per le multinazionali responsabili è un passo nella giusta direzione. Prima o poi, la responsabilità delle multinazionali e l’obbligo di rispondere delle proprie azioni saranno principi che si imporranno naturalmente nell’ordinamento giuridico di qualsiasi Paese civile”.

Questa è la richiesta di migliaia di cittadine e cittadini svizzeri che la politica federale non può più ignorare.

L’autrice, responsabile Economia diritti umani di Amnesty International Svizzera, fa parte del Comitato promotore dell’Iniziativa per multinazionali responsabili



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