“Nel sud del Libano non ci sono le condizioni per il ritorno sicuro dei civili”

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E’ salito a 22 morti il bilancio degli attacchi dell’esercito israeliano nel Libano meridionale. Lo riferisce il ministero della Salute libanese, secondo cui vi sono anche circa 124 feriti tra le persone che stavano ritornando verso le loro abitazioni. In un comunicato stampa diffuso oggi, la missione di interposizione delle Nazioni Unite nel Libano meridionale (Unifil) aveva avvertito che: “Nel Libano meridionale “non ci sono ancora le condizioni per il ritorno sicuro dei cittadini nei loro villaggi lungo la blue line”, al confine con Israele, e “le comunità sfollate, che stanno già affrontando un lungo cammino verso la ripresa e la ricostruzione, sono quindi nuovamente invitate a esercitare cautela”.

“Molto è cambiato in Libano da quando l’intesa sulla cessazione delle ostilità è entrata in vigore nelle prime ore del 27 novembre 2024. La violenza è diminuita drasticamente. In molte aree del Libano meridionale, centinaia di migliaia di persone hanno potuto tornare nelle loro città e nei loro villaggi. Le Forze armate libanesi (Laf) hanno dimostrato determinazione nello schierarsi in posizioni da cui le Forze di difesa israeliane (Idf) si stanno ritirando. Con il supporto di Unifil, le Laf stanno aiutando a ripristinare i servizi e a facilitare l’accesso umanitario alle comunità più colpite dal conflitto”, scrive Unifil.

Inoltre, prosegue Unifil, “il processo di formazione del governo in corso, dopo l’elezione di un presidente e la designazione di un primo ministro, è un passaggio fondamentale per costruire la fiducia tra i cittadini libanesi e lo Stato. Questi sviluppi sono anche di buon auspicio per un futuro sostegno alla piena estensione dell’autorità statale su tutto il territorio libanese e per la ripresa, la ricostruzione e la crescita del Paese”.

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“Il fatto è che le tempistiche previste nell’intesa di novembre non sono state rispettate. Come si è visto tragicamente questa mattina, non ci sono ancora le condizioni per il ritorno sicuro dei cittadini nei loro villaggi lungo la blue line. Le comunità sfollate, che stanno già affrontando un lungo cammino verso la ripresa e la ricostruzione, sono quindi nuovamente invitate a esercitare cautela. Inoltre, continuano a essere registrate quotidianamente violazioni della risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”, prosegue Unifil.

Per la missione, “il rispetto da parte di entrambe le parti dei loro obblighi ai sensi dell’intesa di novembre e la piena attuazione della risoluzione 1701 costituiscono l’unico modo per chiudere il recente, oscuro capitolo del conflitto e aprirne uno nuovo, che preannunci sicurezza, stabilità e prosperità su entrambi i lati della blue line. Le Nazioni Unite continuano a coinvolgere tutti gli attori verso questo scopo e rimangono pronte a sostenere qualsiasi azione coerente con la risoluzione 1701 e gli sforzi del Meccanismo di attuazione per raggiungere gli obiettivi dell’intesa di novembre. Con così tanto in gioco sia per il Libano che per Israele, è urgentemente necessario un nuovo impegno da parte di tutte le parti”.

La missione Nazioni Unite “è molto preoccupata per le segnalazioni di civili libanesi che tornano nei villaggi dove sono ancora presenti le Forze di difesa israeliane (Idf) e di vittime a causa del fuoco israeliano. Su richiesta delle Forze armate libanesi (Laf), i peacekeeper Unifil si stanno dispiegando nelle aree indicate dalle Laf in tutta l’area di operazioni della missione per monitorare la situazione e aiutare a prevenire ulteriori escalation. Tuttavia, la gestione della popolazione rimane al di fuori del nostro mandato. È fondamentale evitare un ulteriore deterioramento della situazione. Unifil invita la popolazione libanese ad aderire alle direttive delle Laf, che mirano a proteggere le vite e prevenire un’escalation di violenza nel Libano meridionale”, prosegue la nota.

Le “Idf devono evitare di sparare ai civili all’interno del territorio libanese. Ulteriori violenze rischiano di minare la fragile situazione di sicurezza nell’area e le prospettive di stabilità introdotte dalla cessazione delle ostilità e dalla formazione di un governo in Libano. Unifil sottolinea l’importanza critica di attuare pienamente la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e gli accordi di cessazione delle ostilità attraverso meccanismi stabiliti. Ciò include il ritiro completo delle Idf dal Libano, la rimozione di qualsiasi arma e bene non autorizzato a sud del fiume Litani, il ridispiegamento delle Laf in tutto il Libano meridionale e la garanzia del ritorno sicuro e dignitoso dei civili sfollati su entrambi i lati della blue line”, conclude la missione.

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno confermato che i militari hanno aperto il fuoco nel sud del Libano questa mattina mentre i civili libanesi e i sostenitori del gruppo armato sciita Hezbollah cercavano di raggiungere i villaggi dove l’esercito israeliano è ancora schierato. Secondo i militari, le truppe hanno sparato entrambi i colpi di avvertimento e hanno aperto il fuoco per “rimuovere le minacce imminenti” in diverse aree in cui i sospetti si sono avvicinati alle Idf.

Su X, il portavoce per i media arabi delle Idf, colonnello Avichay Adraee, ha scritto: “Oggi, le Idf che operano nell’area meridionale del Libano hanno aperto il fuoco con l’obiettivo di allontanare e rimuovere le minacce in diverse aree in cui sono stati rilevati sospetti in avvicinamento. Nella zona sono stati arrestati anche diversi sospetti che si erano avvicinati ai militari e rappresentavano una minaccia reale e sono attualmente oggetto di indagini sul campo”. “Le Idf sono schierate nel Libano meridionale e continuano a lavorare in conformità con gli accordi tra Israele e Libano e monitorano i tentativi di Hezbollah di tornare nell’area meridionale del Libano. L’esercito lavorerà per eliminare qualsiasi minaccia allo Stato di Israele e alle forze delle Idf”.

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