UN PO’ DI STORIA. Non si era ancora spenta l’eco della battaglia del 20 Luglio 1860 tra garibaldini e truppe borboniche che già la Milazzo post-unitaria dovette fronteggiare le prime problematiche poste dalla caduta della monarchia borbonica. Tutto sommato tranne gli eccessi dovuti ad alcuni picciotti con la camicia rossa giunti dai centri viciniori (Merì, Santa Lucia, Barcellona, San Filippo) che saccheggiarono alcune case nobiliari del centro di Milazzo (Casa Cassisi, Catanzaro, d’Amico, casa del canonico Filocamo, casa del console di Francia Ryolo e d’Austria Greco) non si lamentarono fatti di sangue di particolare efferatezza come invece accadde in molti centri della Sicilia occidentale e nella stessa provincia di Messina. Alcune vendette si consumarono ad Alcara Li Fusi, San Pietro di Monforte, Scala Torregrotta.
Il 21 ottobre 1860 votanti nessun milazzese votò contro l’annessione al Regno d’Italia
Il plebiscito per l’annessione al Regno d’Italia si tenne anche a Milazzo il 21 Ottobre 1860 e secondo alcune fonti, nonostante i 2012 votanti, il NO non ottenne alcun voto quantunque il partito borbonico vantasse ancora autorevoli rappresentanti anche in seno alle nuove istituzioni locali elette nel Gennaio del 1861. Il crollo repentino della monarchia aveva destato preoccupazioni tra i grandi proprietari terrieri e tra i detentori delle cariche assegnate dal deposto governo; nella piana si verificarono molti furti di derrate alimentari e danni subirono magazzini, cantine e depositi di cereali. Come scrisse lo stesso Garibaldi (cfr. “Clelia-Il governo dei preti) “per fortuna il diritto alla coscia” del periodo feudale si era dissolto da tempo anche in Sicilia, pur se il controllo esercitato da “campieri e cappeddi” sui contadini e sui loro familiari rimaneva ferreo ed improntato ad un livello che rasentava la schiavitù.
L’aver dato ben tre ministri ai Borboni fece passare Milazzo come ostile ai Garibaldini. E rischiò di perdere la Sotto pretura di Castroreale
Alla fine dell’anno 1861 il Consiglio Comunale di Milazzo, sotto la presidenza del Sindaco Barone Don Domenico Ryolo, dovette opporsi all’ipotesi del trasferimento della Sotto Prefettura dalla sede di Castroreale a quella di Barcellona già votata dal Consiglio Provinciale. Veniva utile alla causa del Consiglio Comunale di Barcellona che Milazzo venisse ritenuta di fede borbonica sia per il fatto di avere dato “tre ministri (Cassisi, Cumbo e da ultimo Ventimiglia) alla mala signoria dei borboni” , sia per il fatto che cronisti al seguito di Garibaldi avevano diffuso notizie sulla scarsa accoglienza riservata ai garibaldini (alcuni avevano riferito di aperte ostilità della popolazione). Le argomentazioni del Consiglio Comunale di Milazzo approvate nella seduta del 30 Novembre 1861 sono pervenute integralmente a seguito della loro pubblicazione nel 1862; la Sotto Prefettura rimase a Castroreale fino alla riforma che ne fissò l’unica sede presso il capoluogo di ciascuna provincia.
Nella notte tra il 31 Dicembre 1861 e il 1 Gennaio del 1862 si tenne il primo censimento del Regno d’Italia; a Milazzo vennero rilevati 10.493 abitanti (5.373 maschi, 5.120 femmine). Nel 1864 ve ne erano già 11.012. Gli elettori iscritti nelle liste elettorali del 1863 erano 147. Nel censimento per il mandamento di Milazzo (con in comuni di Condrò, Monforte San Giorgio, S.Pietro di Monforte e S.Pietro Spadafora) risultarono un totale di 19.469 abitanti. Il centro di Milazzo ne contava 6919 abitanti con 1394 famiglie residenti in 581 case. A garanzia dell’ordine pubblico e della sicurezza il mandamento di Milazzo nel 1861 aveva la sua “Guardia Nazionale che consta di 5 compagnie con 410 militi attivi”, la maggior parte dei quali stanziati a Milazzo e con piccoli presidi nei 4 comuni del mandamento. La suddetta formazione militare rappresentava l’eredità della Milizia Nazionale Siciliana costituita dallo stesso Garibaldi il 14 Maggio del 1860. Gli studi (1868) che accompagnano i dati sul censimento del 1861 descrivono Milazzo come “piccola città con l’Ospedale Civico, la scuola tecnica, il Monte di Pietà, un elegante Teatro Comunale e altri stabilimenti di pubblica utilità”. Grande attenzione è riservata al porto “avente 6 chilometri di circuito e capace di contenere poderose armate navali”.
Il porto era il motore dell’economia con un movimento che nell’anno 1863, suddiviso tra “navigazione generale a vela e a vapore registra 93 bastimenti in entrata con 13.496 tonnellate di carico e 840 uomini di equipaggio; quelli in uscita furono 97 portanti un carico di 14.434 tonnellate, con 42 recanti bandiera estera”. Nella “navigazione di cabotaggio a vela e a vapore” il movimento complessivo registrato fu di 966 bastimenti (482 in entrata e 484 in uscita) portanti 40.138 tonnellate di carico e 8422 uomini di equipaggio, una media di quasi 10 uomini per bastimento. Sempre per il 1863 e per quanto riguarda il porto “si fa attivo commercio di esportazione ed importazione e commercio di cabotaggio, i generi che più specialmente dal suo porto vengono diretti all’estero sono olio, vino, salumi d’ogni sorta, agrumi, essenze, seme di lino, legnami e frutta secca, specialmente fichi”. Importante la pesca del tonno, con le due grandi tonnare del Porto e del Tono. Ci sono già i segni del grande traffico mercantile che Milazzo, con la costruzione di grandi opifici, avrebbe avuto negli ultimi decenni dell’800 e che sarebbe proseguito per buona parte del novecento.
Pino Privitera
Si conclude con il brano di oggi la serie di articoli iniziata Domenica 4 Febbraio 2024. Nel corso di 50 settimane, sempre con cadenza domenicale, sono stati presi in considerazione vicende, episodi, personaggi che hanno caratterizzato la lunga storia della città, una “lingua di terra” circondata dal mare nota sin dall’antichità per la fertilità della terra e per la ricchezza di acque. La natura costituì il presupposto perché fosse abitata, desiderata, contesa, dominata nei secoli. Dapprima solo agricoltura e commercio, poi anche gli opifici ne favorirono ricchezza e sviluppo. Se buona parte della sua storia è ampiamente conosciuta ed ha rappresentato oggetto di numerose pubblicazioni, tuttavia la sua vastità costituirà ancora per molti anni motivo di studio e ricerche. Spero solo di avere riportato l’attenzione sul passato della città e di avere stimolato curiosità e interesse. (P.P)
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