I nemici di Trump subito in azione per screditarlo in politica interna e per rovinare i tentativi di dialogo con Mosca

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 


I nemici di Trump subito in azione per screditarlo in politica interna e per rovinare i tentativi di dialogo con Mosca

Presidente da appena una settimana, Trump ha già apposto la firma su una serie di iniziative per realizzare le sue promesse elettorali. E ora che si sta approcciando all’altra grande promessa, quella di mettere fine al conflitto in Ucraina, i suoi avversari potrebbe ricorrere al gioco sporco per impedirglielo.

Critici di Trump a priori

La macchina del fango contro Trump non ha mai smesso di funzionare, nemmeno dopo la vittoria dello scorso 5 novembre. Anzi, si è addirittura intensificata dopo che il 47° presidente si è insediato alla Casa Bianca il 20 gennaio. Ad esempio, lo Washington Post dedica un titolo alla sua “sorprendente ignoranza” e lo descrive come instabile e confuso. Politico dà ai licenziamenti di funzionari federali che ha appena disposto la definizione di “purga di osservatori indipendenti”. La CNN dice che nei suoi primi tre giorni il nuovo presidente ha già “disgregato” l’America e che ora lo farà con il mondo. E non si pensi che vivano solamente negli States tali critici molto poco obiettivi e per nulla disinteressati, in quanto finanziati dai nemici giurati di Trump e della sua fazione politica. Ce ne sono parecchi anche in Europa e sono molto agguerriti.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Gli odiatori europei

Il britannico Guardian si dedica subito all’accusa preferita dalla sinistra, quella classica, che usa contro chiunque sia sgradito. Titola così: “Il neofascismo di Trump è qui adesso. 10 cose che potete fare per resistere”. Insomma, antifascismo e resistenza, due paroline che in certi ambienti italiani fanno automaticamente presa. E infatti le hanno usate Repubblica e L’Unità, quest’ultima con un articolo che più esplicito non si può: “Così il fascista Donald Trump ha demolito il tabù dell’America democratica”. Tornando al Guardian, ecco che descrive la nuova amministrazione (per inciso, eletta democraticamente e a larghissima maggioranza) come una minaccia alla società nel suo complesso e agli individui. Tra questi ultimi, i più esposti alla “vendetta” di Trump sarebbero i funzionari liberali e Dem, i soggetti LGBTQ+ e i clandestini, ipocritamente definiti dal giornale come “membri senza documenti della comunità, rispettabili e gran lavoratori”.

Vie legali contro Trump

Titoloni che grondano fango e accuse tremende lanciate con leggerezza dai media schierati. E qualcuno sta passando dalle parole alle vie di fatto. Soprattutto riguardo agli immigrati la questione è arrivata nei tribunali. Infatti, i procuratori generali di ventidue Stati degli USA hanno presentato alla Corte Federale una richiesta formale contro un ordine esecutivo firmato da Trump. Tale documento limita fortemente lo ius soli attualmente in vigore, cioè il diritto alla cittadinanza di chiunque nasca sul territorio americano. Ne beneficiano i figli dei clandestini ed è proprio questa la pratica contro cui Trump in campagna elettorale aveva promesso di intervenire. C’è chi vuole impedirglielo usando le vie legali, ma c’è il timore che in futuro ricorrano a maniere subdole e pericolose per la democrazia, quelle sì, altro che gli ordini stilati da un presidente che attua idee e promesse per le quali è stato votato dai cittadini.

Potenziali martiri

I nemici di Trump non si limiteranno ad ostacolarlo solo in politica interna, anche perché lui stesso ha promesso di fare molto sul piano internazionale. L’argomento principe è sicuramente il conflitto in Ucraina, che diceva di poter far finire in 24 ore, adesso diventate 100 giorni. Ha già messo al lavoro su un piano di pace il suo inviato speciale Keith Kellogg e lui stesso lancia quotidianamente messaggi al Cremlino. Sì, talvolta pronuncia vaghe minacce, soprattutto economiche, delle sbruffonerie, ma in gran parte sono parole di apertura e di disponibilità al dialogo. Qui potrebbero intervenire coloro che, per motivi spesso diversi, vogliono rovinare tutto. Magari lo farebbero usando il classico cadavere gettato sull’uscio del nemico per incolparlo. L’elenco delle potenziali vittime non sarebbe corto, ma devono rispondere ai criteri necessari: essere sufficientemente famose all’opinione pubblica occidentale e notoriamente anti-russe.

La vedova inconsolabile

Alle pedine da sacrificare devono far capitare qualcosa di brutto: non necessariamente la morte, forse basterebbe un grave incidente o un qualche evento spiacevole. Allora sì che si potrebbe lanciare una campagna mediatica e politica contro Trump, contro Putin, contro chiunque si sia messo a parlare di dialogo col Cremlino accennando a concessioni da fare per soddisfare le condizioni proposte dai russi. A tale proposito andrebbe benissimo per esempio Yulia, la vedova di Navalny, che in Occidente era il più sponsorizzato e celebrato degli “antagonisti interni” di Putin. Yulia ha già vinto premi e riconoscimenti, tra cui lo scorso anno quello per la “libertà di parola” insignitole dall’emittente pubblica tedesca DW. Il Time l’ha inserita fra le “100 persone più influenti” del 2024. La BBC ha riferito che è la “first lady dell’opposizione russa” e infine Biden l’ha accolta e abbracciata affettuosamente.

L’ex presidente che non molla la carica

Salomé Zourabichvili è l’ex presidente della Georgia che continua a definirsi presidente legittima. E si definisce anche vittima delle trame del partito di governo, secondo lei sostenuto dal Cremlino. Insomma, lei stessa da tempo si presenta come martire della politica russa e di tutto coloro che non sono filo-euroamericani. Sono quasi vent’anni che, a fasi alterne e con alterno successo, Washington e Bruxelles sospingono Tbilisi contro Mosca e la tirano verso di sé. Ma la Zourabichvili è una provata garanzia di occidentalismo. Nata in Francia, ha studiato a Parigi e a New York per poi servire nella diplomazia francese e presso la NATO. Di recente il suo curriculum di fedelissima atlantista si è arricchito dell’inclusione nel McCain Institute, niente meno che col titolo di Kissinger Fellow. Il suo merito infatti è stato di “aver difeso vigorosamente il percorso della Georgia verso l’integrazione nella UE e nella NATO”.

I britannici sempre in mezzo

D’altronde, lo schema per una provocazione internazionale esiste già ed era stato testato durante il primo mandato di Trump. Si tratta del celebre caso Skripal, dal nome dell’agente doppiogiochista russo che vendeva informazioni ai britannici. Condannato per alto tradimento, era poi riuscito a riparare nel Regno Unito. Nel marzo del 2018 lui e la figlia vennero avvelenati e Londra diede immediatamente la colpa al Cremlino, pur senza presentare delle prove credibili. Questa accusa venne comunque diffusa immediatamente e amplificata dai media occidentali, mentre si preparava da lì a pochi mesi il summit di Helsinki fra Putin e Trump. Quest’ultimo raccolse senza entusiasmo la richiesta inglese di una “forte risposta punitiva” per la presunta azione russa. Dunque, quella volta il tentativo di rovinare i colloqui fra i due leader quindi non andò a buon fine.



Source link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link