Gli USA sfidano Russia e Qatar per fornire energia alla Cina

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Dopo la crisi energetica del 2022 e gli sforzi per diversificare l’approvvigionamento di petrolio e gas, la Cina ha firmato degli accordi GNL a lungo termine, anche con gli esportatori americani

La spinta della Cina alla sicurezza energetica per diversificare le importazioni di petrolio, gas e carbone, così come la sua crescita economica incerta, potrebbero essere delle ragioni sufficienti per la seconda economia mondiale a non perseguire un accordo energetico con l’amministrazione Trump.

L’ACCORDO TRA STATI UNITI E CINA

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non ha imposto delle tariffe sulle esportazioni cinesi il primo giorno del suo ritorno alla Casa Bianca, ma ha incaricato il rappresentante commerciale USA di rivedere l’accordo economico e commerciale firmato durante il suo primo mandato.

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La revisione dell’accordo con la Cina – scrive Oilprice – aiuterebbe la nuova amministrazione statunitense a determinare se Pechino sta agendo in conformità con questo accordo. Dopo la revisione, il rappresentante commerciale degli Stati Uniti “raccomanderà le azioni appropriate da intraprendere in base ai risultati di questa revisione, fino all’imposizione di tariffe o altre misure, se necessario”, si legge nel promemoria sulla politica commerciale “America First” del presidente USA.

LA GUERRA COMMERCIALE TRA LE DUE POTENZE MONDIALI

Nella guerra commerciale durante il primo mandato Trump, la Cina ha smesso di acquistare GNL dagli Stati Uniti per un anno. La guerra commerciale iniziata nel 2018 ha decimato le esportazioni americane di GNL verso il gigante asiatico, dopo che Pechino ha imposto delle tariffe sul gas super-refrigerato in rappresaglia alle tariffe USA su miliardi di dollari di beni cinesi. All’epoca, Trump nel 2020 raggiunse un cosiddetto “accordo commerciale di Fase 1” con la Cina, in base al quale Pechino, nei due anni successivi, avrebbe dovuto aumentare i suoi acquisti di beni americani di 200 miliardi di dollari.

LA CINA NON RAGGIUNGE L’OBIETTIVO CONCORDATO CON GLI USA

Con il Covid e le sue ripercussioni sulle economie cinese e globale, la Cina non è riuscita a raggiungere quell’obiettivo, che includeva l’acquisto di più beni manifatturieri, prodotti agricoli ed energia dagli Stati Uniti. Il deficit nell’obiettivo di acquisto di energia è stato il più grande: secondo i dati dell’U.S. Census Bureau, citati da Bloomberg, Pechino è riuscita ad acquistare solo un terzo dei volumi promessi.

La Cina avrebbe dovuto acquistare miliardi di dollari di petrolio, carbone e GNL. Anche prima della pandemia, gli analisti avevano concordato sul fatto che la promessa cinese di acquistare altri 52,4 miliardi di dollari di prodotti energetici statunitensi nel 2020 e nel 2021 (in aggiunta ai livelli del 2017 di importazioni di energia cinese) molto probabilmente era irrealizzabile, anche se Pechino intendeva mantenere tutti i suoi impegni nell’accordo.

PECHINO HA DIVERSIFICATO LE IMPORTAZIONI DI ENERGIA

Da allora, la Cina ha diversificato le importazioni di energia: un gasdotto dalla Russia oggi fornisce grandi volumi di gas, mentre il gigante asiatico è diventato uno dei principali acquirenti di petrolio russo, dopo che Mosca ha perso i mercati petroliferi occidentali. Gazprom ha iniziato ad inviare gas in Cina tramite il gasdotto Power of Siberia alla fine del 2019, e i flussi oggi hanno raggiunto la massima capacità di progettazione.

Con la maggior parte del mercato europeo ora chiuso per Gazprom, il gigante russo ora sta puntando molto sulla Cina e sulla sua crescente domanda di gas naturale per compensare la perdita di vendite che in precedenza andavano all’Europa. Dopo la crisi energetica del 2022 e gli sforzi della Cina per diversificare l’approvvigionamento di petrolio e gas, Pechino ha firmato degli accordi GNL a lungo termine, anche con gli esportatori americani.

Cheniere Energy, ad esempio, ha firmato un accordo a lungo termine con la cinese ENN per fornire GNL all’acquirente cinese per oltre 20 anni a partire dal 2026. La Cina ha degli accordi anche con il Qatar, il secondo esportatore di GNL al mondo dopo gli Stati Uniti.

I NUOVI FORNITORI DI GAS DELLA CINA

Rispetto al primo mandato di Trump, la Cina ha ora più opzioni per procurarsi una fornitura sufficiente di gas naturale, anche dalla Russia e dagli Stati Uniti. Gli acquirenti hanno stipulato contratti per milioni di tonnellate di GNL dagli Stati Uniti con consegne previste a partire dal 2026.

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La Cina ha la possibilità di aumentare ulteriormente le importazioni di GNL dagli Stati Uniti. La domanda è se sceglierà di farlo e impegnarsi in trattative commerciali o se continuerà ad utilizzare il suo dominio di terre rare e minerali chiave con restrizioni all’esportazione di minerali critici come gallio, germanio e antimonio, che hanno anche applicazioni militari.



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