Fantozzi, l’uomo che subisce da mezzo secolo

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di Enrico Caiano

Il 27 marzo 1975 arrivava nelle sale il film, primo di una serie di 10, che sarebbe entrato con personaggi e modi di dire nel costume del Paese. Il racconto di Elisabetta, figlia di Paolo Villaggio

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Ci fa ridere senza soluzione di continuità da mezzo secolo. E già questo non sarebbe poco. Ma quel che ancor di più conta e sorprende della saga comica varata da Paolo Villaggio il 27 marzo di 50 anni fa in collaborazione con il regista di commedie all’italiana Luciano Salce, quel Fantozzi che si presentò prorompente sugli schermi dell’Italia complicata del 1975, devastata dalla violenza e dagli albori del terrorismo (ne potete trovare un esempio declinato su Milano con il racconto di Andrea Galli nella sezione Cronaca di 7 a pagina 28), è quanto abbia prodotto immedesimazione. Con la sua capacità di cogliere nel profondo impulsi, piccole o grandi vergogne, contraddizioni che riguardano tutti noi.

Un personaggio-mondo quello creato da Paolo Villaggio già nel lontano 1968 sulle colonne del settimanale Rizzoli L’Europeo, sette anni prima di approdare al cinema con la sua maschera inimitabile. Una vita a subire, a piegarsi di fronte al superiore gerarchico che Villaggio ha riprodotto anche in un’altra sua geniale creatura impiegatizia: Giandomenico Fracchia. «Ma lui sapeva che Fantozzi era il suo personaggio più riuscito, quello l’ha sempre detto»: a parlare è Elisabetta Villaggio, la figlia di Paolo, che potremmo chiamare «la vera figlia di Fantozzi», sapendo che abituata all’ironia caustica del padre si farà una risata, ricordando la bruttissima Marianna dei film, interpretata da un uomo, Plinio Fernando (oggi 77 anni, passato dal cinema alla scultura).




















































Elisabetta sarà domenica a Monopoli, al 25° Festival Sudestival dedicato al cinema italiano, per celebrare il cinquantenario del primo film di una saga che arriverà a dieci titoli, intitolato appunto solo Fantozzi e uscito il 27 marzo 1975. «Lui ha sempre detto che sulla sua tomba avrebbero scritto Fantozzi, non attore o autore». Anche per merito suo, di Elisabetta, la figlia che lo ha assistito negli ultimi anni culminati con la morte in una clinica romana il 3 luglio 2017, sulla lapide nel cimitero genovese di Sori non è andata così. Anzi. 

Elisabetta ama sottolineare quanto suo padre fosse innanzitutto uno scrittore, prima che attore o uomo di cinema. Su di lui nel 2021 ha scritto un libro, Fantozzi dietro le quinte (Baldini+Castoldi, 16 euro) e poi nel 2024 ha partecipato alla sceneggiatura di un biopic, Mostruosamente Villaggio, disponibile su Raiplay. Ha lavorato in tv come autrice, regista e consulente di programmi e ora con il fratello minore Piefrancesco tiene le fila di tutto quanto riguarda l’eredità culturale e artistica di suo padre. A Monopoli dibatterà con Nichi Vendola e altri sul personaggio creato da papà e assisterà con il pubblico alla proiezione di quel primo film da cui tutto nacque.

Che di Fantozzi si parli ancora e sia amato da più generazioni mezzo secolo dopo fa un grande piacere a Elisabetta: «Vedere che i bambini di oggi non sanno chi è Paolo Villaggio ma adorano Fantozzi, vedere come è entrato nella vita degli italiani… non so se fino in fondo papà ne avesse avuto la consapevolezza in vita. Sicuramente ci sperava molto e ne sarebbe felicissimo oggi». Già, la felicità. È questa la parola che Elisabetta sceglie per riassumere ciò che le ha insegnato il padre nel loro rapporto, spesso difficile. Ma da genovese precisa e antiretorica come papà, seppure romana di adozione, non crede che sia felicità quello che Fantozzi porta al pubblico: «No, mi pare che la felicità sia una cosa un po’ più intima, che parte da dentro. Ha portato delle risate che servono ad alleggerire i momenti di tensione e sono liberatorie. E sparso ironia, che rende le cose più semplici ma non per questo più stupide».

Il Paolo Villaggio nel privato era ovviamente ironico. Ma forse non era quella leggerezza che ha portato agli altri il suo tratto più marcato. «Aveva una personalità forte, tendeva a organizzare la vita di tutti, anche di noi famiglia. Io invece non mi volevo far imporre le cose, volevo decidere da sola. E allora ci scontravamo. Ora quegli scontri un po’ mi mancano». Ricorda che lui ci teneva a fare riunioni di famiglia ufficiali: «Quello succedeva quando eravamo più grandi, quando avevo già mio figlio Andreas. Faceva questi pranzi della domenica, dove eravamo obbligati ad andare all’ora tale senza sgarrare». Negli anni del successo i loro figli stavano invece spesso dai nonni, l’ingegnere edile Edoardo e Maria, prof di tedesco al liceo Maria.

Per loro fu difficile accettare un figlio come Paolo: «Avevano il confronto con il fratello gemello Piero che era esattamente il contrario, si era laureato giovanissimo in ingegneria in Scienza delle Costruzioni, una delle cose più difficili al mondo, credo. Lui invece avrebbe dormito fino a mezzogiorno e qualche volta lo faceva pure, non dava esami, andava in giro con amici… Loro erano persone tradizionaliste e si dicevano “Oddio, questo è un pazzo, che facciamo? Poi quando ha avuto successo erano contenti. Perché sapevano che non era un cretino, in fondo. Solo che per mia nonna i lavori che contavano erano ingegnere, medico e avvocato: il resto mmm… Mio nonno invece era più tranquillo». Fu proprio lui a trovargli quel lavoro alla Cosider in cui Villaggio studiò il mondo impiegatizio da cui scaturirono Fantozzi e gli altri personaggi. «Mia madre era incinta di me, loro vedevano che ormai aveva una famiglia e doveva mantenerla», racconta Elisabetta. In qualche modo il nonno ha determinato, senza volerlo il suo futuro successo. «Ma quanta fatica faceva papà ad alzarsi presto per andare al lavoro!».

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Quella donna incinta era Maura Albites, genovese, oggi una signora «di 88 anni e mezzo, come sottolinea sempre», rivela sorridendo Elisabetta, parlando della madre che è stata legata a suo padre per quasi 60 anni. «Ma sta bene, è simpatica, il papà le manca, sente nostalgia e quando arriva il giorno che sarebbe stato il suo compleanno vuole restare chiusa in casa e non vedere nessuno». Elisabetta, scontri a parte, con quel padre si è anche molto divertita oltre a dovergli l’iniziazione alla cultura: «Quando era in buona era un raccontatore interessante ed era una persona molto colta. Ci dava da leggere i classici: Dostoevskij e Kafka i suoi preferiti. E così ha fatto con mio figlio». Lei gli chiese di fare la comparsa in Fantozzi contro tutti (1980) e lui accettò: «Sono vestita da sposa in quella tavolata su cui piombano lui e Filini in bici», dopo la famosa scena di «in sella alla bersagliera!». 

Ma tornando al figlio Andreas forse è stato lui soprattutto a ereditare estro e creatività «del nonnino» come lo chiamava. «Papà diceva di voler bene più a lui che a noi figli», ricorda Elisabetta. «Negli ultimi tempi quando lui viveva negli Usa e mio padre non usciva quasi più di casa, ho poi saputo da Andreas che si facevano telefonate lunghissime e affettuose in piena notte». La nota dolente «è che gli ha trasmesso anche l’amore per il cibo», smodato, esagerato come si sa. Che probabilmente ha contribuito ad accelerarne la fine. Ma se si chiede a Elisabetta un difetto di suo padre («la qualità più grande era l’intelligente curiosità», precisa prima) dice che non era quello «ma ogni tanto un filo di egoismo, eh sì». Che lo portava anche a tradire la sua Maura? «Ogni tanto lui è stato un po’ pesante in questo senso: i tradimenti ci sono stati e si tagliava l’aria con il coltello quando erano scoperti. Allora io mi buttavo sugli amici, cercavo di evadere».

CHI E’ 

IL PERSONAGGIO
Il ragionier Ugo Fantozzi nasce dalla penna di Paolo Villaggio il 25 luglio 1968 con il primo di 48 racconti, pubblicati fino al 25 novembre del 1971.

I FILM
Al cinema l’impiegato di Villaggio debuttò il 27 marzo 1975 con Fantozzi
di Luciano Salce. Seguirono nel ’76 Il secondo tragico Fantozzi sempre diretto da Salce e nel 1980 Fantozzi contro tutti con registi Neri Parenti e lo stesso Villaggio. Alla fine i film della serie saranno 10: l’ultimo, Fantozzi 2000 – La clonazione, del 1999.

IL FESTIVAL
I 50 anni dalla nascita del Fantozzi cinematografico saranno celebrati dalla figlia del suo creatore, Elisabetta Villaggio (foto), questa domenica pomeriggio, 26 gennaio, al 25° Sudestival di Monopoli (Bari). Alle 17 sarà presentato il film biopic Com’è umano lui, curato dalla figlia. Alle 19 la proiezione di Fantozzi.

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26 gennaio 2025

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