Carlo Nordio a Napoli: «Con la riforma non voglio umiliare la magistratura». Il procuratore Gratteri assente

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di
Luigi Nicolosi

Il capo della Procura di Napoli non è presente a Castel Capuano: «Giuste le proteste, resto in ufficio». I magistrati durante l’inno mostrano la Costituzione e quando parla il ministro escono dalla sala

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Alla fine Nicola Gratteri non è presente nell’aula di Castel Capuano dove si inaugura l’anno giudiziario. È il giorno del Guardasigilli. Carlo Nordio è a Napoli, ma all’esterno e anche all’interno va in scena la protesta dei magistrati. Quando il ministro prende la parola, i magistrati lentamente escono dalla sala. «Con la riforma non voglio umiliare la magistratura», è il senso delle sue parole, ma sono già fuori.

«Resto in ufficio a lavorare»

Un’assenza destinata a pesare come un macigno quello del capo della Procura di Napoli. Dopo le infuocate polemiche delle ultime settimane, con la quasi totalità della magistratura che si è scagliata contro la riforma costituzionale della giustizia, questa mattina a Napoli, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, c’è un dato che, nonostante il Salone dei Busti di Castel Capuano gremito, salta subito all’occhio. E che Gratteri spiega ai microfoni di Agorà Weekend: «La protesta decisa dall’Associazione Nazionale Magistrati sarà attuata in tutte le sedi di Corte d’appello, in tutte le inaugurazioni di anno giudiziario che contestualmente vengono fatte oggi in tutte le Corti d’appello. Tutte le manifestazioni, le proteste democratiche, sono legittime, devono essere fatte». E aggiunge: «Anzi dico che l’Anm sinora è stata molto timida rispetto anche ad altre riforme. Personalmente non andrò all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Resto qui in ufficio a lavorare perché non ritengo utile la mia presenza, dato che nel corso di tutto questo tempo, mesi e anni, nessuno ha chiesto e ha voluto un confronto per discutere sul piano pratico, tecnico e giuridico della riforma. Quindi andare li’ a sentire lo stesso discorso fatto ieri, fatto in televisione ieri sera o fatto l’altro ancora, non ne vale la pena», aggiunge.




















































«La riforma rallenterà la giustizia»

Proprio ieri Gratteri era tornato a far sentire la propria voce con una nuova bordata all’indirizzo del guardasigilli Carlo Nordio. «La sua riforma rallenterà la giustizia». In questi termini si è espresso il numero uno dei pm partenopei, presente all’insediamento di Domenico Guarascio, nuovo procuratore della Repubblica di Crotone. Gratteri, che ha avuto Guarascio nel suo team di sostituti ai tempi della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulla riforma presentata dal ministro della giustizia Carlo Nordio, tra l’altro da pochi giorni reduce dalla prima approvazione dalla Camera dei Deputati, ha sostenuto che «qualsiasi riforma è stata fatta, tranne quella dell’estate 2024 sulla cybersicurezza, è stata dannosa. Questa non servierà né a velocizzare i processi, né a tutelare le parti offese, ma nemmeno a dare risposte a chi ha bisogno di giustizia. Ad esempio l’App 2. Noi abbiamo spiegato che il software sostanzialmente non funzionava, ma è stato imposto il suo utilizzo dal 1 gennaio 2025 sapendo che non funzionava». Gratteri, già intervenuto pochi giorni fa sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno, ha quindi ribadito: «Noi l’abbiamo detto prima, ma con arroganza è stata imposta questa App 2 e oggi i tribunali sono semiparalizzati. C’è un forte rallentamento nella celebrazione dei processi. Non so che futuro ci attende», ha poi concluso il magistrato. Oggi un nuovo «messaggio», la sua assenza a Castel Capuano, destinato a fare clamore.

La Costituzione e la frase di Calamandrei

I magistrati in servizio iscritti all’Anm e anche alcuni in pensione a Napoli sollevano la copia della Costituzione all’inizio della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario, mentre risuonava l’inno. Tutti sono in toga e con la coccarda tricolore. Su cartelli, una frase di Pietro Calamandrei, «in questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, questa non è una carta morta è un testamento, un testamento di centomila morti. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, lì è nata la nostra Costituzione». 

Il ministro: «La riforma non è punitiva»

Quando il ministro prende la parola, i magistrati lentamente escono dalla sala. Spiega: «Sono benvenute le manifestazioni di dissenso, ma non si può pensare che un ministro con 30 anni in magistratura possa avere come obiettivo l’umiliazione della categoria a cui è appartenuto». Poi aggiunge: «La riforma costituzionale ha un’origine esclusivamente tecnica.
Bene che qui vengano esibite copie della Costituzione che ha la capacità di autorinnovarsi. Ogni cosa ha il suo tempo». E ancora: «Ringrazio ancora una volta l’efficienza e l’operosità della magistratura. Su quest’ultima, vorrei aggiungere due cose. Molte volte ho usato anche espressioni non del tutto in linea con la vulgata generale, però di una cosa mi sono sempre sentito orgoglioso, di affermare che è la sua operosità e la sua competenza. Tutte le volte che ho sentito dire che i magistrati lavorano poco o producono poco, ho avuto una sorta di senso di ribellione da magistrato all’epoca e come ministro. La seconda un po’ più dolorosa è quella che qualcuno possa pensare che questa riforma costituzionale sia punitiva per la magistratura». Conclude e lascia subito Castel Capuano senza fermarsi con la stampa.

Ordine avvocati Napoli: «Serve dialogo»

«L’Ordine degli avvocati di Napoli si pone in maniera costruttiva nei confronti della riforma della giustizia. Ci vuole un dialogo con chi governa e con chi legifera, abbiamo la necessità che chi governa e chi legifera abbia l’apporto e l’esperienza di chi vive sul campo e per questo l’avvocatura chiede di essere ascoltata sui grandi temi e su quelle che sono le disfunzioni del processo civile e penale che oggi registriamo». Questa la posizione dell’Ordine degli Avvocati di Napoli espressa dal suo presidente, Carmine Foreste, intervenuto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto di Corte d’Appello. Da parte dei magistrati viene evocato il rischio che con la riforma il magistrato venga assoggettato al potere esecutivo. Gli avvocati non vedono questo pericolo. «L’avvocatura – sottolinea Foreste – chiede che la giustizia funzioni e che vengano tutelati i diritti dei cittadini. L’idea nostra è che non esista questo timore, la riforma costituzionale scongiura i timori della magistratura, la Costituzione spiega chiaramente che la magistratura è autonoma e indipendente. Quello che cambia è la distinzione delle barriere e ritengo che per un processo accusatorio rispettoso dei principi costituzionali di parità tra le parti e imparzialità del giudice questa riforma possa essere una soluzione o comunque la strada per raggiungere l’effettività del processo». Dunque dagli avvocati arriva un appello al dialogo: «Ci sono posizioni diverse – conclude – ma non bisogna ragionare sulle riforma in base alle posizioni di avvocati e magistrati, ma in base alle uniche coordinate che sono quelle del dettato costituzionale che regolano la giustizia». 

L’Anm: «Dalla protesta un messaggio di unità»

Infine, bilancio positivo per l’Anm al termine della protesta che ha segnato la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. «Io credo – commenta il presidente della giunta distrettuale dell’Anm Napoli Cristina Curatoli nel corso di una conferenza stampa convocata al termine della cerimonia – che la giornata di oggi dimostri come questa iniziativa sia state senz’altro molto sentita dalla magistratura tutta, unita in tutte le sue componenti culturali e associative. Ecco il messaggio che ne esce oggi è quello di una grandissima unità e compattezza proprio perché non siamo di fronte a riforme che modificano piccoli passaggi ma siamo di fronte a forme che minano il cuore della giurisdizione e quindi davanti a questo la magistratura è compatta e oggi l’ha dimostrato». Le rassicurazioni di Nordio sembra non abbiano fatto breccia. «Le parole del ministro – prosegue il magistrato – non ci tranquillizzano perché un conto è dire che in questa riforma non c’è scritto che autonomia e indipendenza sono lesi, ma sono parole perché la riforma va letta nel suo complesso, anche alla luce di tutti i commenti a margine che la politica dà rispetto a questa riforma che dimostrano invece al contrario come abbia lo scopo di controllare i pubblici ministeri, di controllare ile indagini scomode e in qualche modo di controllare e di attenuare quella che è l’autonomia della magistratura e dei pubblici ministeri, soprattutto nello svolgimento della propria attività lavorativa». «Non c’è bisogno – è la tesi dell’ Anm – che venga scritto in maniera esplicita che il pm è assoggettato al potere politico, perché si percepisce dall’intera riforma nel suo complesso. E soprattutto la maggior parte dei sistemi giudiziari che prevede la separazione delle carriere ha esattamente poi questo progressivo risultato. Non si comprende perché separare delle carriere che di fatto già lo sono e non si comprende perché separare in qualche modo il giudice dal pubblico ministero quando i migliori pubblici ministeri sono quelli che hanno fatto anche il giudice, perché hanno condiviso la medesima cultura della giurisdizione, una cultura finalizzata solo ed esclusivamente alla ricerca della verità e all’accertamento dei fatti. I pubblici ministeri chiedono le archiviazioni, chiedono le assoluzioni e lavorano per cercare la verità dei fatti per tutelare tutti i cittadini allo stesso identico modo anche da qualunque tipo di cittadini, non soltanto i potenti». Sullo sfondo si intravede la possibilità di una battaglia referendaria. Ipotesi cui l’Anm di Napoli al momento non vuole pensare: «Per adesso non immaginiamo nessuna campagna anche perché l’associazione nazionale magistrati spera che questo non avvenga. Se dovesse avvenire – precisa Curatoli – valuteremo che cosa fare, ma non tanto semplicemente per manifestare una forma di opposizione, ma anche per farci ascoltare dai cittadini che dovranno essere quantomeno consapevoli del fine di questa riforma. Detto ciò – conclude il numero 1 dell’ Anm di Napoli – qualunque riforma verrà accettata dalla magistratura come è giusto che sia. Però dobbiamo sicuramente informare i cittadini perché abbiamo il dovere di farlo quando sono in gioco l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati».

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25 gennaio 2025 ( modifica il 25 gennaio 2025 | 18:41)

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