«Basta con la violenza in tv motiviamo di più i ragazzi»

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«Come prevenire il fenomeno? Bisogna stare più vicini a questi ragazzi, specie a scuola, seguirli, farli sentire parte di una comunità». A parlare è Cesare Moreno, insegnante elementare e presidente dell’associazione Maestri di Strada Onlus, fondata insieme ad altri nel 2001 per promuovere progetti educativi per il contrasto alla dispersione scolastica nella periferia orientale.

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Una realtà dalla quale provengono spesso tanti dei minori che compiono reati. Come è emerso ieri dalla relazione della presidente della Corte d’Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, secondo cui sempre più minori escono armati e sono coinvolti in crimini. Secondo i dati, definiti «significativi», della sezione Famiglia e minori della Corte d’Appello, nel periodo giugno 2023 – giugno 2024 sono stati decisi 150 processi, di cui 11 concernenti reati di particolare gravità, omicidi, tentati omicidi, riduzione in schiavitù. Si pone l’accento sul fatto che la situazione complessiva relativa a reati e minori «registra quasi il raddoppio dei numeri dell’anno precedente, con un rilevante incremento di misure cautelari»: 105 nel primo semestre del 2024 a fronte dei 47 del 2023; e di giudizi abbreviati, 73 nel primo semestre del 2024 a fronte dei 43 dell’anno precedente.

Come commenta questi dati?

«Diciamo che è abbastanza scontato, nel senso che non mi meravigliano. Purtroppo non abbiamo ancora smaltito le conseguenze del Covid, che ha aumentato l’isolamento dei giovani e quindi si è registrato anche l’aumento del tasso di azioni inconsulte. Ma c’è un dato di cui tenere conto».

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«Furti, rapine e più in generale aggressioni il più delle volte vengono commesse da ragazzi che vivono la realtà violenta dei loro quartieri, ma non necessariamente provengono da famiglie criminali. E da parte delle stesse organizzazioni malavitose c’è una incapacità di controllo di queste azioni compiute da minori. Spesso i ragazzini che commettono reati provengono da famiglie fragili, deboli anziché forti nel senso di appartenenti a contesti criminali e, pensando di doversi difendere, perciò vanno in giro armati. Alla fine il confine tra difendersi e aggredire è molto labile».

Cosa fare allora di fronte a questa emergenza, che è frutto spesso di una povertà educativa?

«Dobbiamo essere più vicini ai ragazzi, includerli, renderli protagonisti, favorire la loro partecipazione nelle scuole e farli diventare parte attiva nella gestione della scuola stessa. Perché il sintomo più forte di questa situazione è il disagio psichico, che è simile a quello che si vive nelle zone di guerra. Qui a Ponticelli c’è un morto o una sparatoria al mese e ora, dopo l’ultimo omicidio (quello di Enrico Capozzi, ndr), ci sono tre orfani di cui mi chiedo: chi si sta occupando? Ma il problema sono anche gli altri 300 coetanei che stanno loro intorno».

Come si fa prevenzione dunque?

«La prevenzione si fa con l’amicizia, i legami, si fa in classe, dove i ragazzi si devono sentire parte di una piccola comunità che li accoglie ogni giorno. Loro hanno paura del concetto di violenza e per questo bisogna educarli a capire che la violenza c’è e va affrontata».

Si è abbassata di molto l’età dei minori che commettono reati: perché secondo lei?

«Oggi anche un bambino di 8 anni si arma e delinque, poiché a quell’età stanno chiusi dentro, allora si organizzano da soli perché i genitori non hanno più alcun potere su di loro. I ragazzi vivono la violenza da mattina a sera tra scuola, famiglia e tv».

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Maestri di Strada, storica realtà dell’associazionismo, interviene laddove spesso non arrivano altri attori del processo educativo.

«Da oltre vent’anni andiamo nelle scuole e collaboriamo con gli insegnanti. Andiamo nelle classi, perché è facendo squadra che l’individuo cresce nella comunità. Poi li portiamo in sede da noi. Ne seguiamo oltre 500, ma in tutto il territorio sono più 10mila».

Segnali positivi arrivano però dalla piaga della dispersione scolastica, che sta diminuendo. Cosa ne pensa?

«Sì, l’unico dato positivo è il miglioramento dell’evasione dai banchi, ma c’è purtroppo l’aumento della cosiddetta dispersione in presenza, che riguarda i ragazzi che vanno a scuola e non imparano nulla, specie quelli provenienti dalle classi sociali più agiate».

Dopodomani alle 17,30 a Casa Morra (salita San Raffaele 20/c) sarà inaugurata la “Collezione di Maestri di Strada”. Di cosa si tratta?

«Una donazione di 26 quadri – 22 a firma del medico e pittore napoletano Guido Sacerdoti, nipote di Carlo Levi e 4 di sua madre Adele – che Carlo Sacerdoti, loro erede, ha deciso di inserire nel proprio patrimonio in modo da facilitare la trasformazione di Maestri di Strada in un ente del terzo settore dotato di personalità giuridica. Noi metteremo quelle opere a garanzia, per far sì che le attività dell’associazione proseguano per i minori a rischio di Napoli est».

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