Don Alvaro Granados nel suo ultimo video-commento al Vangelo
«Il Paradiso è un luogo che mi attira. Chiudo gli occhi, penso al Cielo, e mi riempio di gioia e di speranza cristiana». Era la vigilia dell’Assunta 2024 quando don Alvaro Granados diffondeva l’ultimo video di una sua meditazione sul Vangelo. Immagini e parole, quelle che affidava a Youtube, che nel tempo erano diventate un riferimento per tanti malati. E che ora mancheranno: perché don Alvaro, sacerdote spagnolo di 61 anni, malato di Sla da sei, è morto a Roma venerdi 24 gennaio, lasciando una profonda commozione tra chi l’aveva conosciuto anche grazie all’intervista concessa ad Avvenire nel maggio di un anno fa.
La progressione della patologia, che già l’aveva costretto sulla sedia a rotelle, gli rendeva molto faticoso parlare: ma a lasciare il segno erano proprio quelle parole sofferte, pesate una per una, piene della sua profonda vita interiore e della sapienza teologica che l’aveva reso una delle figure di riferimento alla Pontificia Università della Santa Croce, l’ateneo dove aveva insegnato Teologia pastorale e Sacramentaria e che gli ha dedicato un intenso omaggio video.
Sacerdote dell’Opus Dei, risiedeva nella parrocchia romana dedicata al fondatore san Josemaría Escrivá, nel quartiere Ardeatino. La malattia aveva affinato la sua anima contemplativa: «La Sla è pesante, dura – aveva confidato a Giuseppe Muolo nell’intervista per Avvenire –, ma mi ha permesso di maturare e soprattutto di capire quali sono le cose che veramente contano nella vita. Oltre al valore della fede cristiana, in questi anni di infermità ho scoperto e riscoperto il grande valore delle relazioni umane, ciò per cui vale veramente la pena lottare in questo mondo. Chi ha molte relazioni con le persone è ricco, chi non ne ha è povero».
Al dolore della comunità dei malati di Sla dà voce una toccante nota di AiSla: «La sua vita – si legge nel testo pubblicato sul sito dell’Associazione italiana Sclerosi laterale amiotrofica – è stata un inno alla fede, alla forza e alla solidarietà, testimoniando come la grazia divina possa trasformare anche le prove più ardue in una straordinaria occasione di amore e servizio. Don Alvaro non è stato semplicemente un sacerdote o un socio di AiSla, ma uno di noi. È stato un fratello, un punto di riferimento, una guida spirituale che ci ha accompagnato con la preghiera e le sue omelie domenicali, capaci di illuminare il cammino di chiunque cercasse conforto. Attraverso le sue parole e il suo esempio, ci ha insegnato che, anche nelle difficoltà più grandi, la fede può donare la forza di trasformare la sofferenza in un atto di amore per gli altri».
AiSla parla di una missione pastorale «segnata da una compassione sincera e da una fede incrollabile. Nei momenti di maggiore dolore, don Alvaro trovava la forza per avvicinarsi a ciascuno di noi, ricordandoci le parole del Vangelo: “Il Signore è accanto a voi, cammina con voi e soffre con voi. Anche nei momenti di maggiore dolore, non siete soli: la vostra sofferenza ha un valore infinito agli occhi di Dio”. Questo messaggio, che sgorgava dalla profondità della sua anima, resta un invito a non perdere mai la speranza». L’amicizia del sacerdote spagnolo ormai “romano” da tempo era diventata per i malati di Sla e per chi li assiste una presenza significativa: «Nonostante la malattia lo avesse privato della libertà del corpo, don Alvaro non ha mai smesso di donarsi agli altri. Attraverso la tecnologia e il suo instancabile impegno, ha continuato a celebrare l’Eucaristia e a condividere messaggi di fede e speranza, rendendo ogni sua riflessione un faro di luce per chiunque fosse in difficoltà. La sua testimonianza è stata la dimostrazione concreta di come la vita, anche nelle sue forme più fragili, possa essere vissuta pienamente al servizio del prossimo».
Esprimendo «la propria vicinanza alla comunità della parrocchia San Josemaría Escrivá, dove don Alvaro ha svolto il suo ministero con amore e dedizione», AiSla parla di un ricordo che «resterà vivo nei cuori di chiunque lo abbia incontrato e abbia trovato in lui una fonte di ispirazione». L’invito è di unirsi spiritualmente alle esequie – domenica 26 gennaio alle 10.30 nella sua parrocchia – per «rendere omaggio a una vita che ha portato luce e speranza in tanti cuori».
«Con gratitudine profonda per ciò che ci ha donato – conclude l’associazione presieduta da Fulvia Massimelli – ci stringiamo ai suoi familiari, amici e parrocchiani, assicurando loro la nostra preghiera e il nostro affetto. Grazie, don Alvaro, per averci mostrato come vivere con coraggio, fede e amore. La tua luce continuerà a brillare, guidandoci nel cammino della vita».
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