Uomini con la gonna (e la borsa). La moda non si adegua ai due generi

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Tra i potenti accorsi ad assistere all’insediamento di Trump lo scorso martedì, c’era anche Bernard Arnault, proprietario di Lvmh e perciò l’uomo più potente della moda. Inutile dire che la sua presenza a Washington e il sostegno manifesto a Trump hanno fatto parlare: molti si sono chiesti se e come la sua presa di posizione si riverbererà sui brand del gruppo — tra cui Dior e Louis Vuitton — e sul loro approccio alla moda. A giudicare dalle sfilate maschili parigine in corso, per ora tutto continua come di consueto. Sembra scontato, ma non lo è.

Da Louis Vuitton, Pharrell Williams firma con Nigo una collezione tra lusso
e street style giapponese (Alessandro Lucioni/launchmetrics.com/spotlight)

Da Louis Vuitton, Pharrell Williams firma con Nigo una collezione tra lusso
e street style giapponese (Alessandro Lucioni/launchmetrics.com/spotlight) 

La collezione disegnata per Dior Men da Kim Jones, secondo le voci in uscita dalla maison, è stata notevole. Punto di partenza la linea ad H inventata da Christian Dior nel 1954, e qui riportata nelle forme asciutte, nelle bluse di satin, nelle giacche tagliate in vita e negli splendidi opera coat da sera, con le pieghe sulla schiena trattenute da fiocchi. Couture e prêt-à-porter si mescolano, gli unici colori sono il rosa cipria, il bianco e il nero. A sorpresa per la sera ci sono le gonne lunghe e a vita alta. Sono uomini molto belli e molto seducenti, quelli ideati dal designer, che stasera riceverà la Legion d’Onore per il suo contributo alla moda francese. A conferirgliela, Anna Wintour. Fa piacere che la cerimonia coincida con una collezione tanto riuscita.

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Alessandro Lucioni/launchmetrics.com/spotlight 

Pharrell Williams, da due anni alla guida dell’uomo Vuitton, questa volta ha voluto al suo fianco Nigo. Le similitudini tra loro sono tante: sono entrambi creativi a tutto tondo, disegnano per un marchio Lvmh (nel caso di Nigo, Kenzo), e soprattutto sono amici da sempre. Addirittura, Pharrell sostiene che sia stato Nigo, icona dello streetwear giapponese, a plasmare il suo gusto. Un’armonia, la loro, che si ritrova nella collezione, la più centrata e matura di Pharrell. Lo show è una rilettura del suo immaginario — sulla passerella ricurva campeggiano grandi teche con all’interno il suo archivio di capi e accessori Vuitton — e dei pezzi simbolo del casual, esaltati a colpi di lavorazioni e dettagli. Ci sono le giacche dei college americani, il camouflage scomposto, le divise da baseball, i ricami giapponesi sulle borse e i completi di sartoria, la cui silhouette con le giacche a scatola e i pantaloni svasati è diventata una costante di Pharrell. Bel lavoro.

Plausibili, perché sensate e portabili, sono come sempre le proposte di Alexandre Mattiussi per Ami Paris; i suoi look per uomo e donna sono radicati nel quotidiano, e danno l’idea, corretta, di poter passare senza problemi dallo show alla realtà. Forse non stupiscono, ma sono una bella sicurezza.

Anche Paul Smith pare prediligere un’eleganza più smorzata e vissuta e, di conseguenza, più vera. Sua ispirazione sono i maghi dell’obiettivo: David Bailey, Terence Donovan e William Eggleston. Non le loro foto, ma i loro guardaroba: da qui la sterzata verso la normalità. Una curiosità: la stampa floreale sui capi è opera di Harold B. Smith, padre di Paul e fondatore del Beeston Camera Club.

Il debutto di Julian Klausner da Dries Van Noten è volutamente sommesso: una presentazione invece che una sfilata, con una serie di look ispirati al libro I ragazzi selvaggi di William S. Burroughs. Il senso del decoro di Van Noten, che nel frattempo s’è ritirato a vita privata, c’è; quello che manca è il modo in cui il geniale belga sapeva infonderlo nel presente, mantenendo la sua poesia. Un equilibrio che qui talvolta manca. Ma siamo solo all’inizio.

Portabili Volumi XL per Ami Paris (Umberto fratini)

Portabili Volumi XL per Ami Paris (Umberto fratini) 

Come sempre Rick Owens fa storia a sé, dimostrando una coerenza e un’attenzione per il presente rare. La collezione Concordian è dedicata ai 22 anni che lo stilista ha passato a viaggiare tra le sue case di Parigi, Venezia e Concordia, la cittadina emiliana dove realizza il suo brand. Un guardaroba basico ma completo, fatto di tuniche termiche calde e sottili e giacconi antivento, ideali per gli spostamenti frequenti, e che sta tutto in un piccolo trolley: come quello che ha realizzato con Rimowa, appena messo in vendita. Un mirabile esempio di come unire creatività e marketing.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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