SPY UCRAINA/ “Per fare la pace Trump ha bisogno di chiedere aiuto alla Cina”

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È molto importante raggiungere la pace in Ucraina. E Donald Trump dà l’impressione di volerlo fare in fretta: vuole evitare di arrivare tra due anni alle elezioni di Midterm, rischiando di perdere l’appoggio del Congresso. Non si sa ancora, però, su quali basi cercherà di porre fine al conflitto. A Davos, però, spiega Marco Bertolini, generale della Brigata Folgore e comandante di numerose operazioni speciali in Libano, Somalia, Kosovo e Afghanistan, ha dichiarato che la Cina potrebbe dare una mano, segno che forse sta uscendo dalla considerazione della guerra come una vicenda regionale per vederla invece come occasione per ridisegnare in qualche modo i rapporti tra i blocchi contrapposti nel mondo. Di certo gli USA, sotto la sua amministrazione, vogliono ridurre l’impegno in Europa e chiedere ai partner NATO uno sforzo molto superiore per la difesa dei loro Paesi.



Trump a Davos ha detto che è importante raggiungere la pace in Ucraina e che parlerà con Putin. Ma su quali basi discuterà con i russi? Il Cremlino ha già rifiutato la proposta di un semplice congelamento della situazione sul terreno, vuole un accordo di sistema. Su quali basi ripartirà il presidente USA?

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Credo che Trump, ora come ora, sia abbastanza difficile da interpretare. I provvedimenti che ha preso nelle prime ore di presidenza riguardano tutti questioni interne, per quanto riguarda l’estero si è limitato alle dichiarazioni. Quindi è difficile dire cosa abbia in testa per l’Ucraina. La mia impressione è che abbia una visione un po’ semplificata del problema: lo dico per i termini che ha usato, parlando di conflitto “ridicolo” a proposito di una guerra che ha fatto centinaia di migliaia di morti. La guerra non è ridicola neanche per le motivazioni che ha.



Insomma, sappiamo cosa vuole Putin, cioè l’Ucraina fuori dalla NATO e il riconoscimento dei territori occupati. Non sappiamo ancora, invece, quali sono le condizioni di Trump.

Il primo passo sarà l’incontro con Putin. Sarà un negoziato complesso, perché per ora le posizioni sono inconciliabili.

Trump ha anche detto che la Cina può aiutare a fermare la guerra, rivelando di avere un ottimo rapporto con Xi Jinping: il coinvolgimento di Pechino significa che la fine della guerra in Ucraina coinciderà con la definizione di un nuovo ordine mondiale?

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, in una delle ultime interviste, parla di un continente euroasiatico del quale fa parte la Cina, ammettendo che quest’ultima è il vero competitor di Washington. Coinvolgerla nel negoziato per l’Ucraina è un bagno di realismo, anche perché con la Cina ci potrebbero essere frizioni su altri fronti, come per Taiwan e le Filippine.



Quindi il negoziato si sta orientando verso l’impostazione che voleva Putin? E cioè l’Ucraina non come guerra regionale ma come occasione per ridefinire la sicurezza europea e quindi anche mondiale?

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Ci sono le condizioni affinché il negoziato prenda in considerazione le istanze di Putin. Trump ha poco tempo a disposizione, non quattro anni ma due: quando arriveranno le elezioni di Midterm potrebbe perdere il suo potere al Congresso. Se ritardasse di affrontare i problemi con la Cina rischierebbe di non risolvere niente. Vuole affrontare il problema adesso prendendo atto che la Russia ha degli interessi e delle paure.

Zelensky dice che è pronto a parlare con Mosca, ma se la Casa Bianca darà le dovute garanzie. Dice anche che non riconoscerà mai come russi i territori occupati con la guerra. 

Credo che Zelensky sarà l’agnello sacrificale. Putin ha detto che non discuterà con lui perché non è un presidente eletto. L’Ucraina d’altra parte sta perdendo sul campo di battaglia in maniera drammatica.

Sintetizzando quello che si sa delle trattative, possiamo dire che, rifiutata la prima proposta da parte del Cremlino, non si conosce su quali basi Trump tratterà, ma sappiamo che vuole fare presto. Per questo sono tornate le voci secondo cui vuole portare via dall’Europa 20mila soldati USA, chiedendo ai partner NATO di spendere il 5% del Pil per la difesa?

Lui vuole fare in fretta. E la proposta di portare via dall’Europa migliaia di soldati americani è assolutamente in linea con il primo Trump: preferisce ridurre la presenza militare fuori dagli Stati Uniti, anche se non eliminarla perché capisce che la grandezza degli USA si basa sulla potenza militare. Qui si inserisce anche la pressante retorica nei confronti della NATO, per dire ai Paesi aderenti che devono spendere di più. Per quel che riguarda le garanzie nei confronti dell’Ucraina credo che, ora come ora, sia un po’ difficile sbilanciarsi.

Cosa c’è di sicuro finora?

Sicuramente la Russia non accetterà che l’Ucraina entri nella NATO, perché questa sarebbe la vera sconfitta, a meno che non sia ridotta all’Ucraina occidentale, sulla quale peraltro ci sono le mire anche di Polonia e Ungheria. Una soluzione, però, che al momento è fantapolitica. Zelensky, invece, punta sull’ingresso nell’Alleanza atlantica e conferma che non accetterà mai che i suoi territori passino alla Russia. Ma questa è la legge della guerra. Per il resto Trump ha dato l’impressione di aver capito che deve ricalibrare la sua proposta, ma non si capisce bene ancora che cosa farà.

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(Paolo Rossetti)

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