La visita di Trump a Los Angeles ieri è stata recepita da molti come un secondo flagello. Il viaggio è avvenuto dopo giorni di minacce e ricatti sull’assistenza federale per la ricostruzione vincolata alla «modifica delle politiche radicali della California». Per risposta, un’associazione di vittime dei roghi ha convocato una conferenza stampa per ribadire che Trump «is not welcome here», anche per una ricostruzione che il presidente ha già inquadrato in un’ottica di speculazione immobiliare. «Manderemo i migliori costruttori», ha affermato il presidente palazzinaro.
NEI QUARTIERI “patrizi” come Pacific Palisades sono andati distrutti, oltre alle case, migliaia di posti di lavoro che erano stati di immigrati. Ogni giorno un esercito di lavoratori domestici e giardinieri si sposta infatti dai quartieri ispanici della East Side verso le colline di Hollywood, Beverly Hills e Santa Monica. Un vasto sommerso che comprende moltissimi lavoratori non in regola e quindi senza possibilità ora di assistenza pubblica.
Alcuni degli impiegati di Monica Motta, ad esempio, titolare di un’impresa di pulizia con numerosi clienti nelle Palisades. Alla radio locale Kcrw la donna ha raccontato l’angoscia di chi si ritrova disoccupato nel momento in cui si annunciano le grandi deportazioni. «Ho paura di andare al supermercato», afferma una ex impiegata, «abbiamo sentito che potrebbero essere piantonati dalla “migra”». Il nome con cui familiarmente sono definiti gli agenti del servizio di immigrazione (e ora anche di Fbi e antidroga Dea, abilitati da Trump a deportare «illegali») torna a seminare paura nei “barrios.”
Sull’emittente Kpfk il programma in lingua spagnola NuestraVoz dedica un numero speciale alla difesa della comunità. «Estamos entre dos fuegos» afferma in onda un ascoltatore, fra gli incendi e i raid.
Gli immigrati, compresi milioni di lavoratori non in regola, sono la colonna portante dell’economia manifatturiera e dei servizi, nonché contribuenti alla base fiscale. È fatto noto, quantunque rimosso, che la loro espulsione produrrebbe una paralisi, e sarebbe paradossale soprattutto ora, dato il ruolo ricoperto dalla forza lavoro per la ricostruzione dopo i disastri naturali, come avvenne per New Orleans dopo l’uragano Katrina.
NEL SUD OVEST del paese vi è poi un componete storica che vede la comunità ispanica e pienamente integrata e sostanzialmente autoctona. A Los Angeles, seconda metropoli del paese dove i “latinos” rappresentano il 47% della popolazione, lo spagnolo è la prima lingua parlata. L’integrazione non è quindi solo economica ma sociale e culturale.
È su questo tessuto che l’amministrazione Trump sgancia nuovamente la bomba di una paventata pulizia etnica per porre rimedio a un’emergenza inesistente ma necessaria ad alimentare la narrazione che ha puntellato la sua ascesa. In questa psicosi artefatta, la maggioranza ispanica ricopre il ruolo di utile capro espiatorio per tenere alto il livello di conflitto demagogico, oggetto della promessa retribution, la rappresaglia sovranista radicata soprattutto in stati interni.
RESTA DA VERIFICARE in che misura l’escalation retorica dello “zar delle deportazioni” Tom Homan presagirà effettive operazioni o se le minacce rimarranno simboliche. La promessa di deportare milioni e milioni di criminal aliens è predicata sulla falsa premessa degli immigrati criminali (ogni studio indica livelli di delinquenza assai minori che nella popolazione autoctona), ma oltre a questo presuppone finanziamenti attualmente inesistenti per l’agenzia di immigrazione (Ice) già in deficit.
Il direttore del Homeland Security, Chad Wolf, assicura che la missione verrà potenziata a breve in molti stati e città santuario, compresi raid in scuole, ospedali e chiese. E già la settimana scorsa si sono ad esempio intensificate le retate nella zona di Bakersfield, nella CentralValley, centro del paniere agricolo californiano. Fra le persone “scomparse” sulla via del lavoro e scolari rimasti ad attendere invano all’uscita di scuola, l’operazione ha avuto il desiderato esito di seminare sofferenza, rabbia e paura. Nonché forte preoccupazione nell’industria agroalimentare che dipende del tutto da quella forza lavoro.
INTANTO la retorica ufficiale si è già adeguata alla linea guida del pugno duro. Giovedì due escursionisti che passeggiavano nel deserto vicino Jacumba, a un centinaio di metri dal confine messicano, sono stati drubati, ma la cronaca, nella formulazione del comando Ice, è diventata «attacco a un cittadino americano e un canadese da parte di terroristi dei cartelli della droga».
Non ci faremo paralizzare dalla paura ha dichiarato Angelica Salas,della coalizione per i diritti degli immigrati (Chirla).
Sui posti di lavoro e nelle scuole di Los Angeles, l’associazione sta distribuendo tessere a studenti e cittadini con l’elenco dei diritti legali e numeri di avvocati, in caso di fermo e rimozione.
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