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A 130 anni dalla prima edizione, sopravvive la tradizione del Cimento, grazie alla Canottieri San Cristoforo. Dopo una pausa di quattro anni, stasera a mezzanotte si torna a festeggiare. Domenica, nuovo tuffo e il 1° Trofeo intitolato a Roberta Guaineri, l’assessore allo sport del Comune scomparsa nel giugno scorso
Le acque gelide richiamano gli audaci. Anzi, i «leoni». Il 27 gennaio del 1895, un anno prima dei Giochi di Atene, uno scultore milanese, Giuseppe Cantù, esponente della Scapigliatura e sostenitore di Garibaldi, ma anche grande appassionato di nuoto, convinse sei amici a tuffarsi con lui nel Naviglio Grande a gennaio, vicino ai «giorni della merla», dando origine, così, al «Cimento invernale». Una tradizione che, a 130 anni esatti dalla prima edizione, sopravvive ancora grazie alla Canottieri San Cristoforo, che la ripropone a 5 anni dall’ultima edizione, che si tenne nel 2020. Negli anni successivi, infatti, fu sospesa prima per la pandemia e poi per importanti lavori all’alveo che dovette essere prosciugato. Ma non solo: vi fu anche la prolungata siccità sul Lago Maggiore che costrinse per un paio d’anni a tenere più bassa l’acqua dei Navigli. Ora che la situazione è migliorata, si torna a festeggiare.
Primo appuntamento sabato a mezzanotte, davanti alla Canottieri San Cristoforo (Alzaia Naviglio Grande 122) per il tuffo notturno intitolato «I Leoni del Cimento» e che sarà reso ancora più spettacolare da «una sorpresa nel segno dell’audacia», spiegano dalla Canottieri senza svelarla.
Domenica alle 12, un nuovo tuffo e, a seguire, il 1° Trofeo Roberta Guaineri, l’assessore allo sport del Comune di Milano, scomparsa nel giugno scorso, che della manifestazione fu un’appassionata sostenitrice e partecipante. Ai due tuffi parteciperanno volontari tra i 18 e i 65 anni. La gara è invece riservata ai gelidisti, i nuotatori esperti di acque gelide: 100 metri di percorso controcorrente. Tra loro quattro donne e diversi atleti come Walter D’Angelo e Enzo Favoino, di ritorno dai campionati mondiali di questa disciplina a Molveno.
Sergio Passetti, presidente della San Cristoforo e istruttore subacqueo, è un veterano del Cimento e anche quest’anno si tufferà. È stata sua l’idea di riproporre la gara nel 2009, a 47 anni dall’ultima di cui si aveva notizia, che si era svolta nel 1962. Dal 2009 ad oggi i tuffi invernali sono stati però sporadici. «Ma noi siamo cultori delle tradizioni della città e quindi crediamo nell’importanza di riproporla per far conoscere la storia di Milano – spiega -. Per quest’anno stimiamo una temperatura dell’acqua attorno ai 6 gradi. A mezzanotte è più fredda l’aria dell’acqua».
Ma quando ti tuffi cosa si prova? «Prima c’è un grande entusiasmo comune, che dà la carica a tutto il gruppo, poi quando cadi in acqua, per un momento pensi chi te l’abbia fatto fare, poi nuoti e quando esci non senti quel freddo pazzesco che pensavi: il corpo non fa in tempo a gelarsi, perché la durata è breve». Tra i neofiti ci sarà invece Andrea Cosmo, 37 anni, ex atleta e oggi istruttore di canottaggio. «Mia mamma è inglese e fin da bambino facevo il bagno a Cardiff dove la temperatura dell’acqua anche d’estate non superava i 10 gradi. Anche oggi faccio il bagno nel mare a partire da febbraio. Il Cimento non l’ho mai fatto, sono curioso di provare». Certo, a Milano non fa più freddo come un tempo. «Negli anni ‘80 sull’Idroscalo si pattinava e ho provato anche a immergermi» dice Passetti. Le cronache storiche del Cimento, che si possono leggere anche nell’Archivio del Corriere, rivelano aneddoti inesauribili.
Nel 1899, i partecipanti, tra cui alcuni vigili del fuoco e militari, si tuffarono in divisa. Gli altri con giacca e cravatta e uno in abiti femminili con un cappellino di paglia infiorato. Nel 1908, il Cimento si tenne a Capodanno. Quella del 1924 fu invece una delle edizioni più fredde. Il presidente della Rari Nantes, la società all’epoca promotrice, sottoponeva a un serio esame gli aspiranti nuotatori, che potevano arrivare anche all’ultimo. E chiedeva anche: «Hai fatto testamento?». A uno che gli rispose di non aver nulla da lasciare disse «E allora vai a raccomandare l’anima a San Cristoforo». Nel 1912 la gara si svolse con un metro di neve sulle sponde. Il principe dei decani, Francesco Maggi, 72 anni, dal 1896 in avanti partecipò a oltre 50 tuffi invernali. «È per questo che non vogliamo che la tradizione si perda, avremo tanto altro da raccontare – conclude Passetti – E speriamo anche che il Trofeo Guaineri continui. Sarebbe bello che ogni anno fosse fatto in uno sport diverso, come una staffetta».
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