Bergamo, come cambiano gli artigiani: il calo delle costruzioni e la crescita dei servizi alla persona

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di
Donatella Tiraboschi

In continuo aumento le imprese di proprietà di persone nate all’estero

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Dimenticate, almeno in parte, l’immaginario dell’artigiano che tira su muri, aggiusta rubinetti, collega cavi elettrici o ripara una porta. Figure assolutamente indispensabili, ma che devono essere inquadrate nel più ampio concetto dell’«artigiano» come custode di un vero e proprio patrimonio di manodopera culturale. Ogni creazione artigiana, infatti, racconta storie di passione, abilità e tradizione, intrecciando il passato con un presente fatto di sfide: la globalizzazione, la digitalizzazione e la sostenibilità stanno trasformando anche questo comparto produttivo. E il segno dei tempi lo si può leggere in un dato di ricerca della Camera di commercio di Bergamo che, prendendo in esame il periodo che va dal 2014 al 2023, evidenzia in crescita attività meno tradizionali di un tempo: tatuaggi e piercing, cura degli animali da compagnia (non veterinari) e ancora in costante ascesa parrucchieri ed estetisti.

Un artigianato, in sostanza, a servizio della persona e che riflette il mondo che cambia anche in chiave multietnica. Il comparto in Bergamasca riesce comunque a tenere le posizioni, al netto di una contrazione numerica su base decennale di circa il 10%: al 31 dicembre 2023 le imprese erano 28.826, pari al 34,9% delle imprese attive (-3.125 rispetto alle 31.951 del 2014).




















































Nel corso degli anni in esame a flettere di più sono stati gli artigiani di montagna, con una riduzione media annua del -1,5%. La distribuzione territoriale vede la pianura ospitare il 34% delle imprese, seguita dall’area urbana con il 24%, dalla collina con il 23% e dalla montagna con il 18%. Eppure, è proprio nelle zone montane che la propensione all’artigianato è più spiccata, come denota l’indicatore della «densità imprenditoriale». Calcolato su una base di 1.000 abitanti in zone montuose, il dato è di 31 imprese contro il 26,1 a livello provinciale, il 23,3 regionale e il 21,3 nazionale. Significativo è che sia stato proprio il 2022, l’anno della «grande ripresa post Covid», a segnare l’impennata maggiore, quando le nuove iscrizioni artigiane hanno rappresentato quasi il 40% delle aperture complessive del periodo a fronte dell’ecatombe del 2020.

Il saldo tra aperture e cessazioni del 2023 è risultato il migliore del periodo, con uno sbilancio negativo di sole 45 imprese, mentre il segno «più» è tornato nelle rilevazioni del 2024, a riprova di una vivacità del comparto. Malgrado siano le più numerose, pari al 44,3% del panorama complessivo, le imprese artigiane delle costruzioni hanno registrato un calo lungo tutto il decennio, soprattutto nel 2022. Seguono in graduatoria il 28,9% nei servizi, il 21,2% nella manifattura, il 5,2% nel commercio,mentre l’agricoltura vanta un infinitesimale 0,4%.

All’interno del composito mondo dei «servizi» (in crescita del 7%) circa la metà è costituita da varie attività, dalle organizzazioni associative, fino alla riparazione di computer e beni per la casa e ai servizi per la persona. Rispetto alla natura giuridica, nell’anno 2023, il 74% delle imprese artigiane attive erano individuali.

A fine 2023, le 28.826 sedi di imprese artigiane attive occupavano complessivamente 71.679 addetti di cui il 33% in pianura, il 25% nell’area urbana e della collina e il 18% in montagna. Ma il segno positivo più netto è quello che riguarda il dato che, alla fine del 2023, contava un totale di 3.658 imprenditori che sono nati all’estero (e che rappresentano il 17% delle imprese individuali artigiane) contrapposto al -17% delle 2.993 imprese con titolare nato in Italia che hanno invece cessato la propria attività.

La percentuale dei titolari stranieri è salita in un anno dal 13,7% a 17,2% del totale. La metà degli operatori proviene da Marocco (14%), Romania (13%), Albania (12%) e, infine Egitto e Cina (8%). La maggior parte di loro sono addetti soprattutto nelle costruzioni (48%) dove il primato spetta ai nati in Romania.

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