Airia, il «think tank» italiano per un’intelligenza artificiale utile, sicura ed etica

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L’associazione senza scopo di lucro è stata fondata da un gruppo di avvocati interni ad aziende e multinazionali, a cui si sono aggiunti rappresentanti delle istituzioni e del mondo accademico.«Bene la strategia annunciata dal Governo, ora si tratta di renderla effettiva. Siamo qui per dare una mano»

A che punto siamo con l’approccio del sistema Italia all’intelligenza artificiale? Mosso, certo non fermo, ma con un grande bisogno di concretezza. Perché se è vero – e lo è – che il testo pubblicato a luglio 2024, ossia la Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026, è un documento complesso e ben strutturato, dove si toccano tutti i punti importanti per l’approccio nazionale a una tecnologia che segna il discrimine (tra il prima e il dopo), quello su cui ora bisogna concentrarsi sono i tempi di realizzazione. Decreti attuativi e dunque la cosiddetta «messa a terra» dei provvedimenti nelle quattro aree «critiche» individuate dal documento: ricerca, Pubblica Amministrazione, imprese e formazione. «Parliamo di temi complessi, resi tali anche dalla burocrazia e dalla necessità di coinvolgere tanti pezzi dello Stato, in un esercizio che non può che essere congiunto. Mi faccio una domanda», spiega al Corriere Marta Colonna, responsabile legale di PagoPa. «Una volta definite le linee guida sulla formazione, quanto tempo ci metteremo effettivamente ad avere una vera educazione digitale nelle scuole? Perché se ci mettiamo, per dire, sette anni, per allora il quadro tecnologico sarà verosimilmente del tutto differente. E dovremo ricominciare da capo. Ripeto: non può che essere un’attività che coinvolga la pubblica amministrazione ma anche le imprese, le associazioni e la società civile tutta». Colonna, insieme a un gruppo nutrito di legali afferenti ad aziende e multinazionali, a cui subito si sono aggiunti rappresentanti delle istituzioni e del mondo accademico, hanno costituito Airia, un’associazione appunto di professionisti che vuole dare una mano nel guidare l’Italia in questa transizione digitale. E in particolare nel nuovo digitale rappresentato da una tecnologia dirompente come la GenAi.

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Dodici tavoli di lavoro settoriali

L’acronimo ben studiato recita Associazione regolazione intelligenza artificiale. «Siamo un cosiddetto think tank che ora conta centinaia di professionisti in diversi ambiti e settori industriali, e che non vuole per sua natura risiedere in una torre d’avorio, dove ce la raccontiamo tra di noi», spiega Carmelo Fontana, consigliere legale di Google a livello europeo, nonché presidente di Airia. «Siamo nati per lavorare e parlare con la società italiana, organizzare progetti, formazione per le imprese, incontri nelle scuole. Perché sull’intelligenza artificiale serve consapevolezza». Nata nel febbraio del 2024, con un battesimo di fuoco in una delle conferenze più partecipate e acclamate nel corso del World Ai Cannes Festival – uno dei convegni più importanti sull’intelligenza artificiale a livello mondiale, alla quale l’associazione parteciperà anche quest’anno con tre incontri -, Airia nei mesi successivi ha costituito il proprio comitato scientifico, individuando i dodici tavoli di lavoro-settori su cui focalizzare i propri interventi. Si va dalla protezione dei dati alla regolamentazione del copyright, dal futuro del mercato del lavoro ai verticali su diversi settori industriali, passando per la democrazia e i media e la sostenibilità dell’innovazione.

Un’Ai utile, sicura ed etica

L’obiettivo di queste «commissioni» è produrre proposte concrete: linee guida, relazioni di esperti e proposte di autoregolamentazione. «Crediamo molto nel concetto di soft law, regolare l’intelligenza artificiale non vuol dire ostacolare l’innovazione, ma garantire che sia utile, sicura ed etica», sottolinea Marta Colonna, che di Airia è vicepresidente. Il riferimento è anche all’Ai Act europeo, criticato ancora prima di entrare in vigore (e su cui Airia ha prodotto il suo primo libro di divulgazione). Le fa eco Fontana: «Le aziende possono giocare un ruolo cruciale nell’autoregolamentarsi, condividendo esperienze e buone pratiche anche tra settori diversi. La nostra missione è mostrare che è possibile conciliare progresso e rispetto per i valori umani».

Più che definire norme, come detto, lo scopo di Airia è dunque di creare consapevolezza, fornire le gambe a chi poi dovrà muoversi. E quindi appunto arrivare a un’autoregolamentazione, all’interno ovviamente di quadri normativi e strategici condivisi. Uno dei progetti in via di sviluppo per le scuole è un esempio esplicativo del modus operandi dell’associazione. Se da un lato può essere interessante per studenti e studentesse ascoltare esperti che spiegano come il mondo del futuro sta venendo disegnato (anche) dall’Ai, dall’altro il poter mettere le mani direttamente su come questa tecnologia funziona ha un effetto concreto nell’avvicinarsi a creare quella conoscenza-competenza che permette di sviluppare spirito critico e consapevolezza personale sulla tecnologia. Tra gli strumenti che verranno usati c’è la Teachable Machine, uno strumento messo a punto da Google e disponibile per tutti gratuitamente in Rete che permette di «allenare» algoritmi in prima persona. E crearsi dunque semplici database di forme, di oggetti, di suoni. Magari non utili in sé ma proprio nel metodo. Quello dell’imparare facendo.

24 gennaio 2025

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