Agrigento 2025, Schifani impone il “repulisti”: si è dimesso il presidente della Fondazione Minio

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Le voci si rincorrevano da ore con retroscena che hanno fatto emergere tutte le tensione intorno alla Fondazione Agrigento 2025, con il presidente della Regione Renato Schifani che, dopo le brutte figure inanellate una dietro l’altra, ha preteso una sorta di repulisti.Al momento “paga” il presidente Giacomo Minio (nella foto) che «su richiesta del sindaco Miccichè» ha lasciato ieri sera la guida della Fondazione. In realtà è il presidente della Regione ad averle pretese e ad aspettare anche quelle del resto del CdA della Fondazione che potrebbero arrivare nelle prossime ore. Addirittura c’è chi racconta di un vertice convocato da Schifani con il sindaco Miccichè e con alcuni suoi assessori convocato a Palermo e sostanzialmente mai cominciato. Il Governatore aveva chiesto un cambio di passo – leggi: dimissioni – nella Fondazione ma il sindaco si è presentato senza avere nelle mani alcuna rinuncia. «Tornate quando le avrete» avrebbe intimato Schifani rivolgendosi al sindaco Miccichè.

Tocca a Gaetano Armao?

E ieri sera sono arrivate quelle del presidente Giacomo Minio mentre nelle prossime ore dovrebbero arrivare anche quelle degli altri componenti del CdA. Il nuovo presidente della Fondazione sarà, secondo indiscrezioni, l’ex assessore regionale Gaetano Armao, uomo vicino al presidente Renato Schifani che ha così di fatto deciso di prendere in mano il dossier Agrigento Capitale della Cultura commissariandola per tentare di far tornare il sereno ed evitare altre brutte figure nei prossimi mesi.

Le parole di Minio

Giacomo Minio non ha nascosto la sua delusione: «Con senso di responsabilità̀ e spirito di servizio verso la mia collettività ̀– ha detto – ho accettato la carica onorifica di presidente della Fondazione Agrigento 2025, per realizzare, insieme al territorio, un grande sogno tra arte, economia, bellezza ed integrazione, profondendo l’esperienza maturata. Una sfida epocale. Ho lavorato con impegno e lucidità dando autorevolezza e credibilità ad un ente appena costituito. Sono soddisfatto del lavoro svolto seppur tra non poche difficoltà̀, per aver messo una Fondazione nelle condizioni di essere pienamente operativa, con una sua dotazione economica ed una gestione particolarmente attenta al rispetto della finanza pubblica». Poi però è arrivata la richiesta del sindaco Miccichè messo con le spalle al muro dal presidente Schifani: «Oggi – ha aggiunto Minio – lascio la Fondazione, anzitempo, su richiesta del sindaco Miccichè per favorire un avvicendamento squisitamente politico. E’ superfluo sottolineare, come tutte le critiche in questi giorni emerse sui mass media, nulla hanno a che fare con le attività̀ proprie della Fondazione Agrigento 2025, la quale, ai sensi del dello statuto vigente, deve esclusivamente occuparsi della realizzazione di attività culturali. Esulano infatti dagli scopi della Fondazione le manutenzioni del territorio, dei siti e la sua infrastrutturazione a vari livelli (cartellonistica, reti stradali ed altro)». Il riferimento è chiaramente ai cartelloni sgrammaticati apparsi lungo la Statale 640 e rimossi dopo le polemiche o l’asfalto sulle strade attraversate dal corteo del presidente Mattarella con gli operai che col metaldetector hanno poi cercato i tombini ricoperti dal bitume.«Le attività̀ della Fondazione partono ufficialmente dal 18 gennaio di quest’anno – ha spiegato con amarezza Minio – data della inaugurazione di Agrigento capitale della cultura al teatro Pirandello alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella ed i cui progetti artistici saranno realizzati e spesati nel corso del 2025. Auspico che la visione per questo territorio, le possibilità̀ di connessione, di innovative reti relazionali, capacità di vedere oltre, la valorizzazione dei giovani, dei talenti, delle intelligenze non vada vanificata, ma resti nel territorio perché si possano innervare programmi destinati a durare negli anni». E tra le iniziative in cantiere da citare c’era anche un incontro interreligioso alla presenza di Papa Francesco e sul quale si stava lavorando insieme all’arcivescovo Alessandro Damiano.

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