Sinner-Shelton agli Australian Open risultato in diretta: 7-6; 6-2; 6-2, Jannik va in finale contro Zverev

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Sinner, i crampi e un sorriso per Zverev: «È il motivo per cui gioco»

(Gaia Piccardi, inviata a Melbourne)  Un inizio choc. Primo game. Sinner al servizio sprofonda15-40, un gran passante in corsa di dritto a rientrare consegna a Ben Shelton il break. Non sarà l’unico del primo set per l’americano, perché un Jannik a corrente alternata, messo a dura prova dalle rotazioni mancine del rivale, dopo essere risalito 2-2 ed aver sprecato due occasioni di fuga al sesto game, ricede il servizio del 6-5 per Shelton in un momento in cui il gioco è in mano al ragazzo della Florida, di cui l’azzurro patisce le accelerazioni. Ci sono addirittura due set point per Shelton, che lo sciupone butta via con due erroracci (i gratuiti saranno 55 contro i 26 dell’italiano), consentendo al numero uno di restare in carreggiata e, addirittura, riprendersi il break.

​Sul 6-6 nessuno si stupisce: tutti i precedenti tra questi due fenomenali giovani atleti sono stati caratterizzati da (almeno) un tie break. E lì, ancora una volta, il numero uno del mondo si conferma maestro della specialità: complice un passaggio a vuoto disastroso di Shelton, che sbaglia cinque dritti consecutivi consegnandosi al più forte, Sinner chiude 7-2 (7-6) tirando un sospiro di sollievo dopo 1h11’ di feroce battaglia.

La serata è fresca, ideale per giocare a tennis. Non c’è l’alibi del caldo però forse Jannik si porta dietro qualche tossina del virus che l’ha aggredito lunedì nel match contro Rune.  È nervoso, non è brillante come vorrebbe, accenna un gesto di stizza e una rarissima parolaccia («ca..o»), con cui punteggia l’arrampicata verso la conquista del primo set. È bassa la percentuale di prime in campo (47%) su cui Shelton si avventa con furore e quando tocca a lui servire l’americano tira fuori dal cilindro servizi a 232 all’ora; una seconda palla al corpo a 216 km/h, sul 5-4, aveva quasi strappato la racchetta di mano all’azzurro. Match molto fisico, insomma, bene aver chiuso in testa il primo set, che indirizza verso Sesto Pusteria, Italy, tutta la vicenda.​

Perso il primo, Shelton si spegne. Cala d’intensità, avanza a fiammate, Sinner controlla e si rilassa. Ma è come se avesse fretta di portare a termine l’impresa, per risparmiare energie, per concedersi il giusto riposo. Un break al primo game del secondo set, strappa il primo mezzo sorriso a Jannik di una serata tesissima. Il parziale vola via, 6-2; e anche ne terzo basta aspettare gli strafalcioni di Crazy Ben per assicurarsi un consistente vantaggio. 

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Ma gli scambi sono lunghi e intensi, le geometrie spesso toccano tutte le righe costringendo i duellanti a correre, correre, correre. In atterraggio da uno smash, Sinner fa una smorfia e si tocca la schiena. Poco dopo, al cambio di campo, chiama il fisioterapista. È l’uomo di fiducia Ulises Badio a consigliarglielo, dal box degli allenatori. Jannik segnala di avere i crampi, entra lo specialista e gli massaggia entrambe le gambe, come l’anno scorso in semifinale al Roland Garros contro Alcaraz. C’è un break Italia al quinto game: 3-2, 5-2, 6-2 dopo essersi fatto massaggiare una seconda volta ed aver scolato una bottiglia di succo di cetriolo (pickle juice, prodotto naturale australiano contro i crampi). ​

È finita, finalmente. Da campione in carica, Jannik Sinner conquista la seconda finale consecutiva all’Australian Open. «Partita dura, entrambi abbiamo risposto meglio di come abbiamo servito. All’inizio ero teso, ma ho saputo gestire bene la situazione».

Come stai, gli chiede l’intervistatore Jim Courier: «Qualche crampo alla gambe, ho un po’ sofferto, ho cercato di restare in movimento e di chiudere in tre set» risponde Jannik, che fa piccoli passetti sul posto per sciogliere e gambe e respingere altri crampi. 

Domenica in finale per il titolo lo aspetta Sasha Zverev, che ha approfittato del ritiro di Djokovic per infortunio dopo un set nell’altra semifinale. L’asticella si alza. Servirà un Sinner in gran spolvero (e con ben più del 57% di prime in campo) contro il numero due del mondo. «Abbiamo avuto sfide aperte nel passato, lui è un giocatore straordinario, cerca il suo primo Major. La pressione sale ma mi piace trovarmi in situazioni così. È il motivo per cui gioco a tennis». Sale sulla cyclette per il defaticamento. E finalmente gli scappa un sorriso vero.



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