L’avvento dei social media ha portato con sé un fenomeno tanto diffuso quanto preoccupante: l’inflazione dell’ego. Un esercito di “Es, Io, Super Io” popola le piattaforme digitali, erigendo troni virtuali basati su fondamenta di mediocrità e arroganza. Questo fenomeno, alimentato dalla ricerca costante di approvazione e visibilità, si manifesta in molteplici forme, configurandosi spesso come una vera e propria forma di bullismo digitale. L’anonimato (o meglio, la pseudo-anonimità) offerto dalla rete, unito alla mancanza di un confronto reale con le conseguenze delle proprie azioni, incoraggia comportamenti aggressivi e prevaricatori. Si assiste così a una proliferazione di insulti, body shaming, cyberstalking e diffamazione, perpetrati da individui che, protetti dallo schermo, si sentono autorizzati a sfogare la propria frustrazione e insicurezza sugli altri.
L’arroganza, in questo contesto, funge da scudo protettivo per un’autostima fragile. L’individuo si costruisce un’immagine idealizzata di sé, gonfiando le proprie (presunte) qualità e sminuendo quelle altrui. Questa distorsione della realtà si manifesta attraverso post autocelebrativi, commenti sprezzanti e un atteggiamento generale di superiorità. Il “Super Io” digitale si nutre di like, condivisioni e commenti positivi, interpretandoli come una conferma della propria grandezza, mentre ignora o attacca qualsiasi forma di critica. Questa dinamica crea un circolo vizioso: più l’ego viene alimentato, più l’individuo si convince della propria infallibilità, diventando sempre più insensibile alle esigenze e ai sentimenti altrui.
La mediocrità che spesso si cela dietro questa maschera di onnipotenza è un elemento cruciale per comprendere il fenomeno. L’incapacità di raggiungere obiettivi concreti nella vita reale spinge alcuni individui a cercare una gratificazione immediata e superficiale nel mondo virtuale. La costruzione di un personaggio online di successo, ammirato e invidiato, diventa un surrogato della realizzazione personale. Questo meccanismo di compensazione, tuttavia, è destinato a fallire, poiché la realtà virtuale non può sostituire la complessità e la ricchezza delle relazioni umane autentiche. L’isolamento sociale, la depressione e l’ansia sono spesso le conseguenze di questa ricerca ossessiva di approvazione online.
Un’altra manifestazione dell’Es, Io, Super Io sui social è la tendenza a ergersi a giudici supremi del gusto, della morale e del comportamento altrui. Ogni post, ogni foto, ogni commento diventa oggetto di scrutinio impietoso e di critiche feroci. L’obiettivo non è tanto quello di esprimere un’opinione costruttiva, quanto quello di demolire l’altro, di affermare la propria presunta superiorità intellettuale o morale. Questo atteggiamento, oltre a creare un clima di ostilità e intolleranza, contribuisce a diffondere una cultura del linciaggio digitale, dove chiunque può essere preso di mira e umiliato pubblicamente senza alcuna conseguenza.
Il fenomeno dell’Es, Io, Super Io sui social è un sintomo di un malessere più profondo che affligge la nostra società: la difficoltà di accettare i propri limiti e di costruire relazioni autentiche basate sul rispetto e sull’empatia. È fondamentale, quindi, promuovere una cultura della consapevolezza digitale, che educhi gli individui a utilizzare i social media in modo responsabile e costruttivo, evitando di cadere nella trappola dell’autocelebrazione e dell’aggressività online. Solo attraverso un’educazione all’empatia e al rispetto sarà possibile contrastare la diffusione di questo fenomeno e costruire un ambiente digitale più sano e inclusivo.
Foto da Pinterest
Dedico a questo articolo una mia poesia:
La boria
La boria si annida
la boria ti sfida,
usa arcane parole
per arrafar ciò che vuole.
La boria è maligna
e la bocca digrigna,
con astuta malizia
ti accarezza e ti vizia.
La boria è bigotta
sentenzia ogni volta,
sparla male alle spalle
non possiede le palle.
La boria è una dama
o un uomo che trama,
in una corte di pazzi
che si ciba di vezzi.
La boria mi annoia
rima una vana gloria,
riconosco il suo odore
quell’ io insano e incolore.
Sabrina Morelli Copyright Diritti Riservati
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