Pensioni, la Ragioneria rivede le previsioni sui requisiti: nel 2040 serviranno 68 anni e 1 mese. Stretta sulle uscite anticipate, ecco i dati

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La Ragioneria generale dello Stato ha aggiornato nei giorni scorsi il documento con le previsioni di spesa per le pensioni e i requisiti che saranno richiesti nei prossimi anni per lasciare il lavoro, tema che nelle scorse settimane era finito al centro di una polemica politica dopo che l’Inps ha incorporato nel suo simulatore un aumento dell’età pensionabile dal 2027. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha nel frattempo annunciato di voler sterilizzare il prossimo adeguamento dell’età di uscita all’aspettativa di vita, decisione che andrà ufficializzata nei prossimi mesi. Nel frattempo il dipartimento del Mef procede comunque il proprio lavoro “tecnico” sulla base delle stime aggiornate.

Aumentano i requisiti – Le nuove tabelle basate sullo scenario demografico Istat mediano base 2023 – in attesa dell’aggiornamento – dicono che nel 2027 per accedere alla pensione di vecchiaia ai lavoratori dipendenti del settore privato serviranno 67 anni e tre mesi (tre in più rispetto alla situazione attuale, come risultava dagli applicativi Inps aggiornati) mentre per quella di anzianità indipendente dall’età anagrafica occorreranno 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini e 42 e 1 mese per le donne contro gli attuali 42 e 10 mesi e 41 e 10 mesi. Con almeno 20 anni di contributi e un importo minimo di pensione pari a 3 volte l’assegno sociale (2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con due o più figli) anche nel 2027 serviranno 64 anni.

Poi i requisiti continueranno a salire: nel 2040 si arriverebbe a 68 anni e 1 mese per i trattamenti di vecchiaia, 43 anni e 11 mesi e 42 e 11 mesi – rispettivamente per uomini e donne – per l’anzianità. Con 20 anni di contributi, per l’uscita di anzianità nel 2040 bisognerà avere 65 anni e 1 mese. Questo al netto della nuova opzione che consente di andare in pensione a 64 anni raggiungendo la soglia minima di assegno necessaria per poter uscire dal lavoro grazie al cumulo degli importi derivanti dall’eventuale adesione a un fondo di previdenza complementare. Per quanto riguarda i dipendenti pubblici, le età sono le stesse ma in più le pa oggi possono trattenere in servizio su base volontaria coloro che hanno valutazioni della performance molto buone, come chiarito da un circolare del ministro della pa Paolo Zangrillo di cui ha dato conto Il Sole 24 Ore.

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Gli effetti della stretta sulle uscite anticipate – Intanto il monitoraggio sui flussi dell’Inps mostra che la stretta sulle pensioni anticipate decisa dal governo Meloni a partire dal 2024 con il passaggio al sistema contributivo per Quota 103 e l’allungamento delle finestre ha fatto calare il numero delle uscite in anticipo rispetto all’età di vecchiaia. Il contrario rispetto alle promesse della maggioranza sull’”addio alla Fornero”. Nel 2024 le pensioni anticipate sono state 215.058 a fronte delle 255.119 del 2023 con una riduzione del 15,7%. Resta invece sostanzialmente stabile il numero delle pensioni di vecchiaia con decorrenza nell’anno sono state 254.213 a fronte delle 256.342 del 2023. Nel 2020 – quando era in vigore Quota 100 – le pensioni anticipate sono state nel complesso oltre 333mila. Crollato anche il numero di uscite pensionistiche delle lavoratrici attraverso Opzione Donna: nel 2024 in totale sono state 3.489, in calo di oltre il 70% rispetto alle 11.996 del 2023. Quasi metà delle lavoratrici (1.516 persone) che hanno deciso di sfruttarla hanno ottenuto un assegno medio sotto i mille euro.

Le pensioni con decorrenza nel 2024, secondo l’Osservatorio Inps, sono state nel complesso 830.452 con un importo medio di 1.245,64 euro al mese. Il numero è in calo rispetto al 2023 (erano state 907.066) ma l’importo medio alla decorrenza è superiore (era di 1.230,76 euro nel 2023). Per la pensione anticipata l’importo medio mensile alla decorrenza è di 2.117,40 euro, in crescita rispetto ai 2.055,45 euro del 2023 mentre per quella di vecchiaia è di 1.164,11 euro, in aumento sui 1.119,82 del 2023. I dati risentono del recupero dell’inflazione. Per l’assegno sociale l’importo medio nel 2024 è stato di 492,60 euro a fronte dei 468,58 del 2023.

Le pensioni liquidate alle donne hanno avuto nel complesso un importo medio di 1.047,71 euro, quasi il 29% inferiore all’importo medio di quelle liquidate agli uomini (1.475,28 euro). Per gli uomini quindi le nuove pensioni valgono in media oltre 400 euro in più al mese. Se si guarda solo alle pensioni anticipate, quelle legate al numero di anni di contributi versati, per le donne l’importo medio mensile è di 1.886,83 euro mentre per gli uomini è di 2.231,06 euro con un importo minore per le femmine del 15,43%.



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