L’indifendibile Timmermans e i fondi europei alle ong green

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Il dossier del quotidiano olandese De Telegraaf secondo cui la Commissione Europea avrebbe finanziato organizzazioni ambientaliste per attività lobbistiche rivolte agli eurodeputati a favore dell’approvazione del Green Deal e di altri provvedimenti dello stesso genere promossi dall’allora commissario per l’Ambiente, il socialista olandese Frans Timmermans, sta provocando dibattiti al calor bianco all’interno dello stesso Parlamento europeo.

Li animano eurodeputati olandesi, ma non solo. Li hanno acutizzati le dichiarazioni del nuovo commissario per il Bilancio, il polacco Piotr Serafin, che così si è espresso: «Devo ammettere che non era opportuno stipulare accordi che richiedessero alle Ong di esercitare pressioni sui membri del Parlamento europeo».

Timmermans: «Mai chiesto agli ambientalisti di fare il mio lavoro»

Mentre i liberali di sinistra olandesi di D66 attraverso il loro capogruppo al parlamento europeo Gerben-Jan Gerbrandy chiedono di disporre di tutti i documenti prima di potersi esprimere, Verdi e socialisti fanno professioni di garantismo o difendono apertamente le pratiche venute alla luce. Secondo Mohamed Chahim, compagno di partito di Timmermans, bisogna indagare a fondo ma anche ricordarsi che «Ci sono anche organizzazioni dell’automotive e dei fitofarmaci che ricevono sussidi e in realtà assumono una posizione diversa rispetto alla Commissione europea. Dobbiamo assicurarci di sentire voci diverse. Sarebbe scandaloso se venissero qui solo le multinazionali con le tasche profonde».

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Gli eurodeputati verdi difendono l’operato delle associazioni ambientaliste. Vedono le pubbliche denunce secondo cui si tratterebbe di uno scandalo come un tentativo di mettere a tacere le Ong e di togliere loro i sussidi. La verde francese Marie Toussaint parla di vera e propria cospirazione: «Questo è il primo passo nella guerra contro le persone che difendono il bene comune». Timmermans stesso si difende affermando di non avere nulla a che fare coi contratti conclusi fra la Commissione e le associazioni ambientaliste. A De Telegraaf ha dichiarato: «Non ho mai chiesto loro di fare il lavoro al mio posto. L’accesso pubblico a tutti gli atti è il modo migliore per vedere cosa è vero in tutto ciò».


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Lo scandalo del «lobbismo verde»

Stupito per le argomentazioni di chi nega che esista un problema è Dirk Goting, il membro della commissione parlamentare che analizza il bilancio della Ue e che verosimilmente è all’origine dello scoop di De Telegraaf. L’esponente centrista olandese (Nsc, il suo partito, aderisce al Partito popolare europeo) ha protestato: «Sono scioccato da questo modo di porre la questione. Si tratta dell’integrità del sistema finanziario della Ue, e non di rimuovere i sussidi. Questa lobby ombra non va bene, abbiamo bisogno di una sana separazione dei poteri». Gli ha fatto eco Sander Smiit del Bbb, il partito dei contadini olandesi: «Dobbiamo andare a fondo di questo scandalo del lobbismo verde. In una democrazia è inaccettabile che l’esecutivo (la Commissione, ndt) permetta che il potere di controllo (il Parlamento, ndt) sia controllato e manipolato».

Le associazioni ambientaliste ricevono dalla Commissione Europea finanziamenti per 15,5 milioni di euro all’anno da un Fondo per i sussidi climatici e ambientali, e secondo documenti nelle mani di De Telegraaf una parte di questi sono serviti ad azioni lobbistiche sugli eurodeputati per convincerli a votare a favore dei progetti di Frans Timmermans.

700 mila euro per «orientare il dibattito sull’agricoltura»

Per esempio un contratto riservato dell’entità di 700 mila euro prevede che l’Eeb (European Environmental Bureau, Ufficio ambientale europeo), un consorzio di 185 associazioni ambientaliste europee, utilizzi i fondi «per orientare il dibattito sull’agricoltura», cioè per promuovere il controverso Nature Restoration Act. Si legge su De Telegraaf che «alle organizzazioni sono stati addirittura assegnati obiettivi per risultati concreti di lobbying presso eurodeputati e Paesi membri». Le associazioni green erano tenute a “rendicontare i risultati”. Così è accaduto che a Eeb sia stato richiesto di fornire almeno 16 esempi di casi in cui il Parlamento europeo ha reso la legislazione verde più ambiziosa grazie alla loro attività lobbistica.

Spiega il sopra citato Dirk Gotink nell’articolo del giornale: «C’erano persino liste redatte dalle lobby con nomi di tutti i politici che dovevano essere contattati. Questa non è una campagna diffamatoria contro il movimento ambientalista. Ovviamente è loro diritto fare lobbying, il problema è l’atteggiamento della Commissione europea. Ora vorrei sapere se questo tipo di attività è avvenuto anche su altri temi come le migrazioni».


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Il commissario Ue al Bilancio: «Accordi tra Commissione e ong inopportuni»

Chiamato a commentare le rivelazioni nell’aula di Strasburgo, il nuovo commissario al Bilancio Serafin ha ammesso l’esistenza del problema:

«I finanziamenti del programma Life supportano entità no profit che sostengono l’attuazione delle politiche dell’Unione. Si tratta di Ong principalmente attive nell’ambito delle azioni climatiche, ambientali e dell’energia pulita. Tali entità contribuiscono ad una società civile vivace attiva, in linea con il regolamento alla base del programma Life. Tuttavia devo ammettere che è stato inopportuno per alcuni servizi della commissione sottoscrivere degli accordi che obbligano le Ong a fare attività lobbistiche con i membri del Parlamento europeo. Una serie di azioni nel 2024 sono state introdotte proprio per rispondere a questa preoccupazione che riguarda la nostra reputazione. Innanzitutto sono stati dati orientamenti non solo per il programma Life, ma anche per tutti gli altri programmi di spesa gestiti dalla Commissione. La Commissione sta cooperando con la Corte dei Conti nel suo audit in corso sulla trasparenza del finanziamento fornito alle Ong e aspettiamo con impazienza le conclusioni della Corte e le sue raccomandazioni, che ci aspettiamo di ricevere nella prima metà del 2025».

La figuraccia di Timmermans

Commentatori e organi di stampa esprimono scetticismo sull’asserita estraneità di Frans Timmermans rispetto alla vicenda. Cultur onder Vuur, un sito conservatore olandese, pubblica una foto dell’ex commissario europeo che appare sulla pagina web dell’Eeb come parte del materiale di una campagna contro i Pfas, le sostanze chimiche utilizzate per rendere idrorepellenti e oleorepellenti le superfici e che possono avere effetti nocivi sulla salute.

E commenta: «Frans Timmermans afferma di non aver mai saputo degli accordi finanziari con le associazioni ambientaliste. Questo è altamente incredibile. La foto di Timmermans è sul sito web dell’Eeb, come parte di una campagna contro i Pfas. Allora ci sono solo due possibilità. O Timmermans sapeva dei legami finanziari e quindi ha mentito al riguardo. Oppure non lo sapeva e quindi non aveva idea di come fosse speso il suo budget. In entrambi i casi Frans Timmermans ci fa una brutta figura».



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