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Il documento “Industry 5.0” verso una industria europea sostenibile,  umancentrica e resiliente” stilato dalla Commissione Europea nel gennaio 2022 ha l’obiettivo di spostare l’attenzione dalle esigenze prevalentemente produttive e finalizzate  alla ricerca della massima efficienza e produttività che avevano contraddistinto Industry 4.0  alle ricadute che l’introduzione delle nuove tecnologie ha sulle persone, sulla società e sull’ambiente. Si propone di promuovere un approccio produttivo eco-compatibile che salvaguardi il benessere del pianeta e delle future generazioni.  Con questo obiettivo il testo indica un modello di lavoro caratterizzato da un rapporto tra tecnologie ed esseri umani più equilibrato di quello attuato dalla Quarta Rivoluzione Industriale o 4.0.

 

Di conseguenza il compito affidato alla Quinta Rivoluzione Industriale è quello di ricercare una conciliazione tra le esigenze produttive e quelle della società.

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Il documento “ Industria 5.0” sottolinea la necessità di minimizzare gli sprechi e l’impatto ambientale dei processi produttivi puntando sulla sostenibilità e sull’economia circolare e soprattutto ricolloca al centro l’essere umano.

 

Questa rinnovata attenzione alla persona nella sua interezza costringe a ricercare nelle innovazioni introdotte dal 4.0 strumenti finalizzati a produrre un miglioramento nelle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori e a utilizzare la tecnologia per migliorare la loro qualità di vita e il loro benessere creando ambienti di lavoro più sicuri, più etici e più soddisfacenti in cui il contributo unico dell’essere umano venga valorizzato e promosso.

 

Perché gli intenti indicati nel documento europeo producano effetti pratici occorrono atti concreti da individuare nei singoli posti di lavoro in relazione alla situazione interna. Per quanto riguarda specificamente la salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori un intervento di sicura efficacia consiste nella rilettura puntuale della situazione lavorativa così come è stata modificata dai numerosi cambiamenti (tecnici e organizzativi) che il 4.0 ha introdotto e delle loro ricadute sulla salute e la sicurezza dei lavoratori. L’accettazione dei cambiamenti è strettamente dipendente dalle modalità della loro introduzione e dalla qualità della comunicazione organizzativa che li accompagna.  Qualora essa sia opaca riguardo alle strategie di sviluppo dell’impresa, è inevitabile che i rumors si amplifichino. Al contrario, una comunicazione che favorisce la comprensione delle innovazioni e il coinvolgimento attivo dei lavoratori nel processo di cambiamento riduce l’ansia derivante da scarsa conoscenza della situazione e l’impatto negativo che le voci incontrollate possono produrre. Una comunicazione dal basso verso l’alto e un’attività strutturata di ascolto del personale contribuiscono anche a creare e mantenere un clima collaborativo.

 

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La valutazione quindi deve essere sempre situata deve cioè tener conto della specifica situazione di contesto, della tipologia delle tecnologie che possono essere assai diverse tra loro per finalità, modalità di utilizzo e del modo con cui detti cambiamenti sono stati introdotti nello specifico luogo di lavoro.

 

L’introduzione delle nuove tecnologie ha prodotto miglioramenti per le persone

  • facilitando l’integrazione dei lavoratori disabili
  • favorendo il reinserimento di persone con patologie croniche o degenerative che hanno già comportato interventi o terapie necessarie ma debilitanti
  • rendendo agevole il prolungarsi del lavoro per soggetti anziani facilitando la gestione dell’invecchiamento attivo e favorendo il mantenimento di lavoratori anziani, ma ancora attivi e sani
  • automatizzando i lavori pesanti o ripetitivi
  • supportando il lavoratore in compiti complessi attraverso i computer collegati in rete e in ‘cloud’.

Occorre però interrogarsi anche sui possibili effetti negativi derivanti da una molteplicità di fattori il cui intreccio è difficile da districare e in cui è frequente confondere le cause con gli effetti.

 

Tra gli aspetti problematici si colloca l’inedito mix di vecchie e nuove tecnologie e la contemporanea presenza di modus operandi tradizionali e innovativi che può rendere difficile al lavoratore riconoscere le differenze tra il vecchio modo di lavorare e il nuovo. Di conseguenza, qualora egli non sia adeguatamente informato, formato e addestrato o non sia pienamente consapevole dei nuovi comportamenti che gli vengono richiesti può

  • fare un uso accidentale di procedure non più adatte con conseguente aumento di rischi ed errori
  • non saper cosa fare in caso di fallimento del sistema
  • essere incapace individuare autonomamente i rischi.

 

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L’uso di nuove tecnologie può inoltre causare

  • spersonalizzazione con perdita del senso di appartenenza e di attaccamento al lavoro (in caso le funzioni precedentemente svolte vengano fortemente automatizzate).
  • scorretto rapporto tra competenze e discrezionalità (in caso gli operatori ricevano istruzioni dettagliate tramite dispositivi digitali sulle operazioni da compiere e di conseguenza percepiscano una svalorizzazione delle loro competenze e capacità).
  • scorretto rapporto tra competenze e riconoscimento (in caso agli operatori vengono affidati compiti non adeguati)
  • monotonia

 

Da esso può inoltre derivare l’aumento della fatica mentale che è opportuno valutare con modalità specifiche che non devono confuse con quelle utilizzate per la valutazione  dello stress lavoro correlato.

 

Il riesame di questi aspetti e una più complessiva revisione delle nuove condizioni lavorative è coerente con le indicazioni contenute nel documento Industry 5.0 e con la ricollocazione dell’uomo nella posizione di protagonista del lavoro che le ha ispirate.


Renata Borgato
Docente, formatrice e consulente aziendale 

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I documenti citati nell’articolo:

Commissione europea – Industry 5.0: A Transformative Vision for Europe (formato PDF, 725 kB)

Ministero dello sviluppo economico – Circolare n. 4/E del 30/03/2017 (formato PDF, 1.20 MB)

Invitiamo alla lettura dell’articolo ” L’impatto della quinta rivoluzione industriale: tecnologie e organizzazione” di Renata Borgato

 



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