TERNI –Tullio De Piscopo sarà con la sua band questa sera, 24 gennaio, all’auditorium Gazzoli alle ore 21 per il concerto che apre la stagione di Visioninmusica di Silvia Alunni.
Con lui saranno sul palco Stefano Gajon clarinetto, sassofoni e tastiere; Gianluca Silvestri chitarre; Daniele Labelli pianoforte e tastiere; Alessandro Simeoni basso; Rosario Di Giorgio percussioni.
Quaranta anni fa, Tullio De Piscopo ha rivoluzionato la musica con ”Stop Bajon”, un brano straordinario che ha unito le ritmiche innovative del percussionista napoletano alla genialità compositiva di Pino Daniele. Un pezzo che ha segnato la nascita del rap napoletano, che continua a sorprendere ed emozionare, invitando il pubblico a muoversi al ritmo della sua melodia coinvolgente. Per celebrare questo importante anniversario, De Piscopo presenta un viaggio musicale ricco di esperienze di vita e di musica. L’evento promette un’esperienza intensa e emozionante, con brani dedicati a Pino Daniele, grandi assoli di batteria e una straordinaria versione di Libertango di Astor Piazzolla. Non mancheranno i successi che hanno fatto la storia, come “E’ fatto e sorde eh!”e “Andamento lento”.
– Parlare con Tullio De Piscopo è come parlare con la batteria fatta persona. Ha attraversato 60 anni di storia della musica, contrassegnandola ogni volta con il suo segno distintivo, 60 anni di storia della batteria.
Sì, 60 anni – risponde Tullio De Piscopo – ma veramente, suonati, ma suonati, suonati, tanta musica. Tanta musica. E ogni tanto penso a quello che ho fatto. Sin da bambino, il bambino avevo il sogno della musica, avevo un codice, il codice come anche Pino, (Daniele, n.d.a.) il suo codice, la musica, fare la musica, quindi ho fatto veramente tantissime cose e sono anche orgoglioso di aver partecipato alla registrazione del rimarranno per sempre.
– Poi lei viene in effetti da una famiglia di batteristi, no?
Mio padre era batterista, percussionista, a Napoli suonava anche con l’orchestra di Giuseppe Anepeta, uno dei più grandi arrangiatori della musica napoletana, mediterranea.
– Nella realizzazione di questo sogno, lei ha collaborato con grandi musicisti, a cominciare da quelli del panorama jazz internazionale. Cosa ricorda con più intensità di questi personaggi?
L’esperienza fatta, ad esempio, col grande Astor Piazzolla. Libertango. Avevo solo 25 anni. Dopo Libertango ho fatto altri dieci ellepì con il maestro, tra l’altro uno che è una pietra miliare, è diventato un disco cult con Jerry Mulligan: Astor incontra Jerry Summit, questo long play è straordinario, e poi come non ricordare John Lewis a capo del Modern Jazz Quartet. Ma ho collaborato con tantissimi jazzmen di grande fama: Quincy Jones, ad esempio. Tante soddisfazioni.
– E Chet Baker…
Eh sì, Chet Baker, incredibile. A volte lo dimentico. Quando suonavamo con Chet Baker in festival in vari gruppi in una serata, i grandi musicisti rimanevano soltanto a bocca aperta. Quella ascoltata e quella voce bellissima insieme al timbro della sua tromba.
– Indimenticabile la sua partnership con Pino Daniele. Ancora oggi siete rimasti entrambi simboli della napoletanità più autentica e mediterranea.
Sì, con Pino eravamo in perfetta simbiosi. A volte mi chiamava e mi diceva così, senza preavviso, di venire a fare questa data importante. Cioè, non avevamo bisogno, pensa, a volte non avevamo bisogno neanche di provare. Bastava guardarci. Perché noi avevamo quel codice di cui ti dicevo prima. La musica, i ricordi, ma le grandi produzioni con Franco Battiato, L’era del cinghiale bianco. Poi con Fabrizio De André, tutto Jannacci, tutto Giorgio Gaber, insomma grandi soddisfazioni. Tutto questo partito dal sogno di un bambino. Sognavo quelle cose da bambino perché mio fratello Romeo morì presto.
– E lei prese il testimone da suo fratello.
Lui morì giovane mentre suonava la batteria e io rimasi sconvolto a 11 anni. Ho capito che c’era da camminare, da salire tante scale nella vita e ho voluto fare quello che sicuramente lui avrebbe fatto meglio di me.
– Alla luce della sua esperienza, qual è il suo giudizio sull’attualità musicale italiana?
Come musica moderna, pop, rap, ci sono dei bravi artisti, però non trovo originalità e trovo eccessivo il ricorso alle parolacce e alle indecenze. No, il successo si deve raggiungere perché sei un artista, tiri fuori una musica, il pentagramma, perché qui a volte ci dimentichiamo il pentagramma che è fatto da quattro spazi e cinque righe.
E’ necessaria personalità, non copiare mai gli altri, sennò sarai sempre di passaggio.
– Avere una propria identità musicale, insomma.
Personalità, personalità. Sì, sì, sì.
– Bene, allora la aspettiamo a Terni.
Che meraviglia, sono felice di arrivare a Terni perché ho fatto sempre cose straordinarie, sia a Umbria Jazz che ad altre manifestazioni in Piazza. E’ un vero piacere.
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