«Il green deal è un imbroglio»

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Donald Trump fa fare un passo indietro agli Stati Uniti in tema di energia: addio rinnovabili, si torna a petrolio e carbone. Le promesse elettorali del tycoon sono state ribadite nella giornata di oggi, 23 gennaio, a Davos, all’annuale vertice economico mondiale in Svizzera. Gli ordini esecutivi del presidente Usa in materia di energia, molti dei quali emessi nel suo primo giorno in carica, mirano a rendere più facile per le aziende produrre petrolio e gas e a dare al governo il potere di bloccare i progetti di energia pulita già approvati. Va segnalato che l’uso del carbone è diminuito drasticamente negli Stati Uniti, principalmente a causa della disponibilità di gas a basso costo ottenuto tramite il fracking.

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Costa poco e noi negli Stati Uniti ne abbiamo tantissimo, così come abbiamo tantissimo gas e petrolio –  ha detto oggi Trump – L’industria green è un imbroglio. Lasceremo che la gente compri le auto che vuole». 

La domanda globale di gas è cresciuta nel 2024 e, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, è previsto che crescerà quest’anno, anche se a un ritmo più lento. 

GLI ORDINI ESECUTIVI

Come uno dei primi atti della sua amministrazione Trump ha deciso di firmare diversi ordini esecutivi e promemoria presidenziali con l’obiettivo smantellare le politiche energetiche dell’amministrazione Joe Biden e per sviluppare rapidamente lo sfruttamento delle risorse di combustibili fossili interne.

  • È stato rescisso l’EO 13990 del 20 gennaio 2021 (Protezione della salute pubblica e dell’ambiente e ripristino della scienza per affrontare la crisi climatica). Entrato in vigore il primo giorno di mandato del presidente Biden. L’ordinanza ha revocato il permesso per l’oleodotto Keystone XL, ha istituito un gruppo di lavoro interagenzia sul costo sociale dei gas serra e ha ordinato alle agenzie federali di supportare una transizione verso l’energia pulita.
  • Trump ha revocato anche la legge EO 14008 del 27 gennaio 2021 (Affrontare la crisi climatica in patria e all’estero) che ha sospeso nuove concessioni di petrolio e gas naturale su terreni pubblici o in acque offshore in attesa del completamento di una revisione completa e di una riconsiderazione delle pratiche federali di autorizzazione e locazione di petrolio e gas.
  • Revocato anche l’EO 14057 dell’8 dicembre 2021 (Catalizzare industrie e posti di lavoro di energia pulita attraverso la sostenibilità federale) che stabilisce la politica per realizzare un settore elettrico privo di inquinamento da carbonio entro il 2035 e un’economia a emissioni nette pari a zero entro il 2050. 
  • Tra le decisioni del nuovo presidente anche quella di rescindere l’EO 14082 del 12 settembre 2022 (Attuazione delle disposizioni in materia di energia e infrastrutture dell’Inflation Reduction Act del 2022) che stabilisce i finanziamenti per attuare l’IRA nel settore energetico e crea l’Office on Clean Energy Innovation and Implementation.
  • Eliminato anche il memorandum presidenziale del 13 marzo 2023 (Ritiro di determinate aree al largo della costa artica degli Stati Uniti della piattaforma continentale esterna dalla concessione di petrolio o gas) che ritira le aree nel Mare di Beaufort dalla futura concessione di petrolio e gas, completando così la protezione dell’intero Oceano Artico statunitense.
  • Stessa fine per il memorandum presidenziale del 6 gennaio 2025 (Ritiro di determinate aree della piattaforma continentale esterna degli Stati Uniti dall’attività di locazione di petrolio o gas naturale) che protegge la costa orientale, la parte orientale del Golfo del Messico, il Pacifico al largo delle coste di Washington, Oregon e California e ulteriori porzioni del Mare di Bering settentrionale in Alaska da future attività di locazione di petrolio e gas naturale.

TRUMP E L’ENERGIA

La politica energetica di Donald Trump, durante la sua prima presidenza, si è basata principalmente su un’agenda volta a promuovere l’indipendenza energetica degli Stati Uniti e a favorire lo sfruttamento delle risorse domestiche, in particolare i combustibili fossili. Ha sostenuto l’espansione della produzione di petrolio e gas naturale, rendendo gli Stati Uniti uno dei maggiori produttori globali. Ha cercato di rilanciare l’industria del carbone, annullando molte regolamentazioni ambientali introdotte durante l’amministrazione Obama. Durante la sua amministrazione sono stati approvati progetti controversi come gli oleodotti Keystone XL e Dakota Access, che erano stati bloccati o ritardati per motivi ambientali.

L’amministrazione Trump ha ridotto o eliminato molte regolamentazioni ambientali per favorire l’industria energetica, tra cui il Clean Power Plan di Obama, che mirava a ridurre le emissioni di gas serra delle centrali elettriche. Ha semplificato il processo di permessi per nuovi progetti energetici, riducendo le richieste di valutazioni di impatto ambientale.

Nel 2017, Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, sostenendo che l’accordo fosse ingiusto nei confronti dell’economia americana e dei lavoratori. Concetto che è stato poi ribadito in campagna elettorale parlando di «dominio energetico» per indicare l’obiettivo di rendere gli Stati Uniti un leader globale nell’export di energia, inclusi petrolio, gas naturale liquefatto (LNG) e carbone.

Sotto la sua amministrazione, gli Stati Uniti sono diventati esportatori netti di energia per la prima volta in decenni. Sebbene non abbia eliminato completamente i sussidi per le energie rinnovabili, Trump ha posto meno enfasi sulle fonti rinnovabili rispetto ai combustibili fossili. La sua amministrazione ha anche cercato di ridurre il ruolo delle normative federali che favorivano l’espansione di energie come il solare e l’eolico.

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LE CRITICHE

La sua politica è stata ampiamente criticata da ambientalisti, scienziati e governi di altri paesi per aver trascurato la lotta ai cambiamenti climatici. Mentre alcune industrie hanno beneficiato della deregolamentazione, il declino globale del carbone ha continuato a ridurre l’importanza di questa risorsa nel mix energetico americano. Durante la sua presidenza, le emissioni di gas serra sono diminuite leggermente, ma ciò è stato principalmente attribuito al passaggio dal carbone al gas naturale, un trend iniziato prima del suo mandato. 

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