Giornata della Memoria, Adone Purin e l’ingegnere: l’ebreo salvato dal Lager

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Enrico Franco

Trento, monsignor Luigi Bressan ha raccolto e poi ricostruito una storia che è diventata un cortometraggio

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L’appartamento-studio di monsignor Luigi Bressan, arcivescovo emerito di Trento, è in realtà un’immensa biblioteca: ogni parete ospita scaffali pieni di libri, mentre su tavoli e ripiani ci sono pile sufficientemente ordinate di documenti, riviste culturali e numerose carte. Qua e là, statuette e oggetti vari testimoniano il suo vasto peregrinare nel mondo all’epoca in cui ricopriva l’incarico di nunzio apostolico.

Il cortometraggio

Anche oggi, prossimo a compiere gli 85 anni, con invidiabile energia continua ad accettare impegni in Italia e all’estero che lo distraggono dalle sue molteplici ricerche storiche, seppure la capacità di usare le moderne tecnologie gli consenta di non staccare mai davvero dallo scavo nel passato. Ed è in tale incessante cercare che Bressan ha prima raccolto e poi ricostruito dettagliatamente una storia talmente interessante da essere riproposta in un cortometraggio destinato al circuito internazionale, la cui anteprima è prevista per il 27 gennaio.




















































I protagonisti

Data ovviamente non casuale, trattandosi della Giornata della Memoria. La vicenda ha due protagonisti principali, Mario Castelnuovo e Adone Purin, nonché un terzo soggetto con un ruolo fondamentale, ossia la popolazione di Spera, piccolo paese della Valsugana dove nessun segreto può essere celato senza la complicità solidale degli abitanti. L’ingegner Castelnuovo, nato a Roma nel 1897 in una famiglia ebraica non praticante (la sorella Emma diventerà una matematica famosa, autrice di libri importanti che hanno rivoluzionato l’insegnamento di questa materia), lavora a Venezia per le Assicurazioni Generali quando le leggi razziali (meglio, razziste) di Mussolini provocano il suo licenziamento. Poco importa ovviamente che da liceale sia stato volontario nella prima guerra mondiale e di esser stato il soldato che il 3 novembre 1918 portò a Trento il famoso telegramma con la notizia della firma dell’armistizio. Nel 1938, dunque, con la moglie Maria Deluigi (cattolica friulana) e quattro figli (Matilde, Sorina, Augusta e Cesare) deve cercare un luogo sicuro. Probabilmente perché meta delle sue vacanze, l’attenzione si concentra in Trentino. Scopre che un giovane di Spera aveva costruito una casa dove abitare con la famiglia ma, dopo esser stato lasciato dalla fidanzata poco prima del matrimonio, vi aveva rinunciato poiché quell’edificio gli ricordava la sua grande sofferenza.

I viaggi col bagaglio ingombrante

L’immobile viene acquistato dall’ingegnere che, per sicurezza, compra anche un maso poco distante. Per tirare avanti, fa il contadino e conduce vita riservata: i paesani sono diffidenti, non si sa se perché i nuovi arrivati sono «foresti» o perché ebrei. A proteggerli, comunque, c’è il vicino Adone Purin, guardiano del bacino artificiale di Pontarso, uomo forte, di sani principi e poche parole. In paese perciò fanno finta di non sapere e tutto fila liscio fino al 1943 quando, insediato il governo Badoglio, Castelnuovo esce dal nascondiglio sicuro per raggiungere il Meridione e anche per scappare dai tedeschi che stanno invadendo tutto il Nord. Viene tuttavia arrestato e finisce nel campo di concentramento di Fossoli. Qui, dopo una breve permanenza, è sbattuto su un treno destinato ad Auschwitz: «I vagoni come noto erano piombati — racconta monsignor Bressan — però da ingegnere Castelnuovo aveva individuato un modo per aprire la porta: quando il convoglio si fermò ad Ala, il sole era appena tramontato, dunque era ancora troppo chiaro. Poi, al Pont dei Vodi, la locomotiva rallentò e lui, con altri due, si lanciò fuori. Zoppicante per la caduta, con i compagni che avevano preso un’altra direzione, puntò verso la valle dei Mocheni e poi raggiunse la Valsugana». Una sera di quegli anni cupi, Mario bussa alla porta del vicino. Adone nasconde l’amico prima in un fienile, quindi in una grotta coperta dal bosco, accessibile solo con una fune: ogni settimana, quando va a controllare il bacino idrico per conto dell’Azienda elettrica, riempie lo zaino di cibo, cambio di abbigliamento e tutto quanto serve al fuggiasco. Il guardiano della diga ha dieci figli ed è poverissimo, ma nessun sacrificio è insopportabile quando si crede nella giustizia. La moglie preparava tutto il necessario che poi veniva caricato sulla motocicletta: sicuramente qualcuno avrà notato quei viaggi con un bagaglio ingombrante, eppure il segreto fu mantenuto.

Finita la guerra, l’ingegnere tornò dalla famiglia e rimase a vivere a Spera. Non amava parlare della persecuzione subita, mentre Adone tagliava corto: «Ho fatto quello che era giusto, non c’è altro da dire». Così, questo atto di eroismo è rimasto quasi del tutto sconosciuto. Monsignor Bressan ha ricostruito gli eventi parlato con la figlia di Castelnuovo, Matilde (il fratello Cesare nato nel 1943 non ha ovviamente ricordi del periodo), e con Daniele Purin che, consultando altre persone, ha messo insieme quanto il padre custodiva gelosamente nella memoria. L’ingegnere è morto nel 2000 alla veneranda età di 103 anni ed è sepolto nel cimitero di Spera, poco distante dalla tomba di chi lo ha difeso. «Adone e l’ingegnere, storia di un ebreo salvato dall’amico» è il titolo del cortometraggio realizzato con la regia di Bressan e di Alberto Beltrami per Aurora Vision, con il sostegno del Comune di Castel Ivano, della Comunità di valle e dell’Associazione Bianconero: destinato al circuito nazionale e internazionale, sarà presentato in anteprima il 27 gennaio nella Sala polivalente di Spera. Gli attori Dario Zanlucchi, Anna Antoniol e Eraldo Santoni interpretano Mario Castelnuovo, la moglie Maria e Adone Purin, mentre il contesto è inquadrato da una voce narrante e da alcune interviste ai figli dell’ingegnere e del suo salvatore, allo storico Renzo Fracalossi, a Bressan, a don Claudio Leoni e al professor Vittorio Fabris. L’arcivescovo emerito ha messo in luce non solo l’eroismo di Adone, ma anche sia l’efferatezza dell’antisemitismo che purtroppo registra una recrudescenza, sia il dovere di non essere indifferenti. Nel filmato c’è spazio per una cerimonia al piccolo capitello votivo che Castelnuovo aveva eretto nella sua proprietà: essendo rovinato dal tempo, al posto dell’affresco ormai quasi interamente perduto, dipinto da Mario Deluigi (noto pittore fratello della moglie), è stata collocata la riproduzione di un’opera dello stesso Deluigi.

Figura di rilievo

Forse Adone storcerebbe il naso nel vedere i riflettori puntati su di lui, ma la sua figura merita rilievo: era una persona semplice e povera, nulla lo accomunava all’ebreo romano di buona famiglia se non l’umanità. Quell’umanità che oggi troppo spesso non riusciamo a cogliere in chi ha paura della diversità.


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