Piazzetta Cuccia è il primo socio ed esprime la governance di Generali. Si spiega così l’interesse mostrato negli ultimi mesi da due nuovi soci di Mps, Caltagirone e la famiglia Del Vecchio
Nella nuova agguerrita fase di consolidamento fra banche italiane Mps fa la sua mossa a sorpresa, lanciando un’opa niente meno che su Mediobanca, che è anche il primo socio di Generali. Si spiega così l’interesse mostrato negli ultimi mesi da due nuovi soci di Mps, Caltagirone e la famiglia Del Vecchio, sbarcati nel capitale in grande stile, e i quali da anni hanno messo nel mirino la governance del Leone di Trieste. Il Mef è il primo socio del Monte dei Paschi di Siena, anche se di recente ha ritirato i suoi consiglieri, sostituiti fra gli altri da Alessandro Caltagirone, il figlio di Francesco Gaetano (vice presidente di Generali).
Mps, opa su Mediobanca a sorpresa
Venendo ai dettagli, Mps ha messo sul piatto un’offerta pubblica di scambio (Ops) che valuta Mediobanca 13,3 miliardi. L’offerta di Mps incorpora un premio del 5,03% sul prezzo di chiusura di ieri. Mps offre 23 azioni per ogni 10 azioni Mediobanca portate in adesione.
Siena, guidata dall’ad Luigi Lovaglio, prevede di completare l’esecuzione dell’offerta pubblica di scambio su Mediobanca entro il terzo trimestre del 2025.
Tra le condizioni a cui è subordinata l’offerta figura il conseguimento del 66,67% del capitale. Da vedere ora quale sarà la reazione del cda di Mediobanca guidato dal ceo Alberto Nagel.
Ricordiamo che attualmente è stata lanciata una Ops anche da Unicredit su Banco Bpm, con un premio risicato su ui il mercato si attende quanto meno un ritocco. Da parte sua Bpm è sbarcata nel capitale di Mps in occasione dell’ultimo collocamento di azioni da parte del Tesoro.
Mps: opa Mediobanca, Caltagirone, Delfin e Generali
I principali azionisti di Siena, che capitalizza 8,8 miliardi di euro, sono il Tesoro (11,7%), Delfin (9,9%) e Caltagirone (5%). Prendere il controllo di Mediobanca, che a Piazza Affari vale 12,7 miliardi, porterebbe a una integrazione tra una banca commerciale tradizionale e una banca d’investimento con attività nell’asset management e nel credito al consumo ma soprattutto avrebbe inevitabili ricadute sul controllo delle Generali.
Mediobanca, infatti, è il principale azionista del Leone di Trieste, con il 13% del capitale, di cui sono soci – da alcuni anni su posizioni opposte a Piazzetta Cuccia – anche Delfin (9,9%) e Caltagirone (6,9%). La holding della famiglia Del Vecchio e il gruppo dell’imprenditore romano sono anche i due principali azionisti di Mediobanca, di cui detengono, rispettivamente, il 19,8% e il 7,8% del capitale.
“Campione nazionale”
Mps spiega in un comunicato le sue ragioni dell’opa su Mediobanca. Dall’unione “nasce un nuovo campione nazionale nel settore bancario italiano, che si posiziona al terzo posto nei segmenti chiave, con una forte complementarità di prodotti e servizi e caratterizzato da un business mix altamente diversificato e resiliente, con rilevanti sinergie industriali”, viene spiegato. . “Il nuovo gruppo proteggerà e favorirà lo sviluppo dei due già forti brand Mps e Mediobanca, preservandone il posizionamento e le competenze uniche e consentendo alle famiglie e alle imprese italiane di accedere a una piattaforma di servizi bancari più ampia e integrata”.
“Puntiamo a un nuovo campione nazionale, con due brand di eccellenza, che vogliamo proteggere e ancor più valorizzare”, il commento del ceo Lovaglio. L’acquisizione di Mediobanca permetterà a Mps di generare un ritorno sul capitale tangibile di circa il 14%, di avere un indicatore di solidità patrimoniale pro-forma di circa il 16% e di generare circa 700 milioni di sinergie ante imposte all’anno, di cui 300 milioni da ricavo, 300 milioni di costo e 100 milioni di funding. La transazione permetterà di beneficiare del valore delle Dta (attività fiscali differite) di Mps, facendo leva su una base imponibile consolidata più elevata. Il nuovo gruppo sarà, infatti, in grado di accelerare l’utilizzo di 2,9 miliardi di euro di Dta nei prossimi sei anni, con 0,5 miliardi all’anno e un significativo beneficio di capitale. Il “valore attuale netto stimato a beneficio degli azionisti di Mediobanca aderenti all’offerta” generato dall’accelerazione nell’utilizzo delle Dtra ammonta a “circa 1,2 miliardi di euro, pari a circa il 10% dell’attuale valore di mercato di Mediobanca”.
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