Le auto elettriche sono al centro della transizione green, ma costi, infrastrutture e concorrenza ne ostacolano la diffusione. Come produttori e istituzioni europee puntano a rilanciare il settore? Proviamo a fare chiarezza.
L’automotive è tra i principali settori interessati dalla transizione ecologica europea, che include il probabile stop dal 2035 per auto diesel e benzina. Un passaggio obbligato se si vogliono rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione nel 2030, favorendo una mobilità sempre più sostenibile ed una conseguente riduzione delle emissioni inquinanti.
Per questo, nel Vecchio Continente produttori e istituzioni stanno cercando di rilanciare il settore, dovendo fare anche i conti con la concorrenza (soprattutto cinese) e l’impatto che la vittoria di Trump negli Stati Uniti potrebbe avere sul mercato europeo, vista anche la vicinanza del nuovo presidente con il CEO di Tesla, Elon Musk.
Ma intanto, una buona notizia: anche grazie all’introduzione di limiti di emissioni di CO2 più severi, nel 2025 le auto elettriche costeranno meno di quelle a benzina, che invece vedranno un progressivo aumento dei prezzi. Tra politiche climatiche ambiziose, pressioni economiche e una concorrenza globale sempre più agguerrita, vediamo quale scenario si apre per la mobilità elettrica nel nuovo anno.
La situazione delle auto elettriche in Europa
Quante auto elettriche circolano in Europa? Secondo un’indagine condotta da Eurostat, nel 2023 in Europa ci sono state 10.7 milioni di nuove immatricolazioni. Di queste, il 14,5% sono auto elettriche a batteria e il 21,1% auto ibride non plug-in. Combinando tutte le varie tipologie di auto elettriche e ibride arriviamo a un totale di 48,3%: quasi in pari con quelle esclusivamente diesel e benzina. In più, in diversi Paesi europei le auto elettriche sono al primo posto.
Il caso più eclatante è sicuramente quello della Norvegia, dove le auto elettriche hanno già superato quelle a benzina. Non a caso, Oslo è stata definita una delle capitali europee delle auto elettriche. Ma in generale un po’ tutto il Centro e Nord Europa sembra ottenere ottimi risultati: sempre stando ai dati raccolti dall’ufficio statistico dell’Ue, in Finlandia nel 2023 il 34% delle nuove auto immatricolate era full electric, in Svezia il 30% e in Olanda il 31% (senza contare le ibride, in questo caso le cifre praticamente raddoppiano).
Andando al 2024, Acea (European Automobile Manufacturers’ Association) segnala che a settembre dello scorso anno le auto elettriche hanno rappresentato il 17,3% delle immatricolazione, quasi il doppio rispetto all’anno precedente (9,8%). Ma in generale si registra un calo delle vendite (-5,8%) rispetto ai primi mesi del 2023, con un novembre “nero” in Francia e Germania.
E in Italia? Nonostante gli incentivi auto usciti nel 2024, andati letteralmente “a ruba” per le auto elettriche (con 38.000 veicoli elettrici venduti in poche ore lo scorso 3 giugno), il Belpaese è ancora indietro sull’elettrico. A frenare i consumatori restano i costi e la scarsa capillarità delle infrastrutture di ricarica (comunque cresciuta nel 2024). Risultati altalenanti che sembrerebbero allontanare dagli obiettivi UE e dalle previsioni di un superamento delle elettriche sulle termiche in Europa entro il 2029.
Il piano UE: regole, obiettivi e penalità
Per promuovere la mobilità elettrica in Europa, l’UE ha scelto di adottare regole più stringenti legate alle emissioni di CO2. Dal 1° gennaio 2025, infatti, i nuovi veicoli devono rispettare limiti più severi: si passa da 115,1 gCO2/Km a 93,6 gCO2/Km. Nonostante dubbi e spettri di rinvio, oltre all’opposizione dei Governi di diversi Paesi, Italia compresa, lo stop ai motori endotermici entro il 2035 resta un traguardo fondamentale nel Green Deal europeo. Solo nel 2026 sarà possibile una revisione per valutare i progressi tecnologici degli ultimi anni e considerare eventuali deroghe per soluzioni alternative, come i biocarburanti e gli e-fuels.
Ad ora, il tema delle multe per il mancato rispetto delle normative resta un punto di attrito tra l’UE e i produttori, che chiedono un allentamento delle sanzioni sostenendo che i costi elevati dell’energia e la pressione della concorrenza internazionale rendano difficile adeguarsi in tempi brevi (con possibili conseguenze anche per i lavoratori del settore). Ma l’UE sembra decisa a non tornare sui suoi passi: almeno il 20% delle vendite delle case automobilistiche dovrà essere costituito da veicoli elettrici per evitare sanzioni, rispettando il limite di 93,6 gCO2/Km.
Tra il 2030-2034 l’abbattimento delle emissioni medie dovrà essere ancora più alto: dal 15% del quadriennio 2025-2029, si passerà al 55% per le auto nuove e del 50% per i veicoli commerciali nuovi. Per farlo, alcune aziende stanno sfruttando il sistema del pooling delle emissioni, acquistando crediti ambientali da marchi con una quota significativa di veicoli elettrici. Suzuki, ad esempio, ha stretto un accordo con Volvo per utilizzare i risultati del marchio svedese nel settore EV e ridurre la propria media di emissioni.
Una manovra, quella europea, che potrebbe avere anche dei risvolti positivi per i potenziali acquirenti di auto elettriche: come già accennato, quest’ultime nel 2025 costeranno meno proprio in virtù delle nuove regole, che spingono i produttori ad abbassare i costi dei veicoli elettrici rispetto a quelli termici. Tutti questi temi, in ogni caso, saranno discussi al tavolo UE sulle auto elettriche, con il primo incontro a Bruxelles il 30 gennaio 2025. In ballo ci sono i futuri investimenti a sostegno delle imprese e per l’acquisto di veicoli a emissioni zero, oltre a piani per investimenti sulle colonnine di ricarica, guida autonoma e innovazioni nella produzione di batterie.
Le strategie di produttori e istituzioni per rilanciare il settore
Nel 2025, sono diverse le case automobilistiche europee che stanno adottando diverse strategie per rilanciare il settore dell’elettrico. In primis, c’è la riduzione dei prezzi delle auto elettriche per renderle più accessibili a una maggiori fetta di potenziali acquirenti. Volkswagen, ad esempio, ha abbassato il costo della ID.3 a 30.000 euro in Germania, supportata dal Governo tedesco che ha proposto una serie di nuovi incentivi, come l’agevolazione di 1.000 euro per la ricarica di veicoli BEV.
Al tempo stesso, altri produttori stanno aumentando i prezzi delle auto a benzina e diesel, cercando di incentivare il passaggio ai veicoli elettrici e ibridi, con nuovi modelli più economici in arrivo nel 2025.
È il caso di Stellantis, che in Francia ha alzato fino a 500 euro il prezzo dei modelli Peugeot. In maniera analoga, Renault ha aumentato di 300 euro il costo del modello a benzina della Clio, senza alterare le versioni elettriche ed ibride. Sempre Stellantis è pronta a lanciare l’iniziativa Piano Italia per offrire la Fiat Panda Hybrid a prezzi inferiori. Iniziativa che, se dovesse raccogliere un buon numero di adesioni, potrebbe essere applicata alle altre auto nel corso dell’anno, magari anche per la tanto attesa Fiat Grande Panda. Del resto, la casa italo-americana a ottobre aveva già annunciato di voler raddoppiare la quota di BEV, puntando al 24% delle vendite totali.
Un’altra novità dell’azienda è l’arrivo del primo Battery Technology Center (il più grande d’Italia) a Torino, nel complesso industriale di Mirafiori, per progettare e testare batterie e rendere il settore delle auto elettriche sempre più conveniente e all’avanguardia.
Mentre sul fronte incentivi, per il 2025 il Governo italiano ha deciso di non rinnovare i bonus per l’acquisto di auto elettriche. Alcune regioni, come la Valle d’Aosta e la provincia di Bolzano, offrono ancora incentivi significativi per privati e aziende, ma si tratta, per ora, di eccezioni. Al vaglio anche soluzioni alternative agli incentivi, come quella di studiare veicoli elettrici di piccole dimensioni per la mobilità traendo ispirazione dalle kei car giapponesi degli Anni Cinquanta.
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