Antonio Di Nunno: lezione di etica politica

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“Il Sud non ha bisogno di uomini soli al comando, artefici delle sue peggiori difficoltà. Occorrono amministratori competenti, capaci di interpretare e soddisfare le esigenze collettive, guidando le comunità secondo una visione condivisa”. È con questa incisiva dichiarazione che il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha aperto il dibattito dedicato ad Antonio Di Nunno, figura emblematica della politica locale, a dieci anni dalla sua scomparsa. L’evento, ospitato presso il Carcere Borbonico e moderato da Generoso Picone, ha inteso celebrare l’eredità di uno dei sindaci più apprezzati di Avellino.

“La crescita dei territori”, ha proseguito Manfredi, “non dipende solo dalle politiche nazionali, ma anche da un’efficiente gestione amministrativa a livello comunale, fondamentale per garantire un futuro alle città del Mezzogiorno. Di qui, l’importanza di una scelta oculata degli amministratori, da sostenere affinché operino nella massima trasparenza. Soprattutto nel Sud, l’azione amministrativa si dimostra cruciale”.

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Riconsegnare centralità ai Comuni

Il primo cittadino di Napoli ha poi rimarcato la necessità di restituire ai comuni il loro ruolo centrale, oggi messo in discussione da una crescente contrapposizione tra il livello regionale e quello municipale. “Viviamo un’epoca di scarsa partecipazione politica e di un progressivo scollamento tra rappresentanti e rappresentati”, ha aggiunto. “In questo contesto, i sindaci rimangono spesso l’unico riferimento diretto per i cittadini. Ridare centralità ai comuni significa ridare forza alla democrazia e al voto”.

La stagione dei sindaci e il modello Di Nunno

Il dibattito ha permesso di riflettere sull’importanza della stagione politica che negli anni Novanta vide protagonisti i sindaci, tra i quali Antonio Di Nunno spiccò per autorevolezza e visione. Isaia Sales ha evocato quel periodo come “un momento di rottura e di innovazione, l’ultimo vero tentativo di scardinare un sistema consolidato”. Tuttavia, ha sottolineato come per Di Nunno il percorso fosse particolarmente accidentato, dovendo affrontare una realtà, quella irpina, ancora dominata dal peso dei notabili nazionali.

“A differenza di altre aree del paese”, ha osservato Sales, “in Irpinia le resistenze del vecchio sistema politico erano particolarmente radicate, rendendo il cambiamento un’impresa ardua”.

La sfida dell’autonomia dei Comuni

Secondo Sales, il declino di quella stagione politica si deve al ritorno di un sistema centralizzato, in cui i partiti hanno ridimensionato l’autonomia degli enti locali. “Se avessimo scommesso con convinzione sull’autonomia dei comuni, avremmo potuto riscrivere il destino del Mezzogiorno. Antonio Di Nunno, in un contesto politico più favorevole, avrebbe potuto trasformare profondamente l’Irpinia”.

E ha aggiunto: “Di Nunno ha dimostrato che si può governare con integrità, ottenendo il consenso senza scendere a compromessi. La politica non può essere separata dalla morale; governare significa servire il bene comune, con una visione guidata da principi etici”.

L’architettura e il suo ruolo nella trasformazione urbana

Un contributo significativo è arrivato anche da Laura Lieto, vicesindaco di Napoli, che ha evidenziato il ruolo cruciale dell’architettura nelle trasformazioni urbane. Lieto, premiata con un riconoscimento alla memoria di Franco D’Onofrio, ha affermato: “Questo premio, intitolato a un dirigente esemplare, mi onora profondamente. Ritengo che l’architettura debba essere uno strumento per ridurre le disuguaglianze sociali e ampliare l’accesso ai diritti. In un’epoca segnata da nuove povertà, il valore dell’architettura è amplificato”.

Lieto ha inoltre ricordato l’impatto della pianificazione urbanistica avviata durante l’amministrazione Di Nunno, con il piano firmato da Gregotti e Cagnardi, sottolineando le analogie con i progetti urbanistici napoletani.

Il sogno di una città sostenibile

Laura Nargi ha invece messo l’accento sulla figura umana di Di Nunno, descritto come “un uomo di rara gentilezza e lungimiranza”. “Quando ero bambina”, ha raccontato, “ricordo Antonio mentre passeggiava per Avellino con il suo sorriso inconfondibile. È stato per me un esempio e un punto di riferimento”.

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Nargi ha poi illustrato i progetti di rigenerazione urbana legati alla visione di Di Nunno, come il corridoio ecologico che connetterà Borgo Ferrovia al cuore della città, integrando nuovi parchi urbani e favorendo così il turismo e lo sviluppo economico. “Il piano urbanistico da lui concepito rappresenta ancora oggi una guida per la città”, ha aggiunto, “ma è necessario aggiornarlo per rispondere alle sfide del 2025. L’obiettivo resta quello di una città sostenibile, accogliente e ricca di verde”.

Un esempio di amministrazione morale

Antonio Gengaro, infine, ha reso omaggio alla memoria di Di Nunno, definendolo un modello di amministratore capace di conciliare pragmatismo e idealismo. “Fu lui a volere il tunnel che oggi consente di attraversare la città lungo l’asse nord-sud, trovando i finanziamenti per realizzarlo. Ebbe intuizioni straordinarie, molte delle quali ancora attuali”.

Gengaro ha ricordato come il piano regolatore di Gregotti e Cagnardi fosse concepito per mettere la città al servizio dei cittadini e del verde, un modello che meriterebbe di essere riscoperto. “Di Nunno incarnava una moralità rara: rifiutò una candidatura alla Camera pur di completare il mandato da sindaco. Il suo esempio è un monito per chiunque si accinga a servire la cosa pubblica”.



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