Via libera dalla Commissione Finanze del Senato al riallineamento delle accise su diesel e benzina. La misura, volta a rispondere alle pressioni europee e a promuovere una maggiore sostenibilità ambientale, destinerà i fondi al potenziamento del trasporto pubblico.
La Commissione Finanze del Senato ha approvato il riallineamento delle accise su diesel e benzina. In seconda battuta è arrivato anche l’ok dalla Camera. Lo scopo è quello di ridurre le agevolazioni fiscali che favoriscono il gasolio, carburante con un impatto ambientale maggiore rispetto alla benzina. La decisione, spinta dalla Commissione Europea, fa parte di un più ampio piano per eliminare quelli che sono stati definiti “sussidi ambientalmente dannosi” e contribuire alla transizione ecologica.
La riforma non riguarda solo l’ambiente, ma ha anche implicazioni finanziarie rilevanti. Le risorse aggiuntive derivanti dall’aumento delle accise sul gasolio saranno destinate al trasporto pubblico locale, settore chiave per ridurre l’uso di auto private e migliorare la qualità dell’aria nelle città italiane.
Come funzionerà il riallineamento delle accise
Attualmente, il gasolio gode di un’accisa ridotta di 11 centesimi rispetto a quella sulla benzina – 0,617 euro per litro contro 0,728 euro -. Il riallineamento prevede un avvicinamento graduale delle due accise, con un incremento annuale del costo del diesel compreso tra 1 e 2 centesimi al litro e una riduzione corrispondente per la benzina.
Secondo le stime, questo meccanismo, a parità di consumi, potrebbe generare circa 170 milioni di euro di gettito aggiuntivo per lo Stato ogni anno, considerando che il gasolio è consumato più del doppio rispetto alla benzina. L’obiettivo finale è quello di avere un diesel tassato come la benzina raggiungere un’accisa uniforme di 67,25 centesimi al litro per entrambi i carburanti entro il 2030. Questo passaggio consentirà non solo di eliminare le agevolazioni fiscali per il gasolio, ma anche di incentivare i cittadini a scegliere veicoli meno inquinanti.
Cosa cambia: impatti ambientali ed economici
L’aumento dell’accisa sul diesel rappresenta una risposta concreta all’impatto ambientale generato dai veicoli alimentati a gasolio. Secondo studi recenti presi in esame dal legislatore, le emissioni di particolato ultrafine derivanti dalla combustione del diesel sono responsabili di gravi patologie, come aterosclerosi e malattie ischemiche delle coronarie. In quest’ottica, ridurre l’uso del gasolio significherebbe quindi migliorare la qualità dell’aria e ridurre i costi sociali legati alle malattie respiratorie.
Sul piano economico, il riallineamento influenzerà i prezzi di diesel e benzina e il costo complessivo dei rifornimenti di carburante per i consumatori. Chi guida un’auto a benzina beneficerà di una riduzione dei costi annuali stimata intorno ai 30 euro, mentre i proprietari di veicoli diesel subiranno un aumento simile. Tuttavia, il Governo punta a mitigare l’impatto negativo investendo i fondi aggiuntivi nel potenziamento del trasporto pubblico locale, uno dei settori che necessitano di maggiori risorse per migliorare l’efficienza e l’accessibilità.
Finanziamento del trasporto pubblico: una priorità
Una parte rilevante delle risorse generate dalla riforma sarà destinata al rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri, il cui costo complessivo è stimato in 500 milioni di euro a regime. Questo contratto prevede un bonus una tantum di 500 euro per il 2024 e un aumento salariale tabellare di 160 euro. L’obiettivo è incentivare il miglioramento delle condizioni lavorative nel settore e garantire un servizio di qualità per i cittadini.
Il trasporto pubblico locale è centrale per una mobilità più sostenibile: investire in infrastrutture e mezzi pubblici moderni può ridurre l’uso delle auto private, contribuendo a ridurre l’inquinamento e a migliorare la vivibilità nelle città italiane.
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