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Chi si ricorda Star Wars Episode I: Jedi Power Battles? Giunto su PlayStation e sullo sfortunato Dreamcast nel 2000, il titolo basato sul quarto (o primo, in ordine di continuity) episodio della saga di Guerre Stellari ha riscosso un certo successo di pubblico e di critica. Nel 2016, addirittura, è stato incluso nella lista della defunta rivista Game Informer dedicata ai migliori giochi di Star Wars, benché solo in trentesima posizione. Ora, però, Star Wars: Jedi Power Battles sta per tornare: l’action platform ha fatto il suo debutto su PC e console di nuova generazione il 23 gennaio con una versione ampliata e rivista per smussarne le porzioni più spigolose. Curata da Aspyr, la rimasterizzazione del titolo di 25 anni fa presenta un nuovo sistema di comandi semplificato e una difficoltà ritoccata al ribasso, insieme a nuove modalità, nuovi personaggi e persino il multiplayer co-op e competitivo locale. Pacchetto ricco, ma basterà?

Un beat’em up arcade d’altri tempi

Ridotto ai minimi termini, Jedi Power Battles è un beat’em up dal forte sapore arcade e con una componente platform piuttosto marcata.

L’enfasi riposta nella ricerca del punteggio più alto possibile – sempre ben visibile nell’HUD e a cui sono collegati una serie di trofei, sulle piattaforme che li supportano – va inevitabilmente a scapito della trama del gioco. Quest’ultimo, difatti, non ha una vera e propria storia, ma si limita a ripescare momenti iconici e location indimenticabili di “Star Wars Episodio I: La Minaccia Fantasma”, mettendoli in sequenza l’uno all’altro per dare l’idea di uno sviluppo narrativo che ricalchi quello del lungometraggio: per la verità, però, non ci sono cutscene, non ci sono dialoghi e non c’è nemmeno un ordine predeterminato in cui affrontare i livelli. Quelli disponibili fin dall’inizio sono 14 (di cui quattro minigiochi) e si completano in un paio di pomeriggi: tutti possono essere selezionati da un apposito menu, accessibile dopo aver scelto il proprio personaggio. La rosa dei protagonisti è piuttosto ampia, molto più di quella dell’originale del 2000, quantomeno: tutti i personaggi del primo gioco, compresi quelli che in precedenza erano ottenibili solo completando la campagna o sotto determinate condizioni speciali, sono ora sbloccati fin dal primo avvio, mentre un’altra dozzina si rivela con il New Game Plus (per farvi un’idea dei nomi, vi consigliamo di dare un’occhiata alla modalità VS, dove anche questi ultimi possono essere selezionati fin da subito).

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Ogni personaggio ha uno stile di gioco proprio, o quasi. Di fatto, ciascuno si distingue per l’arma che impugna, la quale viene classificata in tre categorie: le spade laser, i blaster e le armi bianche – queste ultime introdotte nella versione rimasterizzata e appannaggio esclusivo dei nuovi personaggi. Ciò significa che i personaggi con la stessa arma hanno un gameplay simile tra loro. Simile, ma non uguale: la lightsaber doppia di Darth Maul è ben diversa dallo spadone a due mani di Qui-Gon o dall’agile lama del giovane Obi-Wan Kenobi.

Ancor più marcata è la differenza tra i personaggi che imbracciano le bocche da fuoco: la Regina Amidala, per esempio, è pressoché indifesa quando i nemici si avvicinano troppo, mentre il Capitano Panaka – che pure usa un blaster come arma principale – può iniziare a menare le mani al bisogno. Lo stesso discorso vale per gli attaccanti “fisici”, di cui però non vi riveleremo il nome, onde evitare qualche (s)gradita sorpresa.

A rovinare un po’ l’equilibrio tra le classi di personaggio e la varietà di approcci vi è però il fatto che Jedi Power Battles è stato pensato chiaramente per i Jedi e i Sith, ovvero per quei combattenti che preferiscono menare fendenti con la spada laser: quando ci si ritrova a impersonare un tiratore, dunque, alcune sezioni diventano terribilmente facili o quasi impossibili da completare. Un esempio piuttosto evidente del problema è il miniboss del primo livello, la Nave da Guerra della Federazione: giocando come Obi-Wan, Qui-Gon e via dicendo, dovrete riflettere i proiettili del nemico al mittente fino a sconfiggerlo; con Amidala, invece, non potrete deflettere i colpi e dovrete posizionarvi sull’angolo della piattaforma di fronte al boss (unico punto da cui è raggiungibile con il blaster) e crivellarlo di raggi laser, sperando che la vostra salute tenga a sufficienza e che la mira automatica faccia il suo dovere.

Un gioco con vent’anni sulle spalle, e si sentono tutti

Sì, perché Jedi Power Battles è un gioco del 2000. Ciò significa che potrete tranquillamente dimenticarvi lo stick destro del controller, che anche in questa riedizione è del tutto inutilizzato.

La telecamera è fissa, e non è sempre è perfetta: cadere nel vuoto per errore o venire colpiti da un nemico “invisibile” a causa del posizionamento della visuale non è poi così raro. Nulla di troppo grave, almeno giocando in modalità facile: i checkpoint sono tanti e ben distribuiti (e meno male, perché alcuni livelli sono piuttosto lunghi), mentre la quantità di vite con cui si inizia ciascun capitolo è piuttosto elevata. Alzando l’asticella della difficoltà, invece, le cose cambiano. Così, se in modalità facile i momenti davvero difficili sono pochi e si concentrano negli ultimi schemi (a parte una sezione particolarmente ostica nel Palazzo di Theed, in gran parte per colpa della fotocamera), alla difficoltà più alta completare il gioco è una vera sfida, anche perché i controlli non sono sempre reattivi e anche il calcolo degli impatti e delle parate non è dei migliori. Alle volte, inoltre, accade che anche il sistema di mira automatica sbagli. Quelli che in modalità facile sono degli scivoloni perdonabili, dunque, diventano rapidamente dei bug e glitch che causano frustrazione e che ci portano a sconsigliare il gioco a difficoltà elevata o con Salute e Forza dimezzate tramite gli appositi collezionabili-sfida che si trovano nei livelli.

Per rendere un pochino meno punitivo il gioco, conviene inoltre impostare lo schema dei controlli su “Moderno” (opzione di default fin dal primo avvio): l’utilizzo dei controlli classici, con un tasto in comune per la parata e le azioni speciali basate sulla Forza, è riservato solo ai più nostalgici e ai masochisti. A proposito: i controlli della modalità VS sono identici a quelli dei livelli di gioco, che hanno invece uno scorrimento lineare, senza bivi, e intervallano sezioni di platforming essenzialmente bidimensionale a scazzottate con i droidi imperiali e i mercenari nemici.

Complice la possibilità di giocare l’intera campagna in due, il passaggio dai livelli a scorrimento alla modalità uno contro uno è relativamente semplice, e anche quest’ultima, per quanto nascosta tra le opzioni di un menù non particolarmente piacevole da navigare, fornisce qualche ora di divertimento.

Merito anche di un cast di livello, che comprende diversi beniamini dei fan di Star Wars (li abbiamo citati sopra, ma possiamo aggiungerci anche Mace Windu, con le fattezze di Samuel L. Jackson) a figure decisamente più oscure, quali il Maestro Ki-Adi-Mundi e i Jedi Plo Koon e Adi Gallia. Nel passaggio alla modalità VS in compagnia di un altro giocatore, inoltre, non farete nemmeno più caso ai bug dell’IA, mentre diverse chicche per i veri appassionati aggiunte nella remastered – dalla possibilità di cambiare i colori delle spade laser ai codici segreti per le teste superdeformed – vi faranno gongolare nei panni del vostro personaggio preferito.

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I cheat codes sono molteplici e vi lasciamo il piacere di scoprirli da soli (o di cercarli su Internet), ricordandovi che alcuni vi forniranno degli aiuti considerevoli anche nel corso della campagna. Quest’ultima, al netto delle frustrazioni alle difficoltà più elevate, si rivela molto più rigiocabile del previsto. I fan dell’anima arcade di Jedi Power Battles avranno pane per i loro denti nella ricerca del punteggio più alto nel loro livello preferito, mentre per tutti gli altri c’è la possibilità di saltare da un personaggio all’altro, che contribuisce alla freschezza generale del titolo anche dopo diverse sessioni di gioco.

Se siete fan di Guerre Stellari, inoltre, apprezzerete lo stile grafico della remastered, pienamente in linea con quello originale ma anche molto più ricco di dettagli, sia per quanto riguarda le texture (molte delle quali rifatte da zero) che per i modelli 3D di Jedi, Sith, droidi e via dicendo.

L’estetica di Jedi Power Battles è tutt’altro che moderna, sia ben chiaro – parliamo di una rimasterizzazione, non di un remake – ma ha un tocco vintage che, con i suoi colori, con i suoi angoli grezzi e, soprattutto, i suo effetti sonori ripresi pari pari dai film, riporta alla mente le atmosfere dell’Episodio I. La varietà delle ambientazioni è invidiabile: tra i pianeti esplorabili ci sono Naboo, Tatooine e Coruscant, per un viaggio intorno alla Galassia Lontana Lontana nel giro di poche ore. Infine, per quanto il sistema di combattimento e la gestione della fotocamera siano imperfetti, far roteare la spada laser, menar fendenti e riflettere proiettili al mittente mandandolo K.O. è incredibilmente appagante.



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