Transizione ecologica in Toscana: a che punto siamo?

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Qual è lo stato della transizione ecologica in Toscana? Scopri come le aziende si stanno adattando a un’economia circolare.

Il Green Deal per un’economia a zero emissioni di carbonio

Facciamoci una domanda: a che punto è la transizione ecologica in Toscana? Le aziende sono pronte a essere protagoniste di un’economia circolare, che abbia come concetti fondanti la condivisione, il prestito, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali e dei prodotti?

Le linee guida di questo grande cambiamento verde sono state dettate a marzo 2020, con il Green Deal presentato dalla Commissione Europea: l’obiettivo finale del piano è di raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio entro il 2050, e nel frattempo introdurre nuove leggi sulla ristrutturazione degli edifici, sulla biodiversità, sull’agricoltura e sull’innovazione.

La Toscana che vira verso il verde e la sostenibilità

Anche la Toscana sta facendo la sua parte nel processo di transizione ecologica globale, e l’obiettivo è arrivare a una regione carbon neutral, grazie al nuovo piano coordinato con Agenda 2030 e in linea con le sfide dell’economia circolare, della gestione dei rifiuti, dell’energia pulita e dell’efficienza energetica.

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per lavori di ristrutturazione

 

Gli attori principali del cambiamento dobbiamo essere in prima battuta noi cittadini, grazie alle nostre scelte di consumo e di vita, ma naturalmente anche le aziende che si devono orientare verso una produzione più responsabile e sostenibile.

E allora consideriamo alcune realtà toscane impegnate in modelli ispirati all’economia circolare: campioni esemplificativi di una regione che vuole vestirsi sempre più di verde.

L’agricoltura circolare

La Circular Farm / Funghi Espresso, ad esempio, con sede a Scandicci (Fi), ritira gli scarti, ricchi di minerali e sostanze nutritive nei bar e nei ristoranti del territorio e li utilizza come substrato per la coltivazione, unendoli al seme del fungo. Il tutto senza ricorrere alla pastorizzazione e senza l’uso di alcuna sostanza chimica. I funghi vengono poi coltivati in verticale, su supporti sospesi, riducendo della metà lo spazio utilizzato dalle coltivazioni tradizionali. Il substrato, una volta finita la coltivazione, diventa un ammendante organico per l’agricoltura, chiudendo così il ciclo del caffè.

Parlando sempre di agricoltura circolare e transizione ecologica, il Centro Lombricoltura Toscano, con sede a San Giuliano Terme (Pisa), dal 2013 lavora per lo sviluppo di un nuovo sistema agricolo, in cui i rifiuti vengono trasformati in una risorsa e in un prodotto ecologicamente vantaggioso.

L’azienda produce e commercializza humus di lombrico (detto anche vermicompost) attraverso la tecnica della lombricoltura e la creazione di impianti di vermicompostaggio per aziende agricole e privati, così da creare un virtuoso ciclo di rifiuti su piccola scala.

L’azienda, infine, porta avanti un’ampia serie di attività, tutte collegate allo sviluppo dell’economia circolare.

Pianta di grano in un campo coltivato con metodi da agricoltura biodinamica

Transizione ecologica: l’edilizia e la lavorazione tessile ecologiche

Manifattura Maiano S.p.A., dal 1960, nella sua sede di Campi Bisenzio, lavora le fibre tessili naturali e riciclate per realizzare feltri, imbottiture e isolanti, tutte nel segno del basso impatto ambientale. Gli altri settori di destinazione sono l’arredamento, la calzatura, l’automotive e il florovivaismo.

In particolare, gli isolanti sono composti da materie prime di recupero, come bottiglie di plastica, residui di lavorazioni del settore tessile e dell’abbigliamento o fibre naturali come canapa e lana di pecora. A fine vita i prodotti sono riciclabili o riutilizzabili. Nella fase di produzione non sono impiegate sostanze chimiche nocive. L’azienda ha anche messo a punto un sistema di riciclo dei propri scarti, recuperati al 99%.

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Altro esempio virtuoso per la transizione ecologica in Toscana è Manteco S.p.A. (Mantellassi Compagnia Tessile), fondata nel 1943 a Prato, nel cuore del distretto tessile più grande d’Europa. L’attività dell’azienda inizia riciclando vecchi capi di abbigliamento dismessi e coperte militari ereditate dall’ultima guerra. Oggi è un punto di riferimento per la produzione di tessuti e filati, caratterizzati da altissima qualità oltre a ridotto impatto ambientale.

Manteco risalta come azienda pioniera dell’economia circolare per la sua MWool®, la lana ricavata sia da scarti di lavorazione che da capi pre e post-consumo, secondo i principi del Life Cycle Assessment. Il prodotto viene ottenuto senza l’utilizzo di sostanze chimiche, ma unicamente attraverso la combinazione di fibre riciclate di diverse tonalità. Nella produzione del tessuto Woolten® si risparmiano l’80% di acqua, il 59% di energia e il 79% di CO₂. Inoltre Manteco recupera gli scarti di lavorazione delle aziende e li ricicla per ottenere nuovi filati.

Antico telaio in legno con rocchi di lana

Da Prato a Pistoia: dal distretto tessile a quello vivaistico

Agribios è una cooperativa agricola che recupera e valorizza gli scarti verdi: nata a Chiesina Montalese nel 2017, il 90% dei soci hanno attività vivaistiche con le quali si è avviato un modello virtuoso di economia circolare.

Agribios è un punto di raccolta finalizzato al recupero e alla gestione dei residui vegetali. I benefici per il territorio si possono sintetizzare in: riduzione di scarti verdi nelle discariche; utilizzo dei sottoprodotti in agricoltura; recupero di notevoli quantità di sostanze organiche e terricciato così da contrastare la mineralizzazione dei terreni; minore necessità di ricorrere all’abbruciamento dei residui legnosi; incremento della produzione di energia rinnovabile con la biomassa.

Prendere un caffè da un distributore automatico può rappresentare un atto eco-sostenibile

General Beverage – con sede operativa a Pontremoli (Massa-Carrara) -, azienda leader in Italia nella distribuzione automatizzata di bevande fredde e calde, acqua microfiltrata, alimenti e gelati espresso, ha progettato i suoi distributori in modo da ottenere un effettivo risparmio energetico: ad esempio, il servizio Freebeverage® (distribuzione self service a libero consumo di bevande sfuse e acqua microfiltrata) consente la prevenzione annua di oltre 4.000 tonnellate di rifiuti e di circa 168.000 tonnellate di merce trasportata.

L’azienda rifornisce mense, uffici e alberghi di “Io Plastic Free Bottle”, una bottiglia in acciaio finalizzata a eliminare l’utilizzo di acqua e bevande confezionate. E grazie al progetto io sano® l’azienda produce prodotti alimentari per persone affette da disfagia: un esempio di come la sostenibilità sia un concetto non solo ambientale, ma anche sociale.

Intervista a Francesco Sanapo, artigiano del caffè a Firenze, 3 volte campione italiano di caffetteria, proprietario della Ditta Artigianale

Riciclare è anche un’arte

Davide Dall’Osso e Maria Vittorio Gozio, nel loro Atelier nato a Casole d’Elsa (Si), e poi trasferitosi nella zona industriale di Malacoda, nel comune di Castelfiorentino, utilizzano per l’80%, lo scarto industriale di policarbonato, polimero che può essere riciclato fino a otto volte, cosicché anche gli scarti delle creazioni possano a loro volta entrare in un circuito di riciclo.

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L’Atelier Dall’Osso si è fatto notare in vari contesti internazionali per il suo impegno nei processi di transizione ecologica: dalla texture scenografica realizzata per il Festival di Sanremo 2016, alla progettazione dell’“Albero del cibo” per il padiglione di EXPO Milano 2015, fino alla progettazione e realizzazione dei 650 “Ice floes” per la cerimonia inaugurale delle Paralimpiadi del 2014 a Sochi, in Russia.

Rendere virtuosi i RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche)

I RAEE – fonti di pericoloso inquinamento – devono essere riciclati (e smaltiti) secondo specifiche procedure. Be’, E-Repair, laboratorio con sede a Livorno, fa molto di più: ripara e rigenera le schede elettroniche industriali, riportando a zero ore anche quelle obsolete. Leader del mercato da più di 13 anni, e unico service partner di Siemens per l’Italia, l’azienda ripara anche prodotti in garanzia e fuori garanzia, oppure prodotti fuori produzione.

Tutta questa attenzione al ciclo di vita e alla rigenerazione dei componenti elettronici industriali fa di E-Repair non soltanto un’attività di business, ma anche e soprattutto una vera propria promotrice del concetto di economia circolare.

A sua volta, Sim Green è una realtà aretina che offre ai propri clienti il servizio di ritiro, trasporto, messa a riserva e trattamento finale dei rifiuti elettro-elettronici. È una delle poche aziende in Italia specializzata nel trattamento finale di questi apparati e dei loro componenti: può stoccare fino a 373 tonnellate al giorno di rifiuti elettronici, ed è continuamente impegnata nel campo della ricerca per lo studio di nuove tecnologie per il trattamento dei RAEE.

L’azienda ha la capacità di reimmettere sul mercato delle materie prime/seconde una percentuale di circa il 90% del materiale raccolto, contenendo sensibilmente l’impatto ambientale.

Per approfondire: Quali sono le società benefit toscane?

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Un caso di studio nazionale

Una realtà divenuta un caso di studio nazionale è Sfera Agricola, parco di 13 ettari nel cuore della Maremma grossetana, a Gavorrano. Parliamo della serra idroponica più grande e più avanzata d’Italia, dove si producono ortaggi, come pomodori, cavoli e basilico senza consumare il suolo, senza l’uso di pesticidi (ma con l’uso di insetti utili o molecole naturali), e senza macchinari inquinanti. A differenza delle tecniche tradizionali di coltura, quella idroponica è capace di produrre più verdure utilizzando meno risorse.

I pomodori sono coltivati in dei contenitori dove vengono piantate le radici e da cui passa dell’acqua arricchita con dei nutrienti. Perché crescano anche fuori stagione si utilizzano dei termosifoni posizionati lungo le piantagioni. I prodotti sono tutti a residuo zero, senza la presenza di nichel o cromo. Per il riscaldamento viene utilizzato il truciolato, mentre per l’irrigazione si sfrutta l’acqua piovana, il che permette di risparmiare fino al 97% di acqua rispetto alle colture in campo aperto.

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Foto circuito di Jorge Ramirez su Unsplash | Foto di copertina Johannes Plenio su Unsplash

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Marta Pintus Blogger di TuscanyPeople

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