Tassi Bce e Fed, la doppietta di fine gennaio. Lagarde prepara nuovo taglio, ma il “grande meeting” sarà a marzo

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La prossima settimana le principali banche centrali si ritaglieranno un ruolo da protagonista sui mercati. Il mese di gennaio si chiude, infatti, con un doppio annuncio ravvicinato: prima la Federal Reserve (Fed) con la due giorni del Fomc che culmina il 29 gennaio con l’annuncio sui tassi alle 20 ora italiana; a meno di 24 ore, il 30 gennaio alle 14:15 la decisione ufficiale della Banca centrale europea (Bce).

A una settimana dalla prima riunione 2025, da Davos Christine Lagarde, presidente della Bce, ha lanciato un messaggio importante per i mercati sul fronte tassi.  “La direzione è molto chiara, il ritmo dipenderà dai dati economici, ma in questo momento viene da pensare sicuramente a un movimento graduale”, ha detto Lagarde nel corso di una intervista alla CNBC da Davos, dove è in corso il World economic forum (Wef).

Concentriamoci ora sulle attese per le mosse della Bce. Aspettando il primo meeting dell’anno, gli analisti delle principali case d’affari sono allineati nell’attendersi un nuovo taglio dei tassi (di 25 punti base) il 30 gennaio.

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Tassi Bce: crescente consenso su necessità di ulteriori tagli

Analisti ed economisti concordi nell’attendersi un nuovo taglio dei tassi nella prima riunione del 2025 della Banca centrale europea (Bce) in calendario il prossimo 30 gennaio. Con una sforbiciata di 25 punti base, stessa entità dell’ultimo taglio annunciato a dicembre.

“Al contrario di quanto accaduto a dicembre, la preparazione della riunione della prossima settimana appare relativamente tranquilla, almeno in pubblico. Non sono state espresse opinioni contrastanti sui prossimi passi. Anzi, sembra esserci un crescente consenso sulla necessità di ulteriori tagli dei tassi”, sottolineano da ING rimarcando che “i commenti di ieri della presidente della Bce, Christine Lagarde, suggeriscono che un taglio di 25 punti base la prossima settimana è una scelta ovvia e che il ciclo di tagli dei tassi continuerà”.

Anche il team di analisti di Morgan Stanley indica nel preview odierna “On Autopilot, Direction Neutrall’arrivo di un taglio di 25 punti base, il proseguimento di un “percorso verso la neutralità”, senza alcuna novità in termini di comunicazione nella politica monetaria.

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Per quanto riguarda le prospettive economiche, gli esperti della banca d’affari Usa sottolineano che “nella riunione di gennaio non ci saranno le nuove proiezioni economiche aggiornate, quindi la discussione si concentrerà sugli ultimi dati”. E in tema crescita, si guarda anche alla pubblicazione del Pil del quarto trimestre 2024 che dovrebbe uscire proprio il 30 gennaio e che “potrebbe risultare un po’ inferiore a quanto previsto dalla Bce”. Lato inflazione, aggiungono, sia il dato core sia quello headline del quarto trimestre sono stati inferiori alle attese. Ma il focus si sposterà sui rischi al rialzo derivanti dai prezzi più elevati di petrolio e gas, ma anche dal deprezzamento dell’euro.

Ma per Morgan Stanley il “prossimo grande meeting” sarà quello in agenda a marzo. “Se l’incontro di gennaio ha tutti gli ingredienti per essere un ordinary affair – spiega il broker Usa – quello di marzo potrebbe rivelarsi decisamente più interessante. Per la prima volta, le proiezioni della Bce potrebbero contenere un’analisi sull’impatto delle politiche commerciali degli Stati Uniti”.

Anche Barclays si attende che la Bce prosegua il suo ritmo graduale di allentamento, con un nuovo taglio dei tassi di riferimento di 25 punti base nella riunione di gennaio. Più nel dettaglio, le previsioni degli analisti della banca inglese prevedono “tagli consecutivi di 25 punti base fino a giugno, portando il tasso di riferimento al 2%“, mentre nella seconda parte dell’anno sono attesi due tagli trimestrali di 25 punti base a settembre e dicembre, con un conseguente tasso terminale dell’1,5%.

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Finora le due banche centrali si sono mosse con tempistiche diverse. Ma quali sono le attese per il 2025? “Ci aspettiamo che la Federal Reserve mantenga un orientamento relativamente accomodante, ma che il ritmo con cui procederà a tagliare i tassi sarà più lento rispetto allo scorso anno. Da monitorare sarà l’impatto delle politiche commerciali e fiscali della nuova amministrazione. Sebbene i dettagli relativi ai dazi non siano ancora definiti, riteniamo probabile che, negli Stati Uniti, questi rappresentino un aggiustamento temporaneo dei prezzi, piuttosto che una fonte di inflazione persistente. Ciò dovrebbe consentire alla Fed di focalizzarsi sulle pressioni sottostanti e proseguire con un graduale allentamento monetario, con l’obiettivo di sostenere la crescita nel medio termine”.

Sono di questa idea Eric Winograd e Sandra Rhouma, economisti di AllianceBernstein interpellati da Finanzaonline, che, guardando invece verso Francoforte, si attendono che la Bce proseguirà con politiche monetarie espansive, tagliando i tassi a ogni riunione del primo trimestre e parte del secondo. “L’Eurozona si trova infatti in un contesto più delicato, caratterizzato da una crescita economica più debole rispetto agli Stati Uniti e dall’affacciarsi di potenziali tensioni commerciali internazionali – spiegano -.  Tuttavia, l’inflazione si sta stabilizzando e si prevede che tornerà all’obiettivo nel 2025, offrendo alla Bce margine di manovra per allentare ulteriormente la politica monetaria e tagliare i tassi fino a raggiungere il 2%, prima di rallentare l’allentamento alla ricerca del tasso neutrale”.

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Guardando alle due banche centrali, Gabriel Debach, market analyst di eToro, sottolinea in prima battuta che “un’inflazione che resiste come un fuoco lento in America e in Europa pone nuove incertezze alle due economie“. In particolare, per la zona euro vede però un “futuro nebuloso: un’ombra di stagflazione potrebbe avvolgere il 2025, con crescita debole, inflazione persistente e nuove sfide – dai dazi al rafforzamento del dollaro”.

“Dall’altra parte dell’oceano, gli Stati Uniti si trovano a fare i conti con un’economia che sembra un puledro imbizzarrito”, aggiunge Debach che invita ad analizzare anche i verbali della Fed relativi alla riunione di dicembre pubblicati nelle scorse settimane. Le minute “rivelano un quadro più complesso e incerto rispetto a quanto comunicato nella conferenza stampa. Termini come ‘incertezza’, ‘rischi al rialzo per l’inflazione’ e ‘stallo del processo di disinflazione’ indicano un approccio prudente e sottolineano preoccupazioni che potrebbero non essere state pienamente assorbite dal mercato”.



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