Il nuovo capitalismo politico americano incarnato dal sodalizio tra il presidente e il tecnomiliardario si contrappone, con tutta la sua forza e il suo smisurato potere finanziario, alla democrazia e alle sue regole. Minimizzare la portata di questo fenomeno è un grave errore
Circola l’idea che Elon Musk & co siano ritenuti pericolosi solo da quando sono passati dal campo democratico a quello trumpiano: il solito atteggiamento di “certa sinistra” – espressione missina che a me suona un po’ irritante – che giudica il mondo con le lenti distorte dei suoi pregiudizi: prima del cambio di presidente, alla sinistra quella banda di geni un po’ scapestrati andava benissimo.
E così si chiude la questione, affermando per di più, come fa Federico Rampini sul Corriere di lunedì, che questa benedetta questione del conflitto di interessi sollevata tardivamente contro Musk non ha molto senso, perché si poteva ben applicare a Clinton, che aveva chiamato al governo il capo di Goldman Sachs, o addirittura a Kennedy, che si affiancò il presidente di Ford Mc Namara. Ma quelli erano manager, che hanno smesso di essere tali all’atto della nomina nell’amministrazione, mentre Musk resta saldamente al potere delle aziende di sua proprietà (e che aziende) mentre sta al governo e comanda.
Concentrazione di potere
Siamo in realtà di fronte a qualcosa di nuovo nella storia dal Dopoguerra e minimizzarne la portata è una scelta questa sì ideologica. Biden ne parlava in toni accorati nel suo discorso di commiato, in cui al primo posto fra le sue preoccupazioni ha messo proprio «la pericolosa concentrazione di potere nelle mani di poche persone ultraricche, e le conseguenze pericolose se il loro abuso di potere rimane incontrastato», ed evocava la battaglia contro i Robber Barons, fatta – più di cent’anni fa – non «per punire i ricchi, ma perché i ricchi giochino con le stesse regole degli altri».
Il conflitto con l’oligarchia di internet era stato ingaggiato dall’amministrazione democratica senza aspettare Trump.
Lo stesso Biden, pochi mesi dopo la sua elezione, aveva emesso un executive order presidenziale, per la precisione il numero 14036 del 9 luglio 2021, intitolato alla «Promozione della concorrenza nell’economia americana»: vi si denunciava il fatto che «oggi un piccolo numero di piattaforme internet dominanti usano il loro potere per escludere chi vuole entrare sul mercato, per estrarre profitti di monopolio, e raccogliere informazioni che possono usare a loro vantaggio.
Troppo poche piccole imprese in questa economia dipendono da queste piattaforme, e da pochi mercati online per la loro sopravvivenza. Troppi quotidiani locali hanno chiuso o sono stati ridimensionati in parte per la dominanza delle piattaforme internet nei mercati della pubblicità».
Richiamava quindi l’Attorney General, la Federal Trade Commission e le altre agenzie pubbliche a mettere in atto le iniziative necessarie a stabilire le condizioni di fair competition in diversi settori, fra l’altro con l’impegno del ministero della Difesa – udite udite – di verificare («entro 180 giorni») lo stato della concorrenza nella base industriale della Difesa, incluse «le aree nelle quali la mancanza di concorrenza può essere preoccupante».
Quell’ordine esecutivo non ha avuto alcuna risonanza: i media, inclusi i social, non ne hanno parlato (chissà poi perché), e non ne è nato alcun dibattito. Ma immagino che Musk e colleghi se ne siano accorti e abbiano cominciato allora a fare le loro scelte.
Due visioni del mondo
Quel documento evocava già la divisione fra due visioni del mondo. Che, con Trump, si afferma oggi nelle forme del capitalismo politico, in cui gli oligarchi dell’economia colludono con quelli dei governi nel proprio mutuo interesse (e non è più né capitalismo né democrazia), contrapposto al capitalismo e alla democrazia fondati sul libero mercato, sull’antitrust e sulle regole.
Questa è la linea di frattura, e bisogna dire da che parte si sta. In discussione c’è l’Europa, non solo per i dazi e perché la sua industria è il vaso di coccio fra Usa e Cina.
In discussione è la ragion d’essere dell’Europa di Monti che multa Microsoft nel 2010, e della Commissione che multa Meta nel 2024 per unfair trading conditions. Guardando più lontano, in discussione è nientemeno che la nostra Europa dell’economia sociale di mercato: nata (anche per l’intervento degli Alleati) proprio contro i monopoli tutelati e promossi, il ricordo è sinistro, dal regime nazista in Germania per affermare e consolidare il suo potere.
Il nuovo capitalismo politico americano viene da quei lombi – neanche loro se ne rendono conto – e non dall’intelligenza artificiale. Insomma: è bene che la questione Trump-Musk sia presa sul serio, perché è una cosa nuova nella storia dal Dopoguerra e assai pericolosa.
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