Legge quadro per la ricostruzione, serve prevenzione, Fondazione Inarcassa: No alla struttura centrale di progettazione

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Puntare alla prevenzione, le cui misure costano meno rispetto a quelle utilizzate nel post-calamità per ricostruire. E prevenire lo spopolamento sin da subito, promuovendo lo sviluppo sociale ed economico dei territori colpiti.

Sono alcune delle osservazioni emerse nelle audizioni tenutesi ieri, 21 gennaio, in Commissione Ambiente del Senato nell’ambito dell’esame del Ddl quadro per la ricostruzione post-calamità già approvato alla Camera (qui le maggiori novità contenute nel testo) e finalizzato a regolare il funzionamento della macchina che deve mettersi in moto subito dopo la gestione della fase emergenziale, con l’obiettivo di avere delle regole uniche, pronte per l’uso.

Busia (Anac): le deroghe per i Commissari siano facoltative

«La ricostruzione non dovrebbe solo mirare a ripristinare il vecchio, ma deve anche dare una spinta per l’innovazione nei territori coinvolti che rischiano in molti casi lo spopolamento. Utilizzare i fondi per la ricostruzione anche per spingere l’innovazione e l’attrattività dei territori è estremamente utile. Altrettanto utile creare delle competenze specifiche nelle stazioni appaltanti che si occupano di questi eventi, è utile che queste vengano concentrate in centrali di committenza che via via si specializzano per queste tipologie di procedure. Terzo elemento: è fondamentale che ci sia trasparenza e coinvolgimento della popolazione per avere partecipazione attiva a questi processi così difficili», sono i tre punti fondamentali citate nelle premesse dell’intervento di Giuseppe Busia, presidente dell’Anac, cui fanno seguito alcune osservazioni.

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Secondo il presidente dell’Anticorruzione, «sarebbe importante, che non ci siano deroghe alla digitalizzazione delle procedure contrattuali con collegamento alla piattaforma unica della trasparenza, cui sarebbe importante collegare la piattaforma Rendis». Utile anche far ricorso alla «vigilanza collaborativa con Anac per ridurre il contenzioso e accelerare i tempi». Fondamentale, secondo Busia, «prevedere che le deroghe cui i commissari beneficiano siano facoltative in modo da consentirgli di utilizzare le procedure ordinarie dove opportuno, giacché il nuovo Codice dei contratti già contiene elementi acceleratori». Busia suggerisce anche di prevedere anche per i «lavori privati, in quanto alimentati da risorse pubbliche, la responsabilità solidale in caso di subappalto tra il contraente principale e il subappaltatore, analogamente a quanto avviene in termini di responsabilità solamente per i contratti pubblici». Sarebbe opportuno anche – secondo Busia – «prevedere la revoca del contributo qualora le regole del subappalto non siano rispettate».

Puntare sulla prevenzione

Puntare sulla prevenzione è un tema su cui insistono: la Rete delle professioni tecniche e Fondazione Inarcassa per bocca dei rispettivi presidenti Armando Zambrano e Andrea De Maio. Il Ddl quadro potrebbe essere un’occasione per avviare un cambio di rotta e puntare su misure di prevenzione. De Maio ricorda che oltre ai costi di ricostruzione si bisogna mettere in conto le ricadute in termini di perdita di Pil, di spopolamento e di rallentamento dell’economia dei territori colpiti. Altrettanto importante per De Maio «porre attenzione all’analisi delle esigenze da definire a livello sovracomunale, tenendo conto delle dinamiche demografiche, per individuare gli interventi più importanti, quelli necessari e prioritari nell’ottica della migliore allocazione delle risorse pubbliche».

La prevenzione è fondamentale anche per Armando Zambrano che guida la Rtp, tanto che il documento depositato in occasione dell’audizione propone un articolato per definire un piano nazionale di prevenzione sismica. Ma oltre alla prevenzione, bisogna costruire meglio e in sicurezza. Ed allora sarebbe auspicabile secondo il presidente della Rto prevedere una «ricognizione dei territori dal punto di vista idrogeologico, geotecnico e geologico prima della ricostruzione in modo da dare lo spunto ad una ricostruzione che sia sicura».

Ancora più convincenti le parole di Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: «La ricostruzione – afferma – deve contenere anche una chiara azione di prevenzione e di mitigazione del rischio. L’Italia è soggetta a 20-25 terremoti di magnitudo superiore a 5.5 al secolo, il ché significa che per l’edilizia residenziale, molto vulnerabile in Italia, una magnitudo di questo tipo è in grado di generare vittime e danni, quindi è evidente che dobbiamo aspettarci il prossimo terremoto e prepararci perché ci saranno sempre nuove emergenze sismiche in Italia. Da troppo tempo non abbiamo eruzioni in aree abitate, anche questa deve essere considerata come una possibile emergenza e calamità da valutare. Per non parlare degli eventi estremi meteo che saranno inevitabilmente più frequenti e intensi».

De Maio (Fondazione Inarcassa): No secco alla struttura centrale per la progettazione

Il presidente della Fondazione Inarcassa suggerisce di: rafforzare la capacità operativa degli uffici della ricostruzione con professionisti esterni adeguatamente formati che potrebbero fornire un importante supporto; prevedere nei piani attuativi per la ricostruzione l’obbligo di utilizzare tecnologie innovative come gli isolatori sismici; prevedere la presenza dei professionisti anche nei processi di ascolto della popolazione.

Dopo le proposte, De Maio si schiera contro il comma 6 dell’articolo 14, che «permette al commissario di avvalersi della struttura centrale della progettazione. Non è corretto – sottolinea il presidente della Fondazione Inarcassa -: occorre insistere su un concreto processo di semplificazione delle procedure finalizzate ad attivare programmi di ricostruzione ed è necessario che lo Stato sia un garante del processo di ricostruzione, ma che non intervenga attraverso delle strutture statali nel processo costruttivo che deve essere invece lasciato all’economia di mercato, alle strutture dei liberi professionisti, alle loro strutture aggregate di piccola e media dimensione. Se si ricorre alle strutture centrali di progettazione che sono collocate lontano dai territori, non si favorisce l’economia sociale e di mercato, non si favorisce la rinascita dell’economia di quei territori».

Massimiliano Musmeci (Ance): Servono norme ad hoc per terre e rocce da scavo

Massimiliano Musmeci, direttore generale dell’Associazione nazionale costruttori edili si sofferma sul delicato nodo dei rifiuti, «Bisognerebbe – dice – prevedere incrementi dei limiti quantitativi massimi degli impianti di recupero, in deroga a quanto stabilito dai relativi atti autorizzatori. La fase di ricostruzione prevede grandi quantità di materiali, per cui l’introduzione di una deroga ai limiti in maniera stabile favorirebbe queste fasi».

«Manca – sottolinea – una disciplina che riguardi la gestione delle rocce e terre da scavo, questo è dovuto al fatto che nel Dpr 120 del 2017 non è prevista una procedura ad hoc per le situazioni di emergenza, e quindi di ricostruzione, mentre il testo precedente di riferimento, il Dm 161 del 2012, aveva questa previsione. Per cui a nostro avviso sarebbe utile la reintroduzione di una specifica disciplina con riferimento alle tempistiche delle comunicazioni sia in merito agli obblighi di individuazione dei siti che di conferimento».

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