“Il rock è ancora capace di fare politica”

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La band ha raccolto i brani che girano intorno al tema. Le parole del leader Bruco: “La musica può essere uno strumento utile di divulgazione di valori”

Ci vuole coraggio a guardare in faccia la realtà e a parlare delle stragi e delle emergenze vere, reali: non gli sbarchi, non la sicurezza ma i suicidi in carcere, la carneficina delle morti bianche. Si fa coraggio e incoraggia MACTE ANIMO! il nuovo disco di SOS – Save Our Souls (SA Project/Believe) che sulla scorta di un’esperienza ultratrentennale hanno pubblicato un disco-raccolta di brani che girano intorno al tema delle morti sul lavoro. Secondo i dati dell’Osservatorio di Bologna, il 2024 è stato un anno nero: 1.481 vittime sul lavoro. Gabriele Raimondo, di origini campane, ieri è rimasto schiacciato da un macchinario nell’azienda poligrafica in cui lavorava a Santa Sabina, in provincia di Perugia. Aveva 32 anni. È una strage a cadenza continua e costante.

Attivi dal 1993, fondati da un’idea di Marco Daniele Ferri, in arte Bruco, gli SOS hanno pubblicato il primo album nel 1994. Hanno vinto il concorso RockTargato Italia nel 1995, finalisti a Sanremo Rock nel 2000, Bruco stesso ha vinto da solista Sanremo Rock con il suo progetto Z-80. Hanno intrecciato alla loro attività in studio e live un forte interesse per l’impegno sociale. Sicurezza sul lavoro, sicurezza stradale. È stato proprio entrando in macchina una mattina che a Bruco è venuta l’idea per un album. “Una notifica, un messaggio o il solo pensiero di controllare le mail, mi portava ad avere in mano il cellulare mentre ero alla guida. Un giorno in una strada cittadina, convinto che la bassa velocità fosse un riparo, ho rischiato di investire dei pedoni che attraversavano le strisce pedonali”.

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Il brano Ancora vivere riguarda proprio questa onnipresenza, il pericolo di guidare con uno smartphone in mano. “Abbiamo avuto la possibilità grazie alla Fondazione LHS di scoprire un mondo di persone straordinarie che ogni giorno provano a contribuire alla diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e nella vita di tutti i giorni. Ci siamo convinti che, oltre alla formazione, alle norme e ai controlli, la musica potesse essere uno strumento utile di divulgazione di valori”. Secondo i dati dell’Osservatorio di Bologna, delle morti bianche del 2024, 1.055 si sono consumate sul posto di lavoro, il resto in itinere, nel tragitto casa-lavoro e viceversa.

“La musica è diventata principalmente intrattenimento. La percezione è che ci sia poco spazio per la musica che non celebri ricchezza, superficialità e la volgarità gratuita – dice a L’Unità Bruco – Viviamo un periodo dove più che studiare e crescere come musicista, devi diventare uno pseudo artista influencer utilizzato per vendere vestiti ed oggetti di lusso. La musica rock è quella che maggiormente ci rappresenta perché realizzata da persone che suonano insieme, si confrontano, vivono il presente insieme ascoltando gli artisti del passato con rispetto e come fonte di ispirazione. La musica rock si lascia influenzare da altri generi musicali e da lì nascono poi sottogeneri in grado di rappresentare periodi e produrre importanti critiche sociali e politiche”.

L’album viaggia dritto per dritto, senza troppi complimenti. Ricorda i Negrita più duri, ha sfumature hard rock, quasi heavy a tratti. Con gli occhi aperti è l’inedito che apre l’album, sulla consapevolezza di quanta differenza può fare la prevenzione. A chiudere – a sorpresa – una canzone dedicata a Marco Pantani. “Il Pirata è riuscito ad appassionare al ciclismo tante persone che ancora oggi lo ricordano con grande affetto al di là di tutto. Come non ricordare il suo percorso fatto di incidenti per poi arrivare a vincere il Giro e il Tour. Per lui abbiamo gioito e per lui abbiamo sofferto. La canzone, nata con la collaborazione dell’amico e appassionato delle due ruote Angelo Mangili, parla di passione, impegno e fatica per raggiungere la vetta e magari il meritato successo al traguardo”.

In Sono Colpevole, si canta del senso di colpa, di inadeguatezza, del sentimento di condanna che ci autoinfliggiamo anche quando la vita capita e non c’è necessariamente un responsabile. “Sono colpevole, perché più fragile”, versi che “rappresentano quello che ho provato per molto tempo -spiega Bruco – Uno stato di quotidiano malessere e depressione che ingigantiva la percezione dei problemi che avevo da affrontare e che mi faceva rinchiudere in me stesso ed allontanare le persone a cui volevo bene. Chiaramente cercavo rifugio sui social (altro tema più che attuale, ndr) pensando che quel mondo virtuale potesse aiutarmi ma non era così, mi creava ancora più ansia ed aumentava il mio senso di colpevolezza ed inadeguatezza. C’è voluto impegno e cinque anni di psicoterapia per trovare un equilibrio e una presa di coscienza che i momenti difficili ci saranno e solo con coraggio, come titola il nostro album, possono essere affrontati e superati senza inutili sensi di colpa”.



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