ecco le prime mosse del nuovo presidente

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Donald Trump ha avviato il suo mandato con una raffica di ordini esecutivi che promettono di stravolgere gli Stati Uniti. Immigrazione, diritti civili, ambiente ed economia sono le tematiche al centro della discussione. «Diversi provvedimenti erano attesi, ma alcune decisioni sono inaspettate e preoccupanti: la riorganizzazione della pubblica amministrazione, ad esempio, rischia di compromettere l’imparzialità dello Stato», avverte Gregory Alegi, storico ed esperto di politica americana.

La scelta di firmare numerosi decreti fin dal primo giorno riflette una strategia chiara: Trump vuole dare un segnale forte e immediato, dimostrando di essere pronto a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Tra le misure più controverse, l’uscita dall’ Accordo di Parigi sul clima rappresenta un passo indietro nella lotta al riscaldamento globale, con gli Stati Uniti che abbandonano il ruolo di Paese guida che ha avuto in passato.

Il ritorno della pena di morte a livello federale riapre un tema ancor più diviso, riportando alla ribalta questioni etiche e legali. Ancora più dibattuta è l’abolizione dello ius soli, che cancella il diritto alla cittadinanza automatica per chi nasce sul suolo americano. Questa misura ha già scatenato l’opposizione legale di diciotto Stati democratici, che considerano il provvedimento incostituzionale.

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«I presidenti sono potenti, ma Lui non è un re. Non può riscrivere la Costituzione con un colpo di penna», ha dichiarato Matthew J. Platkin, procuratore generale del New Jersey, che guida il ricorso contro l’abolizione dello ius soli. Platkin sottolinea come queste decisioni debbano passare attraverso il Congresso e non possano essere imposte dall’alto, evidenziando i limiti del potere presidenziale.

L’agenda di Trump sull’immigrazione prevede il rimpatrio di migliaia di immigrati irregolari. Un obiettivo che, secondo Alegi, «sarà difficile da realizzare senza accordi con i Paesi di origine o con Stati disposti ad accoglierli». Molti dettagli operativi non sono ancora stati chiariti, così come per altre iniziative della nuova amministrazione. Un altro tema caldo riguarda il diritto all’aborto: come dichiarato in campagna elettorale da diversi esponenti repubblicani, questo diritto per le donne è a rischio.

Per quanto riguarda i diritti civili, Trump ha affermato che negli Stati Uniti esistono solo «due generi, maschile e femminile». Al momento non sono chiari i provvedimenti specifici che verranno adottati contro la comunità LGBTQ+, ma la dichiarazione ha già scatenato proteste e preoccupazioni.

Durante la cerimonia di insediamento, erano presenti i vertici delle principali aziende tecnologiche, da Jeff Bezos di Amazon a Mark Zuckerberg di Meta. Secondo Gregory Alegi, «Non è sorprendente. Questi colossi tecnologici non vogliono opporsi a un presidente come Trump, noto per essere vendicativo, soprattutto in un momento in cui gli Stati Uniti puntano sulle alte tecnologie». Tuttavia, l’evento è sembrato esclusivo per i miliardari, lontano dai problemi quotidiani degli elettori di Trump, che si trovano distanti dai centri del potere economico.

Tra le prime mosse sul campo tecnologico, Trump ha annunciato un progetto ambizioso per il settore: “Stargate”, un piano industriale che prevede un investimento iniziale di 100 miliardi di dollari, con l’obiettivo di raggiungere i 500 miliardi nei prossimi quattro anni. Il fine è quello di garantire il predominio degli Stati Uniti nelle tecnologie avanzate. Accanto a questo, Trump ha sollevato l’idea di raddoppiare le tasse per le aziende straniere operanti negli Stati Uniti, accusandole di trattare in modo «discriminatorio» le multinazionali americane. Queste mosse riflettono un forte orientamento verso il rafforzamento dell’industria tecnologica nazionale, ma potrebbero anche portare a nuove sfide nelle relazioni internazionali e nel commercio globale.

Nonostante il controllo repubblicano di Camera e Senato, Donald Trump potrebbe incontrare ostacoli nel portare avanti il suo programma. «La situazione è più delicata di quanto sembri», avverte Alegi. «Alla Camera dei Rappresentanti, la maggioranza del partito repubblicano è di un solo seggio. Questo rende le leggi più radicali difficili da approvare, perché basterebbe poco per metterlo in difficoltà. Con le elezioni di medio termine nel 2026, trovare una maggioranza compatta per sostenere misure come i tagli al welfare e alla sanità sarà complicato».





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