Von der Leyen dimentica le zavorre di Bruxelles

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Le regole di ingaggio stanno cambiando“. Dunque l’Europadeve cambiare marcia“. Che sia la volta buona. Ursula von der Leyen sceglie il forum economico mondiale di Davos dare una scossa al Vecchio Continente, ormai relegato al ruolo di spettatore in un contesto internazionale in cui a dettare le regole del gioco ormai più gli altri. L’America, la Cina, le superpotenze industriali e tecnologiche. All’Europa serve un cambio di passo e la presidente della Commissione Ue dalla Svizzera assicura di essersi già mossa in questa direzione: “Per questo ho chiesto a Draghi una relazione sulla competitività Ue. Su questa base, la prossima settimana la Commissione presenterà la nostra tabella di marcia“.

L’ordine mondiale cooperativo che abbiamo immaginato 25 anni fa non si è trasformato in realtà. Al contrario, siamo siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica. Dall’IA alle tecnologie pulite, dall’Artico al Mar Cinese Meridionale: la gara è aperta“, ha sottolineato Von Der Leyen, tornata sulle scene dopo una convalescenza dovuta a una polmonite. Nel suo intervento al meeting di Davos, la presidente della Commissione Ue ha passato in rassegna i principali temi economici, offrendo una analisi lucida della situazione. Sulla carta, l’alta rappresentante di Bruxelles non si è risparmiata nel prospettare le traiettorie di cambiamento, eppure sul fronte politico si faticano a immaginare le concrete ricadute di certi buoni propositi.

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Le regole di ingaggio tra le potenze globali stanno cambiando. Non dovremmo dare nulla per scontato. E mentre ad alcuni in Europa potrebbe non piacere questa nuova realtà, siamo pronti ad affrontarla“, ha detto Ursula, attribuendo al Vecchio Continente una forte capacità di resilienza. “I nostri valori – ha quindi aggiunto – non cambiano. Ma per difendere questi valori in un mondo che cambia, dobbiamo cambiare il nostro modo di agire. Dobbiamo cercare nuove opportunità ovunque si presentino. Questo è il momento di impegnarci oltre i blocchi e i tabù. E l’Europa è pronta per il cambiamento“. Analisi corretta. Il punto è che negli ultimi decenni l’Ue ha perso molti dei treni sui quali viaggiavano il progresso e la crescita, preferendo invece aggrapparsi a certe zavorre ideologiche (come l’oltranzismo ecologico) ulteriormente appesantite da quei tabù che ora Von der Leyen giustamente biasima.

E qui il punto è nuovamente politico: per attuate il cambiamento prospettato, l’Ue ha infatti bisogno di una linea politica coraggiosa che al momento non è in realtà così marcata. Anzi, all’indomani del voto europeo del giugno scorso c’era chi a Bruxelles tremava alla sola idea che dall’agenda Ue potessero essere tolti alcuni capisaldi come quelli green dell’era Timmermans. Dal meeting di Davos, ora Von der Leyen parla di “piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività“, spiegando che l’obiettivo “sarà superare le carenze di competenze e di manodopera e ridurre la burocrazia“. Intanto, però, l’Europa continua a soffrire per la crisi dell’automotive, settore che richiamava le eccellenze della manodopera e dello sviluppo industriale.

E mentre Ursula prospetta dalla Svizzera un cambiamento concreto, a Strasburgo va in scena l’esatto contrario con un tiro al bersaglio a Elon Musk e alle sue tecnologie, emblema di un progresso che ha raggiunto livelli tali da risultare al momento ineguagliabile. “Musk è un pericolo per la democrazia e l’Europa non può balbettare, va applicato il Digital Services Act“, ha dichiarato l’eurodeputato Pd, Sandro Ruotolo, durante l’odierno dibattito nell’aula plenaria. Secondo l’esponente politico italiano, Musk rappresenterebbe il “tecno-populismo“. “Non è accettabile – ha proseguito Ruotolo – che attraverso la piattaforma X, il signor Musk interferisca negli affari interni degli Stati membri dell’Europa, sparga odio, disinformi.

I giganti dei social media si sono schierati con le loro piattaforme per la destra americana mentre Meta ha recentemente sdoganato le fake news. Perciò dobbiamo sapere se la piattaforma X ha violato il Digital services act. Dobbiamo batterci per una sovranità digitale europea. Solo così potremo difendere le nostre democrazie“.



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