Una nuova tecnica di mappatura svela anomalie profonde all’interno del mantello, in luoghi dove non dovrebbero trovarsi.
Nuova luce sull’interno della Terra
Un team di ricercatori ha individuato strutture anomale, potenzialmente antichi frammenti di crosta terrestre, nascoste nelle profondità del mantello terrestre.
Questo risultato è stato ottenuto grazie a un’innovativa tecnica di imaging sismico, che permette di ricostruire immagini tridimensionali del sottosuolo studiando come le onde sismiche generate dai terremoti si propagano nel pianeta.
I nuovi dati, pubblicati il 4 novembre 2024 sulla rivista Scientific Reports, rivelano la presenza di numerosi “blob” che assomigliano a frammenti di crosta subdotta, ossia sezioni della crosta terrestre trascinate verso il basso attraverso le zone di subduzione, dove le placche tettoniche si scontrano.
Sorprendentemente, alcune di queste anomalie sono state localizzate in aree prive di evidenze di attività tettonica, sollevando nuove domande sulla loro origine.
Cosa sappiamo delle “terre sommerse”
Le zone di subduzione sono generalmente considerate i luoghi chiave per la formazione delle croste sommerse.
Qui, le placche oceaniche vengono spinte sotto quelle continentali, sprofondando nel mantello.
In precedenza, i ricercatori avevano identificato frammenti di questo tipo in aree specifiche, come sotto l’Isola di Pasqua, dove una sezione di crosta oceanica è stata trovata a grande profondità.
Le nuove anomalie, tuttavia, si discostano da questo schema tradizionale. Secondo Thomas Schouten, dottorando presso l’Istituto di Geologia dell’ETH di Zurigo, questi frammenti sono stati individuati “ovunque nel mantello terrestre”, comprese regioni come il Pacifico occidentale, dove non sono mai state documentate collisioni o movimenti tettonici significativi.
Possibili spiegazioni scientifiche
Il mistero delle anomalie ha dato vita a diverse ipotesi scientifiche. Una possibilità è che questi frammenti rappresentino residui della crosta primordiale, formatisi durante le prime fasi di sviluppo del mantello, circa 4 miliardi di anni fa.
Un’altra teoria suggerisce che si tratti di materiali densi, simili alla crosta, ma generati direttamente all’interno del mantello nel corso di centinaia di milioni di anni.
“Non sappiamo esattamente cosa siano,” ha ammesso Schouten. “Al momento, abbiamo solo una visione parziale della loro natura e della loro origine.”
Le caratteristiche fisiche di queste strutture, come dimensioni, forma e composizione, non sono ancora state chiarite.
L’imaging sismico ad alta risoluzione, che ha permesso la loro scoperta, offre solo una rappresentazione preliminare, lasciando aperta la strada a ulteriori indagini.
Implicazioni per la comprensione del pianeta
Questa scoperta solleva importanti domande sulla dinamica del mantello terrestre e sull’evoluzione della crosta. Se le anomalie fossero effettivamente frammenti di crosta primordiale, potrebbero rappresentare una testimonianza diretta della storia antica della Terra.
Al contrario, se si trattasse di materiale generato più recentemente, sarebbe necessario rivedere le attuali teorie sulla formazione e il movimento dei materiali all’interno del mantello.
Un aspetto particolarmente interessante è il fatto che queste anomalie si trovino in posizioni inaspettate.
Questo potrebbe indicare la presenza di processi geologici non ancora compresi o la necessità di aggiornare le nostre conoscenze sui meccanismi che regolano il ciclo interno della crosta terrestre.
Prospettive future
La scoperta apre nuove prospettive per la ricerca geologica e la comprensione della struttura interna del pianeta.
I prossimi passi includeranno lo studio approfondito di queste anomalie utilizzando tecniche complementari, come la modellizzazione computazionale e l’analisi di campioni di materiali provenienti da altre parti del mantello.
Inoltre, sarà fondamentale confrontare queste osservazioni con dati storici e con modelli teorici, per valutare se le attuali interpretazioni del ciclo delle placche tettoniche e della subduzione siano sufficienti a spiegare i fenomeni osservati.
L’enigma dei “blob” nel mantello terrestre rappresenta una nuova sfida per la comunità scientifica, offrendo l’opportunità di approfondire le dinamiche interne della Terra e di fare luce su processi che potrebbero aver plasmato il nostro pianeta fin dalle sue origini.
Fonte: https://www.facebook.com/share/1AAN1DJuqW/?mibextid=wwXIfr
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